mercoledì 26 novembre 2008

FELICITA



1) Sono molti i motivi oggi per i quali essere felici. Una telefonata bella e inaspettata di prima mattina; l'alba con un sole semplicemente meraviglioso; le cime delle Dolomiti che contrastando col nitore di un cielo blu cobalto rivelano le loro cime innevate (ed intanto le ciaspe sono pronte...vero Silvano?); un sms inviatomi da 3 cari amici che, per allenarsi all'ascesa al K2, stanotte se ne son rimasti sulla vetta del Monte Rosa a -38 (che la forza sia con voi!); la speranza che, nonostante i pesantissimi tagli al bilancio, nel 2009 si avvii la vera campagna di scavi archeologici della nostra abbazia di sant'Ilario a Dogaletto. Ma anche il fatto che oggi comincia il workshop di danza con il bravissimo Michele Abbondanza (protagonista in Teatro Villa dei Leoni, venerdi sera, con Antonella Bertoni di Polis). E' stato un successo incredibile di partecipanti che ci ha sorpreso tutti (grazie all'ottimo Giacomo Cirella, vicepresidente di Arteven). Ma è anche segno di grande ottimismo pensare che ci sono tanti giovani che credono nell'arte, che vogliono fare dell'arte una professione, che si sentono liberi solo nel momento in cui possono realizzare i loro sogni. Ed è dovere fondamentale, io penso, di una Amministrazione Pubblica aiutarli a vivere questo loro sogno. Grazie ragazzi e...che la forza sia con voi!

2) Che c'entra? Dunque, la notizia del giorno (consideriamola tale va là) è che Antonio Gramsci, in punto di morte, ricevette i sacramenti. Embè? Credo che il momento della morte sia l'unico istante in cui davvero si è quel che si è, senza maschere, fraintendimenti. Nudi ed essenziali, insomma. E, io penso, se perfino il figlio di Dio che era anche figlio dell'uomo ha avuto paura della morte al punto da avvertire il senso profondo dell'abbandonarsi totalmente a Dio, cosa ci sarebbe di così strano se anche il fondatore del PCI avesse assunto questa scelta? Cambia forse qualcosa, la notizia di questa sorta di conversione (se davvero di questo si tratta) rispetto alla storia pesonale, politica ed intellettuale che una volta ebbe a dire

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

Che la forza sia con voi!



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martedì 25 novembre 2008

IN MORTE DI UN'AMICA

Ho sempre professato il mio essere cattolico di confine. Entrato di sguincio nella fede adulta dopo che essa, durante l'infanzia e l'adolescenza, si traduceva in atti meramente fideistici, assunti più per tradizione familiare che per altro. Ciò si traduce in una mia naturale diffidenza e/o incredulità rispetto ai tanti fenomeni di devozione popolare. In particolare rispetto ai luoghi oggetto di numerosi e popolatissimi pellegrinaggi. Luoghi diventati essi stessi "strumenti" di culto per via di apparizioni, miracoli e così via. Non son mai stato, ad esempio, a Lourdes semplicemente perché non ne avverto la necessità. E' vero: l'anno prossimo con l'amico Graziano vorremmo fare, in bici, il Cammino di Santiago ma lo si fa per entrare in una dimensione altra dove la lentezza della pedalata (almeno questo è il patto che ho fatto con lui..adelante ma con jiuicio), il vivere in maniera frugale, l'apprezzare le piccole cose diventano elementi imprescindibili di una grande esperienza umana. Spesso con un carissimo amico (oltre che collega), non credente, discutiamo attorno al tema se la fede è un dono. Ovvio che, secondo la lectio paolini, dovrei dire di sì. E però mi torna spesso in mente una affermazione di Massimo Cacciari secondo il quale chi crede è colui che si interroga non colui che ha risposte. Ed io di domande ne ho molte, moltissime. E invidio che vive la propria fede in maniera serena. Anche, e soprattutto, nei momenti decisivi della vita quotidiana. Ieri ho appreso la brutale notizia della morte di una mia amica: 38 anni, da mesi viveva immobilizzata a letto per via di un cancro che si era diffuso al suo apparato scheletrico. Lei a Lourdes ci era andata tante e tante volte, sempre come volontaria. E ogni volta che rientrava a casa spiegava a chi le stava accanto di aver ricevuta serenità, calma interiore. Anche la settimana scorsa, nel corso di una telefonata con una sua amica, confidava questo stato d'animo. Forse davvero essere donne e uomini di fede significa dimostrarlo proprio in questi momenti...
Che la forza sia con voi e....ti sia lieve la terra.


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lunedì 24 novembre 2008

ARGO




Devo dire che Facebook è uno strumento davvero interessante. In pochi giorni ho reincontrato vecchi amici, persone di cui avevo perso traccia. E appena ritrovati è come se non fosse passato nemmeno un giorno dal nostro ultimo incontro. Ho ad esempio ritrovato vecchi compagni di Liceo, un mio carissimo amico - Marco - la cui amicizia era proseguita fin all'Università. E anche Alessandro. Alessandro l'ho conosciuto alcuni anni fa quando mi iscrissi al corso di archeologia subacquea che l'Università Cà Foscari organizzava con il gruppo ARGO di cui Ale è uno dei responsabili. Anche nel gennaio 2009 Argo e Clodia organizzano il consueto CORSO DI SPECIALITÀ IN ARCHEOLOGIA SUBACQUEA - LIVELLO BASE (ARC1) ACDCI-CMAS. Si tratta di un corso intensivo che occupa alcuni fine settimana in cui si alternano lezioni teoriche (che vanno dal rilevamento di un sito archeologico subacqueo a tecniche di prospezione a nozioni di legislazione dei beni culturali) a lezioni pratiche. Per iscrivervi o ricevere altre informazioni cliccate sul sito dell'Archeosub che trovate alla vostra destra.
Per saperne di più guardate questo video:





P.S. Che dire? Inter - Juventus: 1-0 meglio di cosi...
Che la forza sia con voi!

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sabato 22 novembre 2008

MAH

Usa, si uccide in diretta tv online
Lo vedono 1.500 persone, aveva 19 anni

Un 19enne americano si è tolto la vita in diretta tv su internet a Broward County (Florida). Il ragazzo, che aveva un account su un sito di social network che consente di trasmettere online propri video, si è suicidato con una grossa quantità di farmaci davanti a 1.500 persone. Molti pensavano a uno scherzo ma, dopo aver visto il giovane per ore immobile sul letto, hanno chiamato la polizia che è arrivata troppo tardi.
Gli agenti che hanno sfondato la porta della sua casa lo hanno trovato morto sul letto, con il video ancora acceso. La webcam, ancora attiva, ha mostrato le immagini dei quattro poliziotti che entravano nella stanza e gli sentivano il polso. Poi, tutto buio. Il medico legale della contea ha confermato il decesso, e la polizia ha aperto un'inchiesta.Abraham K. Biggs aveva annunciato l'intenzione di uccidersi con un messaggio su un forum online, e aveva lasciato un'altra nota sul sito bodybuilding.com che frequentava.Il suo pseudonimo su Justin.tv era "Feel like Ecstasy" ("Mi sento come l'ecstasy"). Aveva spiegato come si sarebbe suicidato, fornendo i dettagli delle droghe che avrebbe preso. "Sono uno str... - aveva scritto - ho deluso e mi sento che non posso migliorare. Amo una ragazza e so che non sono alla sua altezza". Molti avevano risposto al suo "post" con insulti e lo avevano invitato a mettere in pratica quello che annunciava. Dopo la tragedia, molti internauti hanno cancellato i loro messaggi offensivi. "Ci dispiace che questo sia avvenuto e rispettiamo la privacy di chi ha inviato il video e della sua famiglia", ha commentato l'amministratore delegato di Justin.tv, Michael Seibel, annunciando la rimozione del video dal sito.La morte dell'adolescente fa tornare alla mente quella del britannico Kevin Whitrick, che si è ucciso di fronte a una webcam qualche tempo fa.
(da TGCOM)





Questi gli appuntamenti del week end...

stasera, alle 21, in Teatro: Roberto Vacca e Piero Leveratto, Letteraria;

stasera, alle 20,30, stadio Meazza di Milano: Inter vs. Juventus (sperem ben)

domani, alle 10, in Teatro: premiazione concorso indetto dalla Banca del Veneziano;

domani, alle 11, Chiesa parrocchiale S. Maria Maddalena: Virgo Fidelis

domani,alle 16, a Malcontenta presso il Teatro parrocchiale: Teatro amatoriale.

