RACCONTO
Poi ti capita che, su Facebook , un tuo carissimo amico, operaio a Porto Marghera commenti una tua (mia) solenne incazzatura (che è riassumibile con questa amara constatazione: milito in un Partito che esercita sistematicamene e pesantemente la non scritta regola di premiare chi perde le elezioni) con questo commento:
Pensa che xxx (la "causa" della mia incazzatura) è venuto in campagna elettorale da noi e per poco non lo prendevo a calci in culo. Sosteneva che era meglio la cassa integrazione piuttosto che sviluppare gli impianti (riferimento a SG31).
Il sindaco Orsoni poi è venuto a... fare la prima giunta in capannone dicendo che la realtà di porto marghera era sicuramente da salvare e sviluppare. Dopo un paio di giorni l'assessore alle attività produttive del comune se ne esce dicendo che a porto Marghera è meglio fare una bella gettata di cemento e chiudere le produzioni definitivamente.
Ecco: se un Partito nemmeno su Porto Marghera ha le idee chiare ma, soprattutto, la capacità di ridare speranza a chi oggi non ne ha, come è mai possibile possa affermarsi come forza di governo?
In queste settimane sto ricevendo cortesi solleciti a rinnovare la tessera del Partito Democratico. Solleciti cui rispondo...prendendo tempo. Mi pare che il PD, davvero, sia oramai frustrato da un perpetuo immobilismo di una classe dirigente autoreferenziale e autopremiantesi nonostante possa presentare un bilancio totalmente fallimentare (e non mi rifersico a Bersani). A proposito di Verso Nord, ieri ne Il Corriere del Veneto, Umberto Curi (che non è propriamente di destra) a proposito della cieca e arrogante reazione di qualche dirigente del PD scrive
Chiudersi a riccio di fronte al nuovo, prima ancora di aver capito quale senso possa avere e in quale direzione vada, vuol dire confermare un dato perfino drammatico che è all'origine del delcino della sinistra nel Veneto, vale a dire la difesa di miserabili rendite di posizione.
Alla Festa del PD di Campalto (cui ho partecipato perché, almeno quella, non si richiamava a cose del passato che denunciano la vocazione "monoteista" di alcuni miei coinquilini in quella che dovrebbe essere davvero una casa comune), Nichi Vendola non ha fatto un discorso alto e nobile. No. Ne ha fatto uno più dirompente: un discorso passionale, appassionato. Perché ha saputo dare una visione, un sogno, una speranza. Che è ciò che a noi manca! Non a caso martedì sempre sul Corriere Massimo Franco (uno che, a differenza mia, di politica ne mastica e parecchio) scrive che il Presidente della Puglia
prova a prendere per le corna una questione, quella delle identità, della capacità (e prima ancora della voglia) di mettere insieme un punto di vista autonomo, una soggettività, in una parola un'anima: tutte cose che il centrosinistra (...) sembra ormai considerare materiale d'archivio.
E ne riprende un concetto - chiave per l'oggi in cui continuiamo ad essere malati di antiberlusconismo: non si va lontano cercando le forme di estromissione del sovrano senza rendersi conto che il punto è mutare la cultura del regno.
Non so voi: ma io questa la chiamo progettualità, visione, speranza. L'unica sulla quale è possibile costruire sogni di vittoria. Perché i soigni sono belli. Ma quando si realizzano è meglio!
Che la forza sia con voi!
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