giovedì 31 gennaio 2008

UN PAESE NORMALE

Qualche flash molto veloce.....
1) Davvero pregevole l'idea editoriale che ha portato il Corriere della Sera di oggi a dedicare la parte centrale del suo MAGAZINE a 47 fotografie, scattate tutte lo stesso giorno in diversi posti d'Italia (Un giorno nella vita dell'Italia è il titolo). I soggetti scelti dai fotografi sono di una "disarmante normalità". Persone (alcune note, altre no) che vivono, ciascuno, la propria quotidianità. Come fa chiunque di noi magari col sorriso sulle labbra o qualche lacrima che scende. Gioe e dolori che riempiono la nostra vita. Che dire? Siamo in un Paese normale. Peccato che spesso ce lo dimentichiamo. O ce lo fanno dimenticare?
2) Oggi faccio massiccia pubblicità al Corriere. E però voglio segnalarvi che domani, col quotidiano di via Solferino, ci sarà anche l'edizione mensile de L'Europeo. L'Europeo fu una straordinaria invenzione editoriale: il primo, vero e autentico, news magazine pubblicato nel nostro Paese. Un periodico moderno, ricco di fotografie, ma soprattutto giornale che fu la culla di quel giornalismo investigativo di cui, purtroppo, non c'é quasi più traccia. Il numero di questo mese è dedicato ad un importante anniversario: i 40 anni dal 1968. Di quanti sogni, di quante utopie erano pieni quegli anni. Cosa è rimasto di allora?
3) Vi ricordo che domani, venerdi 1 febbraio, alle 21 in Teatro ci sarà lo spettacolo TRA CIELO E BRUGHIERA - OMAGGIO AD ETTY HILLESUM di Laura Boato con cui concluderemo le iniziative dedicate alla memoria della Shoah. Vi aspetto (ingresso libero sino ad esaurimento dei posti).

Che la forza sia con voi...

P.S. Grande Inter...grande Balotelli (anagramma - c'est vrai - di Altobelli): veloce, intelligente, cinico quanto basta. Ma, soprattutto, avere 17 anni e all'attivo già due gol. E per di più contro la Juve. Come dice la pubblicità? Cosa vuoi di più dalla vita?

martedì 29 gennaio 2008

IL CLAN




Così, da sempre, negli USA è chiamata la famiglia Kennedy. Una famiglia certamente fondamentale nella storia di questo paese eppure anche maledettamente segnata da una lunga teoria di eventi luttuosi. Saldamente diretta, controllata da Marie Rose, la moglie di Joseph Kennedy (che originariamente, provenendo dall'Irlanda, si chiamava Mc Kennedy e che rinunciò al prefisso Mc per acquisire maggiore "americanità"), per qualcuno non era una famiglia ma "la famiglia reale". Perduto il primo figlio, Patrick, durante la 2^ guerra mondiale, Joseph indicò in John Fitzgerald (il cognome della madre) colui che sarebbe diventato Presidente (l'unico fin'ora presidente cattolico che gli USA abbiano mai avuto). Morto (a Dallas il 22 novembre 1963) John, fu la volta di Robert (il fratello minore) a tentare la strada delle presidenziali. Strada brutalmente interrotta anch'essa da un attentato. Molti, però, sostengono che fra tutti i Kennedy colui che davvero aveva grandi doti politiche era in realtà il fratello minore Edward Moore, meglio noto come Ted. Time, nel 2006, lo inserì fra "i 10 migliori senatori" americani. Una vita sregolata, segnata da alcuni scandali, ne ha compromesso le enormi potenzialità. Epperò il fatto che, giusto domenica, Ted abbia deciso di sostenere la candidatura di Barak Obama e, chiaramente, di "segnalarlo" come gradito ai Kennedy (un nome che in America significa ancora molto) è un indubbio vantaggio per l'avversario di Hillary Clinton. Vedere la foto di Ted, con quei capelli bianchi ed il viso paffuto che ne rappresentanto il tratto distintivo, accanto al giovane Obama mi ha dato da pensare: è sembrata una specie di "trasferimento di potere" da una generazione all'altra; una sorta di investitura. Fa davvero riflettere come negli USA a 46 anni si possa diventare Presidente (Kennedy lo divenne a 44; Blair divenne Primo Ministro sempre a 44; Sarkozy vinse le elezioni presidenziali francesi a 52 anni) mentre qui da noi.........manco la Carla (Bruni s'intende) possiamo permetterci...