Che la forza sia con voi!

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venerdì 21 novembre 2008

SULLE DONNE


Vi segnalo questa interessante iniziativa che è stata organzizata dal gruppo consiliare del Partito Democratico di Mira: Le donne parlano delle donne. Si svolgerà lunedi 24 novembre (vigilia della giornata nazionale contro le violenze alle donne) alle 20,30 nella sala consiliare. Interverranno:

la senatrice Franca Donaggio, già sottosegretario al Welfare nel governo Prodi;

Federica Pilon, Vicepresidentre del Consiglio Comunale di Mira;

la dottoressa Raffaella Casagrande, psicoterapeuta;

l'avvocatessa Federica Santinon, avvocato del foro di Venezia.

Modera: Elisa Carlin, Presidente della Commissione Consiliare alle Pari Opportunità.

Su facebook vi segnalo il gruppo: No violenza alle donne che ha già raggiunto i 955 membri (fra i quali anche il sottoscritto, Paolo Giaretta, Andrea Causin, Silvia Vianello). Questa la nota pubblicata nei giorni scorsi:



IL SILENZIO DELLE INNOCENTI


Il dolore dentro, acuto come una lama di coltello. La paura dentro, che ti blocca ogni flusso di vita, come una freccia al curaro. La rabbia dell'impotenza dentro, che t'impregna come la sabbia beve l'onda del mare. Il terrore degli occhi dentro, impresso come una fotografia indistruttibile. Tutto è murato dentro di te e il ricordo di quello che ti è raccaduto ti accompagnerà sempre, impedendoti di vivere serena. E come potresti? La tua vita è finita quel giorno, in quello stesso attimo in cui hai provato quelle sensazioni: dolore, paura, rabbia ed infine vergogna e senso di colpa. Violentata ancora, violentata anche da te stessa, perché forse potevi evitarlo, e non l'hai fatto; perché avresti dovuto reagire, e non l'hai fatto, o ancora forse perché l'hai provocato e questo pensiero ti tormenta, credendo in cuor tuo di averlo fatto. Sei morta quel giorno e non riesci a sopportare di continuare a vivere portandoti ancora addosso l'odore del tuo violentatore. Il tuo corpo ti costringe a vivere, nonostante tutto; le tue labbra sorridono, nonostante tutto, e le tue mani accarezzano, nonostante tutto, ma dentro di te sai che qualcosa è cambiato, che non sarai mai più la stessa e che mai più ritornerai ad essere quella di prima. Seppellisci il dolore e il male che ti hanno inflitto nel tuo sarcofago, colorandolo come gli egizi d'oro e di blu, ma per te i colori non esistoo più. Fingi di vivere, interpretando i ruoli che la vita, di volta in volta, t'mpone: figlia, moglie, madre. Reciti una parte puntando all'Oscar, impegnando tutta te stessa per dimenticare. A volte ci riesci, a volte no. L'onda del dolore ti travolge, soffocandoti nelle sue spire. Basta un nulla per infrangere il delicato cristallo che ti separa dal passato: una scena violenta in un film, la mano del tuo uomo un po' più pesante, a volte è sufficiente un respiro per far crollare quella sottile lastra. Allora ti chiudi in un angolo della casa e cominci a piangere, a piangere e a piangere ancora, anche se credevi di non avere più lacrime, anche se ti eri promessa di non farlo più, anche se avevi cercato di congelare dentro di te il dolore con la speranza di non farlo più tornare a galla. ma lui, inesorabile e spietato, ritorna, riaffiorando come un pesce morto in uno stagno, inabissandoti, ancora una volta, nel baratro del silenzio.


Che la forza sia con voi!



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giovedì 20 novembre 2008

CHE DIRE?

Da Italians by Beppe Severgnini (che è anche grande tifoso interista!)
Atenei, la lettera del prof. Santo Illecito

Non abbiamo ricevuto, ma avremmo volentieri pubblicato.
Spettabile Redazione,chi Vi scrive è il Chiar.mo Prof. Santo Illecito, indegno titolare della Cattedra di Ungulopatia presso l'Università degli Studi "Condonò I". Ci è gradita l'occasione di ricordarVi l'esistenza di "Condonò II", istituita per facilitare la chiamata in cattedra di Nostra moglie, prof.ssa Sara Trovato Illecito.E' con sommo dispiacere e viva indignazione che intendiamo denunciare l'atteggiamento del mondo giornalistico, ivi compresa la Vostra testata. In questi giorni la gogna mediatica s'è abbattuta sull'Accademia, e Noi intendiamo protestare con vigore. Cos'è questo blaterare sull'"università truccata"? Niente trucchi. Vivaddio, nel mondo accademico avviene tutto alla luce del sole! Chi non vede, dev'esser cieco. E' pertanto offensivo considerare il termine "baroni" come l'accrescitivo di "bari". Noi non imbrogliamo! Noi cooptiamo gli allievi migliori, e li avviamo, compiuti i 50 anni, sulla strada accademica. Se sono parenti, tanto meglio. Certo, alcune cautele sono necessarie; ma siamo uomini di mondo. Della commissione d'esame faranno parte gli amici Prof. Primo A. Vanvera e Prof. Secondo Luivabene ai quali, ovviamente, restituiremo il favore alla prima occasione. Tutto ciò per aggirare l'art. 5 comma 2 D.lgs 1172/48, che vieta ai membri della Commissione di aver relazioni di parentela o affinità, entro il 4° grado incluso, con i candidati.Come? Volete sapere quale criterio è stato seguito nel concorso per un (1) posto di ricercatore, vinto dalla dott.ssa Antonella Penombra (anni 29), dopo il ritiro degli altri candidati, amichevolmente minacciati? Be', la signorina Nella Penombra ha mostrato grande capacità di lavoro. E poi dovreste vedere come sta bene, d'estate, quando indossa le magliette aderenti. I quattro studenti del Nostro corso di laurea sono entusiasti.Sia chiaro, perciò: rifiutiamo generalizzazioni e intimidazioni. Volete legare i finanziamenti pubblici ai risultati della ricerca? E sia! Nostro figlio Tacito ha all'attivo numerose pubblicazioni, avendo Noi imposto ai collaboratori una regola: ogni lavoro scientifico, da chiunque realizzato, deve indicare "Tacito Illecito" tra gli autori. Dite che un professore, negli USA, per questo verrebbe espulso dalla comunità accademica? Ma siamo in Italia, signori! Gli avvocati hanno forse impedito l'accesso alla professione ai candidati sorpresi a copiare la prova d'esame? E i medici? Non radierebbero neppure il dottor Mengele, buonanima.Consentiteci tuttavia di chiudere su una nota lieta, acciocché noi non passiamo per vecchi, lamentosi difensori dello status quo. I giovani dell'Onda, nel corso dell'attuale e lodevole azione di protesta, chiedono mense gratuite, salario minimo, abolizione del numero chiuso e della frequenza obbligatoria? Siamo d'accordo! Bravi! Basta non parlare dei concorsi. Vero, Nella? A proposito: cosa fai, stasera?
Dal Corriere della Sera del 20 Novembre 2008


Che la forza sia con voi!

P.S.: sui metodi di copiatura (esclusivamente dei compiti di matematica, fisica, biologia) potrei scrivere un trattato completo...mai beccato, però! E 'sti qua due? Grulli per non dire altro! Almeno i bigliettini portateveli via anziché lasciarli in giro soprattutto se siete in uno studio televisivo! Che vergogna!







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mercoledì 19 novembre 2008

E ALURA?




Francamente non ci capisco molto. Per mesi (con conseguente ed immancabile sciopero della fame da parte dei Radicali: che pure mi paiono l'unica forza politica davvero capace di indignarsi) la Commissione di Vigilanza sulla Rai era di fatto paralizzata per il mancato accordo sulla sua presidenza. Essendo la Rai un "servizio pubblico" la Presidenza si è soliti riconoscerla all'opposizione. Per di più stante un qualche (eufemismo ironico...) conflitto di interessi che riguarda l'attuale inquilino di Palazzo Chigi. E però a me i conti non tornano: aveva senso incaponirsi con la candidatura del pur onesto Leoluca Orlando? Ma, soprattutto, qualcuno sa spiegarmi come devo rapportarmi all'Italia dei Valori: prima Veltroni rompe con Di Pietro (ed era meno di un mese fa), poi sostiene Orlando. Non capisco! E ancora: a me che di politica (è noto) capisco nulla han insegnato che, se il tuo avversario è numericamente preponderante, prima che utilizzi - contro di te- la logica del fondamentalismo numerico, è meglio accordarsi. Tanto più se tu, minoranza/opposizione, hai degli ottimi candidati: e allora il nome di quello straordinario giornalista che è Sergio Zavoli non potevamo farlo prima che il PDL ce la mettesse a bottega con Villari? Mah!
Che la forza sia con voi!


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martedì 18 novembre 2008

Da Il Corriere della Sera, edizione odierna
Genova La richiesta inoltrata ai superiori
Il convento vuole il testamento biologico «Non si può vivere come vegetali»
Suor Ildefonsa: ho visto tanta sofferenza, aspetto il permesso insieme con tre sorelle
GENOVA - Suor Ildefonsa ha settantaquattro anni, ha preso il velo a diciassette e da allora non ha mai smesso di dedicarsi agli altri, ai più sfortunati: per venticinque anni si è presa cura dei ricoverati del Don Orione, è vissuta a contatto della sofferenza più profonda. Ieri suor Ildefonsa, per tutti suor Ilda, ha ricevuto a Genova un premio come «donna fuori dal coro», e ha mantenuto fede al suo carattere. «Ho chiesto ai miei superiori — rivela — di poter fare il testamento biologico. È stata una richiesta verbale, non l'ho messo per scritto, sono in attesa». Rispetta l'obbedienza suor Ilda, e con serenità ripete «sono dentro alla Chiesa», ma con umiltà ha posto un problema: «Non voglio essere ridotta come un vegetale. Se questo fosse il mio destino vorrei che mi lasciassero andare via in pace, ho letto che anche Papa Giovanni Paolo II avrebbe detto, arrivato il suo momento, "lasciatemi andare"». «Questa richiesta non mi risulta », ha detto brevemente ieri sera il cardinale di Genova Angelo Bagnasco, «in ogni caso — ha aggiunto riferendosi al testamento biologico e al caso di Eluana Englaro di cui aveva appena parlato per ribadire le posizioni della Chiesa — non credo che si tratterebbe di una richiesta in questa prospettiva». Suor Ilda non è la sola, nel suo ordine, ad aver riflettuto sulla fine della vita e a voler mettere per scritto le proprie volontà: «Siamo in quattro sorelle. Chiediamo se possiamo fare il testamento biologico per respingere ogni accanimento terapeutico». La decisione, come ha raccontato ieri Il Secolo XIX, è di poco tempo fa: «È successo questo — racconta suor Ilda —. Una sorella è stata male e si è accasciata a terra nel cortile, aveva avuto un ictus. È arrivata l'ambulanza ed è stata intubata subito, sul posto, e poi ricoverata al Galliera».
L'ospedale Galliera di Genova è di una Fondazione presieduta per statuto dal vescovo della città, oggi monsignor Bagnasco. «La sorella è rimasta intubata, attaccata alle macchine quasi tre mesi», continua suor Ilda, «e io ho sofferto tanto vedendola in quello stato. Poi una notte mi hanno chiamato, aveva un febbrone ed è finita. Io ho pensato: non voglio essere attaccata alle macchine, non voglio che la fine sia così. Perché prolungare la sofferenza per sé e per gli altri?». Ha visto tante sofferenze, suor Ilda, ha accompagnato molte persone nell'ultimo viaggio, e parla con grande sincerità: «Ho perso da poco il mio unico fratello. L'ho assistito in ospedale e insieme abbiamo detto tante volte il rosario. Soffriva e mi confidava: sono stanco, basta. Ho pregato perché il Signore aprisse le sue braccia e lo accogliesse a sé. Si dice che gli ultimi giorni di sofferenza possono avvicinare a Dio ed essere una benedizione, ma io non so se portano veramente alla salvezza o alla dannazione. Anche la scienza, la medicina, possono sbagliare. È meglio che la Provvidenza faccia il suo corso ». Questa piccola suora dal carattere intrepido ha fiducia nella Chiesa: «È in cammino, come tutti noi, nel buio e con sprazzi di luce: ma la luce arriva sempre. C'è bisogno di tempo. Sono stata fra le prime a fare atto notarile per poter donare gli organi, ora, per il testamento biologico aspetterò ». Suor Ildefonsa, vuole chiarire il suo pensiero: «Io credo fermamente nella vita. Fin dal primo istante del concepimento. Ho accudito al Don Orione bambini senza alcuna facoltà mentale, senza arti, a volte qualche visitatore diceva: ma a chi serve una vita così? Io rispondevo: serve a te, perché tu ti possa chiedere che cosa sai fare per loro».
Erika Dellacasa
Che la forza sia con voi!



Su Facebook mi sono iscritto a questo neonato gruppo: NO VIOLENZA ALLE DONNE. Leggete cosa scrive Patrizia che ne è la fondatrice:

Nonostante le diverse campagne pubblicitarie, gli accorati appelli, le aberranti notizie quotidiane e quanto si legge sul giornale, le violenze sulle donne continuano, incuranti delle bestialità che infliggono, del deserto che lasciano dietro loro, dell'inferno in cui spingono le proprie vittime.Io sono una di queste, una che ha subito violenza e che è riuscita ad accantonare il dolore della devastazione in un angolo del prorpio cuore... una sopravvissuta! Qaunte di noi possono dire altrettanto?Avevo 21 anni quando ho subito violenza e per altri venti ho murato dentro di me quel dolore tentando di nasconderlo a me stessa, ma soprattutto agli altri. Grazie alla scrittura ho trovato il coraggio e la forza per liberarmi di quel pesante fardello e di riuscire a dimenticare. Troppe donne ancora oggi si nascondono nel silenzio, aiutiamole a parlare! E' ora di dire BASTA ALLA VIOLENZA!

Il 25 novembre, a Mestre, ci sarà una grande manifestazione su questo argomento. Non mancate!