Che la forza sia con voi

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INCISO

Una premessa va fatta...per'altro già ripetuta più e più volte e non per vanteria: il rapporto che c'é fra me e i computer è di autentica, sana e reciproca antipatia. Nel senso che...non ci capisco nulla (e, probabilmente, loro non capiscono me). Ecco spiegato l'erroraccio commesso sul post che ricordava il 27 gennaio. Quel P.S. finale (debitamente tolto stamane grazie ad un commento che ho ricevuto) dove costituire un post a parte solo che nella consueta operazione di taglia e incolla è finito dove non doveva. A volte la realtà è molto più banale della finzione....

lunedì 28 gennaio 2008

27 GENNAIO

Ieri mattina sono andato all'oratorio di Villa dei Leoni dove, dal 7 gennaio fino a dopodomani, abbiamo allestito, insieme all'ANPI, MEDITATE CHE QUESTO E' STATO , una mostra dedicata al settantennale dell'introduzione delle leggi razziali in Italia. E' una mostra che ci sta dando davvero grandi soddisfazioni per via della massiccia affluenza di pubblico. Ieri mattina, però, sono rimasto dvavero sorpreso dalla quantità di genitori che avevano accompagnato i loro figli, alcuni anche piccoli, a vedere, a capire, a spiegare quel che accadde 70 anni fa. Una scena mi ha particolarmente colpito: quella di un papà con due bimbe piccole (entrambe col caschetto da ciclista in testa), seduti insieme a gurdare il videodocumentario che i ragazzi dell'ANPI fanno scorrere ininterrottamente lungo tutta l'apertura della mostra. Le due bambine erano silenziose. Il papà di tanto in tanto spiegava loro alcuni concetti. Alla fine si sono alzati e sono andati via, non prima di aver firmato il libro dei visitatori. La loro presenza mi ha reso felice. Perché significa che davvero avevamo visto giusto. Che davvero questa nostra città ha bisogno di capire, di sapere, di ricordare. Non conosco quella famiglia ma, attraverso loro, voglio dire il mio GRAZIE a tutti quelli che sono stati nostri ospiti in queste settimane a MEDITATE CHE QUESTO E' STATO. Il 13 gennaio, quando abbiamo inaugurato ufficialmente la mostra, l'ex presidente delle comunità ebraiche italiane Amos Luzzato disse che "questa mostra qualifica democraticamente Mira".
Grazie e vi do appuntamento a VENERDI 1 FEBBRAIO, in Teatro, dove - alle 20,30 - andrà in scena TRA CIELO E BRUGHIERA - OMAGGIO AD ETTY HILLESUM, una ebrea polacca morta ad Auschwitz nel 1943. Uno spettacolo di danza, musica e parole (ingresso libero sino ad esaurimento posti) con cui concluderemo questa importante iniziativa.

Che la forza sia con voi

mercoledì 23 gennaio 2008

IL RISVEGLIO

Ho deciso di non parlare di questa crisi di governo (anche perché di tutto quel che sta accadendo solo una cosa mi è chiara: che noi del centrosinistra, come dire?; siamo bravissimi a farci del male da soli). Almeno sino a quando non si vedrà quel che accadrà tra oggi e domani (ieri sera ho parlato con un mio caro amico, onorevole del PD e gli ho provocatoriamente chiesto se stesse preparando i bagagli ma mi ha detto di no..ah! amo gli ottimisti).
E però spero che tutti voi stamani vi siate svegliati allegri e felici per l'incredibile giornata di sole.
Già: mi alzo presto, la mattina. Oggi il panorama che mi si apriva davanti agli occhi era meraviglioso: le cime innevate parevano essere a portata di mano, la neve brillava alla luce di un sole accecante che già dava mostra di sè, poco più in là sulla sinistra si intravvedevano persino i colli euganei. Ho un rituale tutto mio, la mattina. Prima del caffè (e purtroppo della prima sigaretta della giornata, sigh) ascolto un pò di musica. Qualche anno fa, mio fratello mi ha regalato una radio-sveglia-CD, un apparecchio compatto che amo moltisismo per via del suo design che richiama le radio degli anni '50. Mi limito solo ad accenderlo e lascio che sia lui a "scegliere" per me. Oggi sono stato fortunato: ha scelto una delle canzoni di Faber che amo di più, Il Testamento di Tito. E allora in attesa di conoscere, tra oggi e domani, cosa accadrà di questo governo (che la forza sia con te, Romano!) vi saluto con la penultima strofa di questa meravigliosa canzone, una delle poesie più belle che mai siano state scritte:

Ma adesso che viene la sera
ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti

E mi vien da chiedere: e voi, quale musica ascoltate la mattina? Quali sono i vostri "rituali" mattutini?