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lunedì 17 novembre 2008

TONI E MARIA


Week end all'insegna del Teatro quello appena concluso. Sabato sera non potevamo iniziare meglio di così, Rewind la stagione 2008/09 del "nostro" teatro di Villa dei Leoni: Mario Perrotta (con la bravissima Paola Roscioli) e la sua Prima guerra ci ha emozionato, fatto sorridere, piangere, compatire il tragico destino di Toni e Maria con quel loro amore così dolce, intenso ma che l'assurdità della guerra ha lasciato inespresso. E, alla fine, la trama della scrittura si è disvelata nella sua tragicissima ironia: un dialogo d'amore davanti ad una croce, l'unica solitaria in mezzo ad un mare di altre croci là in Galizia. Non era la croce giusta ma che importa? Parla Maria perché tanto da qua sotto io ascolto tutto. Prima guerra è il risultato di un lungo lavoro di ricostruzione storica attorno ad una tragedia nella tragedia: quella vissuta dai trentini durante la prima guerra mondiale. Guardati con sospetto dai tedeschi perché parlavano in italiano; mal sopportati dagli italiani che li consideravano dei traditori. Sfollate le donne, cacciate via insieme a bambini e anziani: chi a Milano, chi a Vienna in baracche - lager che, trenta anni dopo, avrebbero assunto - se possibile - un senso ancora più drammatico; al fronte gli uomini: in 10.000 morirono. 10.000 croci spesso senza nome, senza una mano che posi una rosa o degli occhi che versino lacrime di dolore. Ma che importa? Parla Maria perché tanto da qua sotto io ascolto tutto.

Domenica pomeriggio, invece, a Malcontenta, altro appuntamento con la Rassegna Teatrale d'autunno: teatro amatoriale, certo, ma ugualmente apprezzabile da chi, come me, è innamorato di TUTTO il Teatro. E' però ieri pomeriggio sorpresa nella sorpresa: la compagnia TEATROPERCASO, infatti, ha allestito uno spettacolo particolare, estremamente innovativo. Un gruppo di attori sta facendo le prove per una commedia. E queste prove diventano la commedia e poi, a loro volta, diventano poi spettacolo: un teatro nel teatro che merita di essere visto proprio perché sono davvero poche le compagnie amatoriali che si cimentano in spettacoli così moderni. Al solito: già alle 16 il Teatro di Malcontenta era tutto esaurito. E al solito: squisitissima la cena che l'amico Luigino ha preparato!

Che la forza sia con voi!









P.S. Ora, non è che si voglia gridare allo scandalo o a combine di vecchia memoria..ma, accidenti! NON ERA RIGORE! Per il resto: sua maestà l'imperatore, l'Ibra di tutti ha mostrato cosa significa la parola talento .

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venerdì 14 novembre 2008

LASCIATELA ANDARE!



Ora davvero tutto è compiuto. Ad Eluana Englaro può essere tolto il sondino con cui veniva alimentata ed essere, in questo modo, accompagnata alla morte dopo un coma neurovegetativo permanente iniziato il 18 gennaio 1992: così hanno deciso le sezioni unite civili della Cassazione. Sono tornato spesso, in questo spazio, a parlare di questa vicenda. Che è, ed è bene non dimenticarlo, soprattutto vicenda umana e personale. Lo stato di Eluana, ha affermato la Suprema Corte, investe un diritto personalissimo del soggetto, di spessore costituzionale come il diritto di autodeterminazione terapeutica in tutte le fasi della vita anche in quella terminale.E' dunque vicenda umana e personale: e al centro c'é una ragazza ed un padre che l'assiste amorevolmente da 16 anni. Immaginate, per un momento, cosa ciò significhi. Cosa significhi, per 16 lunghissimi anni, per 192 mesi, per 70080 giorni recarsi in una stanza d'ospedale, abbracciare, accarezzare quel corpo senza avere risposta a gesti di amore paterno. Immaginate cosa significhi vivere nella continua attesa di qualcosa che già sai non può accadere. E immaginate la tensione continua di vedere l'oggetto del proprio amore in un limbo ove è cancellato il confine tra vita e morte. Ora questa tensione continuerà fino a sciogliersi nelle lacrime dell'estremo saluto. Eluana se ne andrà, medicamente assistita. Ho sempre dichiarato il mio personale sostegno alla battaglia che sino ad oggi ha condotto il padre di Eluana. Oggi che questa battaglia è vinta non esulto né gioisco. Oggi, credo, sia giunto semplicemente il momento del silenzio. E quando questa vicenda umana e personale si concluderà, allora occorrerà seriamente interrogarsi. Su cosa? Ecco quanto scrivevo a settembre: Qual è il limite, invalicabile, che segna il confine tra ciò che è di competenza delle leggi dello Stato e la libertà individuale di ciascuno? Se ciascuno è "padrone"/titolare della propria esistenza non può, forse, essere anche libero di decidere quando questa esistenza non ha più ragione di essere? E se questa volontà è stata espressa "in salute", non può forse chi ne è depositario farla valere anche se il proprio caro non è più in grado di manifestarla?

Ma per intanto lasciamola andare....

Che la forza sia con voi!




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mercoledì 12 novembre 2008

WORKSHOP



Finalmente! Finalmente si comincia con la stagione teatrale 2008/2009, la nostra stagione. E chi conosce il mio smodato amore per tutto ciò che è "Teatro" può ben immaginare con quale emozione mi avvii a questa nuova stagione. E si comincia sabato con Prima guerra di e con Mario Perrotta che così spiega il senso del suo spettacolo:

La prima guerra mondiale vista da un’angolazione particolare, con gli occhi degli italiani di confine. Ho scelto questo titolo, Prima Guerra, perché quell’evento bellico ha in sé qualcosa di unico, di totalizzante: è stato in assoluto il primo momento della storia dell’umanità in cui tutti ci siamo ritrovati accomunati dallo stesso destino, dagli stessi accadimenti. La prima guerra mondiale è l’ultimo dei conflitti classici fatti di corpo a corpo, occhi negli occhi con un nemico a cui dare un nome e un volto, ma è anche il primo conflitto in cui la tecnologia consente di “sparare nel mucchio”. Il primo conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti, sono semplici ingranaggi del meccanismo e non più protagonisti eroici della vittoria o della sconfitta. Ma l’attenzione sarà comunque diretta alle piccole storie, agli sguardi e le parole di singoli uomini che hanno vissuto e descritto quegli anni dal loro particolarissimo punto d’osservazione, perché questo è il compito del teatro, o almeno del mio teatro: esaltare le piccole storie per gettare nuova luce sulla grande storia.

Oltre a questa "prima", però, voglio ricordarvi che quest'anno avremmo il 2° workshop di danza contemporanea: una iniziativa che ho fortemente voluto e che è stata resa possibile grazie alle capacità di Giacomo Cirella. L'anno scorso lo avevamo dedicato alla improvvisazione nella danza, quest'anno invece il laboratorio verterà sul tema note sulla scenica. Assolutamente d'eccezione il docente: Michele Abbondanza che, con Antonella Bertoni, sarà poi il protagonista - il 28 novembre - del secondo appuntamento di Rewind con Polis.

Per iscriversi al workshop - della durata complessiva di 10 ore e dal costo complessivo di 25 euro - ci si può rivolgere all'ufficio Teatro di Villa dei Leoni.

Credo che siano davvero tanti, nonostante il clima non certo favorevole, le giovani e i giovani che continuano, nonostante tutto, a voler fare dell'arte, di qualunque espressione artistica, una professione. L'idea del workshop nasce proprio con questo intento: fornire occasioni formative a chiunque abbia l'utopia, il sogno, l'amore per la danza. Credo sia anche questo uno dei significati che per me hanno le politiche culturali.

Che la forza sia con voi!



martedì 11 novembre 2008

RIVINCITA?


Col 57% dei voti, dunque, Lorenzo Dellai si riconferma, per la terza volta alla guida della Provincia Autonoma di Trento. Ciò che sorprende non è tanto questo successo personale: immagino che chi ha ben governato, venga premiato dagli elettori. Il dato significativo è il successo del PD (primo partito col 21,62%), l'affermazione della Lega che però non sfonda (strano in una provincia autonomista) e l'insuccesso del PdL che si ferma al 12,6%. Ma la vera sorpresa è l'affermazione dell'UPT (Unione per il Trentino), una formazione politica creata ex novo proprio da Dellai con l'obiettivo di dare una casa a quell'elettorato di centro e moderato, indispensabile per vincere qualunque elezioni. Strategicamente opportuna mi pare, dunque, l'alleanza con l'UDC anche se essa riguarda una terra che è stata la patria di De Gasperi (nato a Pieve Tesino) - un politico, ebbe a dire una volta, guarda alle prossime elezioni; uno statista alla prossima generazione -, di Andreatta (nato a Trento); terra dove il cattolicesimo democratico è sempre stato particolarmente rappresentativo. Di fatto però il Trentino (che spesso si è "prestato" quale laboratorio politico) oggi ha tentato, con successo, una via nuova, indicata da più parti negli ultimi mesi (pensiamo alle "provocazioni" di Cacciari sul cosiddetto "Partito del nord") e ben illustrata da Enrico Letta: Dellai ha trovato la formula giusta per dare una risposta di centrosinistra - moderna e avanzata - ad una Lega che proprio dall'attenzione ai temi posti dal Nord ha tratto il suo successo; e la risposta è la creazione di un "partito territoriale", in questo caso l'UPT, una lista civica che ha raccolto il voto UDC come quello di tanti che alle politiche avevano votato PdL; con un partito affiancato al PD e attentissimo alla realtà locale, siamo stati capaci di attrarre il voto moderato.
Ora, mi chiedo, questo modello può essere esportato anche in altre zone del Nord Italia? Riuscirà davvero il PD ad essere, come ha spiegato Letta, "generoso perché non ha guardato alle proprie percentuali ma alla vittoria finale"? Riuscirà a raccogliere la sfida intellettuale e politica di mettere insieme sensibilità tra loro diversissime come i moderati da un lato e gli elettori di sinistra dall'altro?Ovvio che la strada è in salita: esistono alcune realtà territoriali (penso a quella mirese) ove il centrosinistra - così come riprodotto su scala nazionale - non c'é: da questo punto di vista penso sia arrivato il momento per ricomporre il quadro, ricostruire un centrosinistra progressista e riformista. Anche a Mira.
Che la forza sia con voi


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lunedì 10 novembre 2008

PICCOLO PER DIVENTARE FRATELLO

Da settimane discuto e mi confronto sulla mia esperienza di cristiano di confine con quanti non hanno il dono della fede. Tra questi vi è chi ha comunque, in sé, il senso di una ricerca, di domande esistenziali cui la nostra razionalità, spesso, non sa dare risposta. Poi vi è chi, invece, ragiona in termini di frasi fatte, di stereotipi. Di chi continua a confondere la "gerarchia ecclesiastica" con le verità di una fede vissuta e praticata. E' questa categoria di persone che spesso mi fa girare un poco le scatole. A costoro che continuano a chiedermi le ragioni di una fede tormentata, contraddittoria ma, nello stesso tempo, per me assoluta e fondamentale, suggerisco di partecipare, sabato 29 novembre a Marango, a Piccolo per diventare fratello, giornata di riflessione che gli amici dell'Associazione Esodo e della comunità monastica di Marango dedicano a mio zio, don Gigi. Sia chiaro: quando ci siam trovati per organizzarla, in tutti noi era chiara l'idea di non fare una commemorazione celebrativa (a mio zio 'ste robe davano tanto, ma proprio tanto, fastidio) quanto piuttosto condurre, partendo dal suo essere stato compagno di strada di molti, una riflessione sull'idea di Chiesa che lui, e molti altri (me compreso e questo è fondamentale per comprendere che la fede va vissuta senza borghesisimi, pre-concetti), hanno avuto, cercandone la concretezza in una pastorale teologica dove la teologia diventava e diventa vita vissuta.
I motivi dell'incontro sono benissimamente riassunti nel frontespizio del depliant (cliccando sul link in azzurro è possibile scaricarlo):

Perché questo incontro? Gigi, un uomo, un cristiano, un prete. Lo vogliamo ricordare, ad un anno dalla sua morte, per non dimenticare. E per affidare la sua memoria all’intera chiesa diocesana.
La sua è stata la vita di un prete di periferia, vissuta tra la gente, senza il riparo e la forza di titoli e incarichi prestigiosi. La vita di un uomo che, povero tra i poveri, si è lasciato convertire all’unico Maestro. La sua poteva sembrare un’esistenza fragile, ma la fragilità è l’origine della voglia di legame, di comprensione, di amore. “Essa è una risorsa, una strategia, una visione di vita che fa apparire la ricerca di potere come un’atrofia del vivere” (E. Ronchi). Gigi ha cercato di essere semplicemente un seme di Vangelo, perché la Chiesa tutta, in obbedienza al suo Signore, diventasse il luogo della misericordia e della fraternità. Con tutti. In lui la fragilità, la piccolezza, non era incapacità di fare o di pensare, ma un offrirsi disarmato al mondo, nella speranza cristiana che un giorno il vincitore non sarà più il forte e il violento, ma colui che dà e riceve amore, in una radicale mitezza dello spirito. Leggiamo infatti: “Beati i miti, perché erediteranno
la Terra”. (Mt 5, 5)
Mi piacciono molto anche i titoli dei due interventi affidati a Dino Pezzetta, Un Dio che si fa servo, e - nel pomeriggio - Angelo Casati (prete milanese ma anche scrittore e poeta), Appunti per una Chiesa minore.

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Che la forza sia con voi e...buon lunedi!


Una gita scolastica...l'ultima prima della maturità. Una spiaggia a Sanremo, qualche bottiglia di vino ed un falò improvvisato..e la tua chitarra a strimpellare tante canzoni. E noi a cantare a squarciagola promettondoci e ripromettendoci che mai, mai ci saremmo persi di vista. Poi la vita ti impone di scegliere: chi è andato a Milano, chi all'estero, chi è rimasto. Ma, ne sono convinto, ciascuno ha saputo conservare in sé suoi sogni, le sue emozioni, la sua poesia. Ricordi? Fra quelle canzoni vi era anche questa. Ho saputo stamani, amico mio; solo stamani: forza, forza...gliela farai!