Che la forza sia con voi

martedì 22 gennaio 2008

LA FINE DI UN SOGNO

Ci risiamo... col seguito di "nani e ballerine" (come cantava un tempo Guccini), ieri sera si è consumato ciò che tutti temevamo: per la seconda volta il centrosinistra è stato mandato a casa.
Condivido la scelta di Prodi di riferire a Camera e Senato e chiedere la fiducia: corretto e costituzionalmente ineccepibile decidere che se crisi doveva essere, questa fosse decisa in ambito parlamentare. E adesso? Andare alle urne subito con la legge elettorale attuale oppure un governo "tecnico" (meglio: istituzionale) che approvi la riforma del voto (sul modello tedesco? su quello francese?) e poi ridare parola agli elettori? Lo capiremo nei prossimi giorni (già oggi pomeriggio iniziano le consultazioni del Presidente della Repubblica). Ciò che appare chiaro è che ieri sera è stata decretata la fine di un sogno. Quella notte in cui Prodi è salito su un palco allestito in una piazza romana e, davanti a decine di bandiere ondeggianti al vento, ha detto "abbiamo vinto" è stata una gran bella notte. Pensavamo, credavamo che davvero fosse possibile costruire un mondo diverso. Pensavamo, credevamo, che finalmente si potesse lavorare per realizzare un modello di società diverso, migliore. Più attento ai bisogni degli uomini, delle donne, dei bambini e degli anziani di oggi. Poi abbiamo cominciato a ricrederci: troppa frammentazione, troppi interessi di parte. Ma ancora speravamo. In fondo il peggio era passato. Il risanamento cominciava a dare qualche frutto. Certo: ancora non si parlava di quelle riforme strutturali necessarie affinché il nostro Paese fosse un paese finalmente moderno. Fino a ieri sera. Fino a quelle frasi pronunciate dal Presidente del Senato Franco Marini con cui si annunciava la fine di questo sogno.

Che la forza sia con voi

venerdì 18 gennaio 2008

BASTA!

Ancora due morti sul lavoro. Ancora due vittime, due sacrifici umani compiuti sull'altare del profitto, di sterili cifre che compaiono su bilanci aziendali. Basta. Non è possibile che si continui a morire di lavoro, a causa del lavoro, per colpa del lavoro. E' già accaduto troppe volte in passato. E continua ad accadere anche oggi. E magari diranno che si è trattato solo di "tragica fatalità" o di "errore umano".......
Che la forza sia con voi!

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giovedì 17 gennaio 2008

LIBERTA DI PENSIERO O PENSIERI IN LIBERTA?

Torno un poco indietro nel tempo....
1985: il preside del Liceo Scientifico Statale "Galileo Galilei" di Dolo accoglie la richiesta di un gruppo di studenti i quali chiedono che la visita pastorale del vescovo di Padova in quel paese comprendesse pure un incontro nell'Istituto. Immediato si accende il dibattito con scioperi e controscioperi. Le due "anime" della scuola (quella cattolico-democristiana e quella comunista) si confrontano con toni accesi. Alla fine, al solito, è lo stesso Vescovo che toglie tutti di impaccio decidendo di non venire.
2008: quel che è accaduto alla Sapienza di Roma è noto a tutti.
Che dire? Chi è frequentatore di questo blog conosce la mia posizione di cattolico praticante anche se di confine. Cattolico che ama la sua Chiesa ma che ritiene Benedetto XVI un papa ancora più conservatore del suo predecessore che, probabilmente, è stato uno dei Pontefici più conservatori che la Chiesa abbia mai avuto. Recentissimamente, Benedetto XVI ha celebrato la Santa Messa con le spalle rivolte ai fedeli cancellando di colpo uno dei risultati più significativi del Concilio Vaticano II e iconograficamente segnando, in maniera più significativa di mille enicliche, quale sia la sua idea di Chiesa.
Epperò quel che è accaduto alla Sapienza è una colossale sciocchezza. Al solito ha ragione Cacciari che su Repubblica di oggi sostiene che quei 67 professori di scienze "hanno dato prova di assoluta cretineria politica". Anziché approffitare della presenza del Pontefice per confrontarsi sulla scienza, sul rapporto con la fede si è preferito rifiutare il dialogo. E con quale risultato, poi? Che oggi quanto Bendetto XVI avrebbe detto in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico compare su tutti i quotidiani italiani. E se si legge attentamente questo documento si comprende come, per l'ennesima volta, l'Università ha rinunciato ad una sua "vocazione" fondamentale: quella di educare alla libertà di pensiero....
Che la forza sia con voi