sabato 8 novembre 2008

SULLA VITA

Inizio e fine, i due misteri della vita

di Carlo Maria card. Martini

La vera vita è il titolo di un libro scritto da don Luigi Sturzo nel 1943. Aveva come sottotitolo Sociologia del soprannaturale. Questo scritto spirituale di un uomo che si era dedicato soprattutto ai problemi sociali e politici mi illumina nella ricerca di quanto occorra dire per rispondere a un' amabile domanda fattami intorno ai complessi temi della vita. Incominciamo col ricordare (cosa che non sempre si fa) che con la parola «vita» noi intendiamo qui di fatto la «vita umana», e non gli altri fenomeni vitali, per quanto complessi possano essere. In questo senso «vita» è anzitutto opposto a «morte», morte dell' uomo e della donna, il cui momento preciso non è facile da stabilire - come mostrano le controversie tra gli scienziati - ma le cui conseguenze si manifestano con evidenza nella rapida degradazione di tutto l' organismo. Così, analogamente, non è facile stabilire quando cominci esattamente una vita umana, soprattutto quando un essere possa essere chiamato «persona» o «individuo» e sia soggetto di diritti e di doveri. Rimane però vero che ogni traccia di vita umana, sia nello stadio incipiente come nello stadio finale, meriti rispetto, attenzione, riverenza. È sufficiente che un essere umano abbia un minimo di «vita», che dia qualche segno di attività permanente vegetativa per essere considerato ancora «in vita». Qui nascono alcune grandi questioni etiche, come quelle sulla liceità di intervenire su un essere umano che vive in tempi prolungati soltanto e unicamente (almeno così appare) il momento vegetativo della propria esistenza. Analoga questione si pone sull' inizio della vita: vi sono casi in cui, pur riconoscendo tutto il rispetto dovuto a un essere umano, la sua presenza possa divenire così pericolosa per gli altri che sia giocoforza toglierla di mezzo? Esistono situazioni in cui un tale vivere diventi così insopportabile e apparentemente immodificabile che non sia lecito portare un giudizio morale su chi vi mette fine? Certamente sarà molto difficile affermarlo con il linguaggio delle leggi come dei principi astratti: essi non riescono a cogliere la complessità degli elementi etici, valoriali e affettivi che entrano in ogni singolo caso particolare, ognuno in qualche modo diverso da ogni altro. Mi pare che solo chi è di fatto giuridicamente, emotivamente e affettivamente coinvolto in tali situazioni possa cogliere qualcosa di tale complessità. Nasce anche la grande questione etica se gli «esseri umani», qualunque sia il momento del loro sviluppo o degrado, siano tutti uguali in dignità e meritino tutti un' identica protezione. Appare ovvio che c' è un grado di dignità comune a tutti. Tuttavia non si può negare che vi siano differenze importanti che riguardano il valore della persona e l' attenzione con cui la società è chiamata a valorizzarla e a proteggerla. A questo proposito ci si riferisce volentieri alla «intoccabilità» o «intangibilità» di un essere umano, alla «dignità intrinseca» che vieta ogni uso strumentale di una creatura umana vivente. Ciò viene detto anche con l' immagine davvero toccante del «volto». Il «volto» non può essere usato o sfruttato per nessun motivo, deve essere soltanto riconosciuto, rispettato, amato. Il volto dell' altro ci parla per se stesso senza bisogno di altri argomenti, anche se la cosa non è più così evidente quando non si vede direttamente il volto, ma solo alcune manifestazioni biologiche di un esserino ancora informe o prossimo al totale degrado. In tal caso bisogna rallegrarsi del fatto che molti uomini e donne, anche di differente impostazione culturale, convergano sull' intoccabilità dell' essere umano. Negli ultimi decenni la Chiesa Cattolica, soprattutto per bocca dei suoi Papi, è intervenuta in molti modi per la difesa di ogni essere umano, per proclamare la «indisponibilità» di ciascuno di essi dall' inizio alla fine dell' esistenza fisica. Per essere più efficace e credibile su questo punto, la Chiesa ha anche ridotto moltissimo la sua tradizionale accettazione della pena di morte, il che rappresenta un progresso innegabile nel senso del «non uccidere» mai e per nessun motivo. Ma l' argomento rimane complesso ed esistono pur sempre delle «zone grigie» in cui si discute con argomenti pro e contro. Infatti quello del puro «sopravvivere» o «non morire per morte violenta» non è certo il traguardo della vita umana: essa tende a quella «vitalità» che è piena espressione della potenza del corpo e della mente. Di qui l' uso del termine «vita» per designare la carriera storica di un uomo o di un gruppo (ad esempio la «vita di Giulio Cesare») o anche il comportamento morale di un uomo («vita buona») e il suo ambiente sociale («la vita è molto cara qui») ecc. Molte analoghe espressioni usano il termine «vita» in correlazione con i significati fondamentali che abbiamo richiamato, ma il significato che vorrei anzitutto sottolineare è quello che finora non ho menzionato e che si trova abbondantemente documentato nel vangelo e nelle lettere di san Giovanni e in altre pagine della Scrittura. A cominciare dal prologo solenne del IV vangelo («Quel che fu in Lui era vita e la vita era la luce degli uomini» Giovanni 1,4), la parola «vita» indica anzitutto quella qualità che è propria di Dio e che viene partecipata agli uomini grazie alla risurrezione di Gesù. Si veda ad esempio Giovanni 3,15 «affinché ogni uomo che crede abbia, grazie a Lui, la vita eterna»; «chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi si rifiuta di credere nel Figlio non vedrà la vita». Questa è la «vera vita» di cui parla anche don Sturzo. Questo concetto soggiace a tutto intero il Nuovo Testamento, che ci offre così la ragione ultima per quella «dignità» o «splendore del volto» che ogni uomo anche non credente è spinto a riconoscere nel suo prossimo, anche se non è in grado di individuare sempre le ragioni precise e ultime per l' inalienabilità e l' intangibilità di tale prerogativa. C' è di più. Senza questa premessa di fondo sulla natura dell' uomo e della donna chiamati a partecipare alla vita stessa di Dio, non ci riesce facile spiegare come Gesù abbia ritenuto di minor valore la vita umana fisica, tanto da esclamare: «A voi, che siete miei amici, dico: "Non abbiate paura di quelli che possono togliervi la vita, ma non possono farvi niente di più"» (Luca 12,4) e da esortare a mettere in gioco la propria vita fisica per valori più alti: «Se il seme di frumento non finisce sottoterra e non muore, non produce frutto. Se invece muore, porta molto frutto. Ve l' assicuro. Chi ama la propria vita la perderà. Chi è pronto a perdere la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Giovanni 12,34-35). C' è quindi una «vita» che trova il suo compimento nella «vera vita». La vita fisica è substrato e premessa di quella «vera vita» che è l' amicizia con Dio. Si può dunque comprendere che, se uno ha davanti ai suoi occhi una cultura che disprezza la vita fisica in tante occasioni, intervenendo violentemente sulla sopravvivenza di persone indifese, egli senta, come lo ha sentito la Chiesa in questi anni per la voce dei Papi, che già anche soltanto la difesa della vita fisica a qualunque costo costituisce un grande valore e un punto di convergenza importante. Sarebbe errato, però, e ci porterebbe fuori strada, il trarre tutte le conclusioni solo da questo «valore assoluto» della vita fisica. Perché esso in tanto sta in quanto è derivato da un valore molto più grande e veramente intangibile, che tocca il mistero stesso di Dio. «Kos» Il bimestrale del San Raffaele Il numero 10 di «Kos», la rivista bimestrale dell' Editrice San Raffaele diretta da Luigi Maria Verzé, in libreria il 6 novembre, sarà dedicato a «La vita». Ospiterà articoli di Silvio Berlusconi, Vincenzo Vitiello, Giulio Cossu e Carlo Maria Martini. Diamo qui in anteprima, per gentile concessione, l' articolo del cardinale. In esso si leggono considerazioni e riflessioni sulla «vita» e sulla «vera vita»: quest' ultima si realizza nell' «amicizia con Dio»
(da Il Corriere della Sera, 5 novembre 2008)
Che la forza sia con voi.

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venerdì 7 novembre 2008

MEDITATIO

Post "strano" quello di oggi. Non che quello di ieri lo fosse di meno. E però ogni tanto "meditare" su alcune frasi, citazioni, di persone che, della Politica (e si badi la maiuscola), hanno fatto la ragione dell'intiera loro esistenza, credo faccia del bene a tutti. A me per primo. Le prime sono di persone che hanno contribuito alla definizione del pensero politico di parte del mondo cattolico. L'ultima è invece del mio amatissimo Pasolini. Durante i suoi funerali, Alberto Moravia lo definì "l'ultimo vero intellettuale di questo nostro Paese". Essere intellettuali non significa "sapere tante cose". Significa avere la capacità di leggere dentro la realtà che ci circonda, anticipandone gli sviluppi e comprendendone i pregressi.
Buona giornata
1) Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa "brutta"! No: l'impegno politico – cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.

(da La nostra vocazione sociale, AVE)

2) Non si può essere un buon cristiano senza essere almeno un po' anticlericale.

Luigi don Sturzo:

1)Fra coloro che amano la libertà per convinzione e coloro che amano la libertà a parole vi è una divergenza sostanziale: i primi sono convinti che la libertà rimedia ai mali che può produrre, perché al tempo stesso eccita energie nuove, spinge alla formazione di libere associazioni, sviluppa contrasti politici e sociali dai quali derivano i necessari assestamenti; gli altri, invece, hanno paura della libertà e cercano sempre il modo di imbrigliarla con una continua e crescente legislazione e con un'azione politica vincolatrice, che finiscono per soffocarla. (da Politica di questi anni. 1957-1959, Zanichelli, Bologna)

2) La politica è sintesi di teorie e di interessi, di principi e di fatti; la politica è vita nel senso più completo della parola.

beato Giuseppe Lazzati:

1) L’espressione “costruire la città dell’uomo a misura d’uomo” è da me preferita a quella ricorrente ed equivalente nel significato ultimo, ma scaduta nel suo valore espressivo; quella, cioè, di «fare politica». (...) Ma vogliamo aprire il nuovo capitolo sottolineando - e vorremmo farlo con forza - l’indispensabilità delle premesse culturali-speculative o filosofico-politiche e storiche, significate dalla fase progettuale del costruire. È la loro mancanza o la loro insufficienza che chiude la politica nei soffocanti confini di un pragmatismo che finisce per mostrare, abbastanza rapidamente, le proprie insufficienze e per generare situazioni di degrado politico e di conseguente indifferenza o, peggio, di disistima o disprezzo da parte di crescenti porzioni di cittadini.
(da: Fare politica da cristiani oggi)

Pier Paolo Pasolini:

Io so.Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.



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giovedì 6 novembre 2008

SENZA TITOLO

Lacrime e sangue diciamo. Già. Poi presentano la lista della spesa. E a te viene spontaneo chiederti: ma abbiamo ancora il coraggio di chiamarla POLITICA 'sta roba qua?
Che la forza sia con me!






E alla fine sarà pur vero che don Chisciotte aveva scambiato i mulini a vento per orridi avversari da abbattere. Ma almeno lui un sogno l'aveva. E anche io. E mi fanno pena quanti pensano che i sogni, in fondo, son cose da bambini. Perché ho sempre pensato che un uomo che non ha sogni, che non ama la poesia è un uomo che, poco alla volta, muore dentro.




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mercoledì 5 novembre 2008

YES, WE CAN


Alle 3,30 di stanotte l'annuncio "ufficioso": Barack Obama è il 44° Presidente degli Stati Uniti d'America.
C'è di che essere felici: sarà il primo presidente di colore nella storia USA, è un democratico, e molti rivedono in lui alcuni dei tratti che hanno fatto così tanto amare John Fitzgerald Kennedy di cui fra 3 giorni ricorre il 48° anniversario della sua elezione presidenziale (allora JFK vinse su Richard Nixon - che, a sua volta divenne Presidente nel 1968, confermato nel 1972 e dimessosi nel 1974 per lo scandalo Watergate, dal nome del complesso residenziale ove, ironia della sorte, soggiornò per alcuni mesi la Monica Lewinsky di clintoniana memoria - con un vantaggio di appena 112.000 voti!). Nella stampa odierna c'è un articolo che mi ha molto impressionato: una lunga intervista che Kathleen Kennedy, figlia di Bob (e fratello di JFK, assassinato nel 1968 mentre festeggiava la vittoria alle Primarie in California) ha rilasciato al bravissimo Aldo Cazzullo de Il Corriere. Questo l'inizio: Mio padre l'aveva predetto: "Tra quarant'anni avremo un presidente afroamericano". Era la primavera del 1968. Poche settimane prima che lo uccidessero".
E poi il passaggio chiave:
Questa elezione è storica perché è in campo un grande movimento politico, che non vedevamo dagli Anni Sessanta, simboleggiato dallo slogan di Obama, "yes we can". Dove la parola chiave è "we", noi. Vi sento l'eco delle parole dello zio (JFK, ndr): Non pensate a cosa il Paese può fare per voi, pensate a cosa voi potete fare per il Paese".
Che la forza sia con voi!


martedì 4 novembre 2008

SUBLIME ESPERIMENTO


Già di per se la mail di Stefano mi aveva davvero incuriosito. Così ieri sera ci siamo recati al Centro Civico di Borbiago per il primo appuntamento di una iniziativa chiamata Lunedi letterari ed organizzata dall'Università Popolare diretta dalla bravissima Nicoletta Negri. Il titolo della serata, Do paroe insieme - incontro con la poesia dialettale, ci ha subito fatto pensare alla grande tradizione poetica veneta ma, nello stesso tempo, pessimisticamente immaginavo di ritrovarmi tra pochissime persone assolutamente disinteressate, al pari mio, a Il commissario Montalbano o all'Isola dei famosi. Ed invece, alle 21, quando siamo arrivati, almeno una cinquantina di persone erano sedute attorno a dei tavoli e per una serata il centro civico si è trasformato in un caffè letterario di straordinaria bellezza. Il viaggio che Stefano, Alessia, Emilia (e le sue bravissime allieve del Laboratorio Teatrale) hanno proposto partiva da un testo del 1277, in dialetto padovano, Lamento della sposa padovana per la lontananza del marito crociato (quello dell'amore lontano e del tempo consumato nella spasmodica attesa del suo ritorno è topos letterario che ritroviamo in molte forme artistiche anche contemporanee; pensate, ad esempio, a Pierangelo Bertoli e al suo Pescatore) per proseguire poi con esperienze poetiche moderne e contemporanee finendo col concentrarsi sulla produzione letteraria di Ernesto Calzavara e del grandissimo (e da me amatissimo) Andrea Zanzotto. Alla lettura dei testi si accompagnano brevi inseriti musicali di canzone popolare. Ad un certo punto ci siam guardati negli occhi stupiti ed emozionati da una simile, bellissima, esperienza. Con alcune considerazioni: ad esempio che il padovano del 1277 è assolutamente comprensibile (segno che i fondamenti linguistici rimangono inalterati nel tempo e questa è esperienza che ciascuno può fare: leggete, ad esempio, il sonetto dantesco Tanto gentile e onesta pare e vi accorgerete che le parole usate da Dante sono ancora oggi di uso corrente benché con ampliamenti e/o riduzioni semantiche); che il dialetto è nobile lingua proprio perché si presta non solo ad un uso orale ma anche scritto; che i dialetti veneti sono assolutamente musicali e non hanno asperità alcuna (persino il trevisano di Zanzotto che a me pareva aspro, quasi distonico oserei dire); che si possono costruire - ed è il caso di Calzavara - poesie su elementi apparentemente banali come il cane di famiglia (e a me questo faceva venire in mente la cosiddetta poesia anacreontica oggetto di studio da parte di Manlio Pastore Stocchi). Al termine qualche partecipante ha letto i propri lavori dialettali (e poetare in dialetto l'è dura). Insomma un gran bell'esperimento. Riuscitissimo. E dunque l'appuntamento è ogni primo lunedi del mese. Il prossimo sarà dedicato a La donna e la scrittura - donne che scrivono, donne che leggono, donne che cantano.