martedì 8 gennaio 2008

ANGELA HEWITT

Ieri sera, ospite di amici, ho avuto la possibilità di ascoltare uno straordinario concerto di Angela Hewitt. Straordinario innanzitutto perché inserito nella Stagione di musica da camera organizzata all'interno del Teatro La Fenice. Entrare in questo teatro credo non possa lasciare nessuno indifferente. Lo spettacolo che ti si apre davanti (e che appare all'improvviso solo quando entri fisicamente nel teatro) è eccezionale: gli intarsi lignei dorati, gli affreschi, gli arabeschi, il gigantesco lampadario che troneggia al centro della sala. Davvero l'artigianato veneziano, coinvolto nella gigantesca opera di ricostruzione, ha dato al mondo intero una lezione di capacità e maestria! Straordinario poi per la protagonista: Angela Hewitt, canadese, bimba prodigio che a 5 anni già aveva vinto la sua prima borsa di studio, per la sua prima esibizione in questo Teatro ha scelto i Preludii e le fughe di Johann Sebastian Bach. E' stato incredibile vedere (ero in seconda fila) la sua capacità di astrarsi dalla realtà: pareva che in taluni momenti fosse talmente concentrata da ignorare il pubblico. Così come incredibile era vederne la mimica: quando iniziava il brano successivo, dopo le primissime note, un sorriso le illuminava il volto, come quando sorridiamo ad un amico che non vedevamo da tempo. Al termine del concerto abbiamo applaudito per quasi 10 minuti tanto che la Hewitt ha voluto "ringraziarci" regalandoci non un bis ma un altro concerto (durato circa 45 minuti) sempre sul suo, e nostro, amato Bach.


Che la forza sia con voi

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mercoledì 2 gennaio 2008

IL SENSO DELLA MEMORIA

Nel 1938, in Italia, furono promulgate le prime di una serie di leggi che andarono sotto il nome di "Leggi razziali". In forza di queste leggi anche nel nostro Paese si dette avvio alla sistematica cancellazione non soltanto di un popolo, quello ebraico, ma anche di intere categorie di individui "colpevoli" solo di essere zingari o inabili od omosessuali. Queste persone, questi individui, questi cuori che pulsavano d'amore o di dolore, che insomma vivevano esattamente come viviamo noi furono deportati in campi di sterminio, torturati, violentati, trasformati in cavie umane e poi uccisi e bruciati. Furono semplicemente cancellati dalla faccia della Terra, privati di quell'umano conforto cui si ha diritto almeno da morti: non c'erano più corpi su cui mogli, mariti, figli, parenti potessero piangere. Probabilmente non c'erano però nemmeno più occhi attraverso cui poter far scendere lacrime di consolazione. Ora, 70 anni dopo l'avvio di questa "pulizia etnica" la memoria di quegli anni è andata sfocando. Solo l'odio per il diverso, per chi è "altro" da noi è ancora vivo. Diventa dunque fondamentale per ciascuno (ma specialmente per le nuove generazioni) non dimenticare. Non dimenticare dove quell'odio ci ha condotto. Si: "ci" anche se chi scrive ha meno di 40 anni, anche se - immagino - i lettori di questo blog appartengono a generazioni diverse da quella che ha vissuto sulla propria pelle quest'odio razziale. "Ci": perché una società che dimentica il proprio passato, è una società che rischia di compromettere il proprio futuro. Ecco perché ho deciso di dedicare non soltanto un giorno - il 27 gennaio - ma quasi un mese alla memoria della Shoah. Lo faremo attraverso una mostra, ospitata nell'Oratorio gentilizio di Villa dei Leoni, curata dal Centro di documentazione ebraica di Milano e allestita dall'ANPI di Mira. Una mostra su ciò che quelle leggi razziali sono state, su ciò che furono i campi di concentramento. E durante tutta la mostra sarà proiettato uno straordinario videodocumentario preparato da un gruppo di giovani della stessa associazione mirese. Un documentario fotografico con testi di forte impatto e immagini che potranno sembrare anche "pesanti". Ho scelto io di non edulcorare la realtà. Ho chiesto io agli autori di pubblicare tutte le immagini in loro possesso, anche quelle che possono essere dei "pugni allo stomaco". Perché la realtà non può né deve spaventare. Perché quella è la realtà che in tanti, troppi hanno vissuto, patito, subito. Ed è giusto che quella realtà la conosciamo e la facciamo conoscere alle nuove genrazioni. A quei ragazzi che rischiano di dimenticare che anche un insulto lanciato su un campo da calcio è intolleranza, è odio. Visitate questa mostra. Visitatela coi vostri figli, coi vostri nipoti. Visitatela e non dimenticate. Mai! Ed il 1 febbraio in Teatro concluderemo la mostra con uno spettacolo - gratuito - di suoni, parole e danza dedicato a Etty Hillesum, morta anch'essa in un campo di sterminio.


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, 1958)


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