MAROTEI, DE MATINA BONORA
Grune de fen
che i par bar
color de fer
qua e là
pa’ i pra
rasadi de rossada
stech e fii
de erbete
ingattiade strigade
deventade storte
deventade morte
deventade sgonfie
deventade stonfe
deventade deventade deventade

(A. Zanzotto)



MUCCHIETTI DI FIENO, LA MATTINA PRESTO
Grune de fen
che i par bar
color de fer
qua e là
pa’ i pra
rasadi de rossada
stech e fii
de erbete
ingattiade strigade
deventade storte
deventade morte
deventade sgonfie
deventade stonfe
deventade deventade deventade

Mucchi di fieno
che sembrabo cespugli
colore del ferro
qua e là
per i prati
rasi di rugiada
stecchi e fili
di erbette
arruffate stregate
diventate storte
diventate morte
diventate gonfie
diventate zuppe
diventate diventate diventate


Che la forza sia con voi!
Buon compleanno, Gigio: mi spiace ma quest'anno, le pastine proprio non gliela facciamo a portartele fin lassù. Ma chissà se Loredana...

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SUPERMARTEDI



E' il momento della verità. Dopo mesi di una campagna elettorale intensissima, oggi gli americani sceglieranno il loro Presidente. Mi auguro che la scelta cada su Barack Obama. E per diversi motivi. Innanzitutto il suo essere democratico, inteso come partito progressista (anche se le sfumature ci sono eccome). Poi perché, di fatto, avere un Presidente di 47 anni mi pare un bel segnale di rinnovamento. In pieno clima - primarie (le loro, non le nostre!), Marie, una signora americana che vive a Mira da moltissimi anni, mi spiegava che comunque vada, gli Stati Uniti non saranno più gli stessi. In effetti a quel tempo vi era la concreta possibilità di avere o la prima Presidentessa della storia statunitense o il primo Presidente di colore. Se vincesse il repubblicano Mc Cain avremmo invece la prima vicepresidentessa della storia elettorale americana. Ovvio che io faccia il tifo per il senatore dell'Illinois e per ciò che, la sua elezione, può provocare, a cascata, in tutto il mondo. E con me in tanti stanno facendo il tifo per Obama. A cominciare da Andrea Causin che ha costituito, su Facebook, una community ( http://www.facebook.com/group.php?gid=34485258223 ) per proseguire con il Presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi. E senza scordare i tanti circoli del PD che si sono attivati. Io, per me, farò l'alba in attesa di conoscere se Barack Obama sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti d'America.






P.S: Buon compleanno gigio. Mi spiace ma quest'anno le pastine proprio non gliela facciamo a portartele fin lassù...

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lunedì 3 novembre 2008

CALASSO, ATTORI E...LIBRERIE



Confesso la mia smodata passione per tutto ciò che è...Adelphi. Considero questa relativamente giovane (venne fondata nel 1962) casa editrice milanese, una delle case editrici più raffinate nel panorama bibliografico italiano. L'essenzialità delle copertine, la "povertà" della carta sono tratti distintivi di un catalogo raffinatissimo. In catalogo troviamo autori che amo molto come Kundera, Arbasino, Cristina Campo, Carlo Michelstaedter col suo Il dialogo della salute oppure La persuasione e la rettorica. Anche il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, è uno scrittore adelphiano. Il primo volume Adelphi che ho acquistato fu Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso che di Adelphi è il direttore editoriale e che fu allievo di Mario Praz (di cui consiglio La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica). Ieri sera, dopo aver visto - mannaccia! - l'ultima parte del Gran Premio di Formula 1, ho smaltito la solenne incazzatura (va beh, comunque il titolo costruttori lo abbiamo in saccoccia noi) guardando Che tempo che fa su Rai3. Fazio ha presentato l'ultimo libro di Calasso, La folie Baudelaire che ho acquistato la scorsa settimana ma che non ho ancora iniziato. Mi piace molto, però, il risvolto di copertina che vi riporto:

Al centro di questo libro si trova un sogno dove l'azione si svolge in un immenso bordello che è anche un museo. È l'unico suo sogno che Baudelaire abbia raccontato. Entrarvi è immediato, uscirne difcile, se non attraversando un reticolo di storie, di rapporti e di risonanze che coinvolgono non solo il sognatore ma ciò che lo circondava. Dove spiccano due pittori di cui Baudelaire scrisse con stupefacente acutezza: Ingres e Delacroix; e altri due che solo attraverso di lui si svelano: Degas e Manet. Secondo Sainte-Beuve, perdo e illuminato, Baudelaire si era costruito un «chiosco bizzarro, assai ornato, assai tormentato, civettuolo e misterioso», che chiamò la Folie Baudelaire («Folie» era il nome set­tecentesco di certi padiglioni dedicati al­l'ozio e al piacere), situandolo sulla «punta estrema della Kamčatka romantica». Ma in quel luogo desolato e attraente, in una terra ritenuta dai più inabitabile, non sarebbero mancati i visita­tori. Anche i più opposti, da Rimbaud a Proust. Anzi, sarebbe diventato il crocevia inevitabile per ciò che apparve da allora sotto il nome di letteratura. Qui si racconta la storia, discontinua e fra­­stagliata, di come la Folie Baudelaire venne a formarsi e di come altri si avventurassero a esplorare quelle regioni. Una sto­ria fatta di storie che tendono a intrecciar­si – finché il lettore scopre che, per alcuni decenni, la Folie Baudelaire è stata anzitutto la città di Parigi.

Sempre da Fazio altro ospite interessante è stato Mickey Rourke. Attore "maledetto" che ha spesso trasferito nelle sue interpretazioni, gli eccessi e la sregolatezza di una vita sempre al limite, Rourke è, secondo me, uno dei migliori attori cinematografici in circolazione. E, di lui, vi consiglio un film assolutamente particolare: Orchidea selvaggia , dove accanto a Rourke troviamo due autentiche bellezze come Carrè Otis e Jacqeline Bisset. Nel 1991 Rourke e la Otis per questo film ricevettero ai Razzie Awards il premio come..peggior attore e peggiore attrice. Ma a me questo film è piaciuto!

Tra venerdì e domenica ho visitato alcune librerie. Venerdì sera in occasione della presentazione del libro di Valerio Visintin (critico enogastronomico de Il Corriere), L'ombra del cuoco alla Feltrinelli di Mestre. Confesso che a me questa libreria piace e molto. Mi piace l'idea di disporre di un angolo caffetteria. Mi piace la disposizione dei libri molto curata e intelligente. Mi piace la possibilità di starsene seduti mentre si sfogliano i libri prima di deciderne l'acquisto. Domenica pomeriggio, invece, ho visitato la Mondadori di Treviso: non ci siamo. Libreria confusa ove non sono immediatamente disponibili le nuove uscite (occorre spesso chiedere ai commessi per'altro molto gentili), con esposizione che a me sembra abbastanza caotica. Nulla a che vedere con la Mondadori aperta a Venezia dove, invece, mi perderei per delle ore. Il guaio è che oramai le librerie stanno diventando degli shopping center rassomigliando sempre più a dei bazar. Mi manca, molto, il contatto con il libraio, con quella razza oramai in via di estinzione che quasi prendeva sottobraccio il cliente accompagnandolo a soddisfare i suoi gusti, anche quelli più esigenti.

Che la forza sia con voi...