martedì 26 ottobre 2010

POLITICA INDUSTRIALE

Difficile non considerare Sergio Marchionne ingeneroso nel dimenticare che il destino della Fabbrica Italiana Automobili Torino è dipeso dai moltissimi incentivi che diversi governi hanno concesso nei decenni. E però nel contempo stupisce che la politica italiana abbia volutamente omesso di commentare ciò che è stato - io credo - il nodo centrale del ragionamento che l'amministratore delegato della Fiat ha fatto l'altro giorno da Fabio Fazio. C'è una domanda a cui ancora oggi la politica italiana non riesce a rispondere: può l'Italia essere il "paese giusto" dove un'idea imprenditoriale possa svilupparsi al punto da diventare multinazionale? Oppure il destino di questo nostro Paese è quello di diventare solo sede di succursali di aziende che in altri paesi hanno la loro sede centrale? Altrimenti detto: quante aziende italiane possono davvero dirsi multinazionali? Perché i dati e le riflessioni di Marchionne sono difficilmente controvertibili. Ha ragione quando afferma che l'Italia non è competitiva. Ha ragione quando afferma che in Italia abbiamo un basso tasso di produttività. Ha persino ragione quando afferma che in Italia vi è la necessità di una nuova politica del costo del lavoro. Perché il salario netto che un operaio percepisce è molto, ma molto, più basso di quello lordo e ciò perché viene gravato d auna quantità enorme di tasse. Per'altro (lo afferma Il Corriere della Sera di oggi) come possiamo pensare che sia possibile oggi che la politica si occupi (finalmente!) di industria, di lavoro se in un anno le Camere hanno approvato soltanto 10 leggi? Se dal 1 gennaio Montecitorio si è riunito 126 volte ed il Senato 92? In quale luogo maggioranza e opposizione dovrebbero confrontarsi per cominciare a ragionare sul futuro di questo Paese? Marchionne sarà pure stato ingeneroso nei confronti del Sistema Italia ma come ha dichiarato Casini le sue parole possono essere più o meno simpatiche ma non fanno una piega.
Che la forza sia con voi!

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lunedì 25 ottobre 2010

PASSIONE

Ho ascoltato con grande attenzione il discorso con cui Nichi Vendola ha concluso il primo congresso di Sinistra Ecologia Libertà. Su Facebook l'ho definita un'appassionante e appassionata orazione civile; una altisisma e nobilissima orazione etica, morale, civile. Certo: non era e non poteva essere un discorso "programmatico - elettorale" quanto un intervento congressuale, rivolto innanzitutto ai militanti di un partito di sinistra (ovvio che abbia preso le difese di CGIL e FIOM riservando un solo passaggio alla necessità  che l'Italia avverte di un grande sindacato confederale unitario). Però molte delle affermazioni del governatore pugliese non posso che condividerle. Specialmente perché ha ridato (finalmente!) la rotta ad un popolo che è militante del centrosinistra nella misura in cui in tale luogo rivendica la propria natura progressista, riformista e riformatrice. E' stato un discorso a tutto tondo, che ha toccato anche argomenti scomodi per la sinistra laddove, ad esempio, ha ribadito che la politica estera in Medio Oriente non può che garantire un duplice diritto, il diritto alla sicurezza per Israele ed il diritto ad una patria per il popolo palestinese.
Quello di Vendola è stato innanzitutto un discorso di rottura rispetto ad una nostalgica visione (che affligge anche il PD) di un partito pedagogo; idea che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle. Ma anche un discorso dialogante. A proposito della manifestazione di sabato scorso della CGIL innanzitutto: Aldo Moro non sarebbe sceso in piazza ma molto probabilmente avrebbe scritto un saggio per spiegare alle classi dirigenti che non si può non considerare quella piazza una risorsa per il futuro. E poi nei confronti del mondo cattolico: la DC (e l'autore di questo blog non è mai stato un DC) è stata garante della laicità dello Stato; la fine dell'unità politica dei cattolici ha provocato l'inseminazione generalizzata di clericalismo in tutta la scena politica italiana; a questo guai se rispondiamo con vecchie pulsioni anticlericali e non invece rilanciando la sfida del dialogo, della conoscenza reciproca, dell'analisi differenziata.
Ma il punto più emotivamente toccante è stato il passaggio sulla sua fede religiosa. passaggio sostanziale e fondante del suo intero programma e della sua specialissima visione della politica e del futuro - io non la nasconderò mai perché quella è stata la mia vita - dove diventa fondamentale riconoscere che il Cristo crocifisso è l'annuncio di un regno attraverso il potere dei segni: quattro pezzi di legno, alcuni chiodi, ed una corona di spine. E l'identità politica di questo uomo, allievo di don Tonino Bello, omosessuale, (ex) comunista diventa paradigmaticamente l'identità anche di un mondo cattolico illuminato per il quale le verità fondanti di una fede che significa accoglienza, solidarietà (ero straniero e mi avete accolto; ero nudo e mi avete vestito; ero affamato e mi avete dato da mangiare; ero carcerato e mi siete venuti a trovare) non possono ammettere correità alcuna con chi usa l'acquasantiera come argomento elettorale.
Altri due mi paiono i passaggi cruciali del suo pensiero e quelli dove probabilmente sarà necessario, io credo, un maggiore approfondimento. Il primo laddove egli riconosce che il sistema impresa è necessariamente l'antagonista dove il conflitto appartiene alla fisiologia dei rapporti. Il secondo riguarda la necessità di produrre una ricchezza complessiva fatta di valori ambientali, sociali oltre che di valori produttivi.
E però (finalmente!) la voce, le citazioni, la passione fanno intravvedere in Nichi Vendola una persona che ha una idea, un programma, una convinzione, un sogno. Ciò di cui il centrosinistra ha oggi una drammatica necessità.

Che la forza sia con voi!

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venerdì 22 ottobre 2010

TEATRO!!!!!!!!

lunedì 18 ottobre 2010

E MO'????

Da Il Corriere della Sera (a firma di Paola Di Caro)

«Appello ai moderati dei due fronti Portiamo al governo le persone serie»
Casini: niente alleanze con questo Pd. Enrico Letta, Pisanu, Fitto e Follini venite da me


Gli hanno «fatto male» le critiche arrivate dal Pd per i suoi giudizi, decisamente critici, sulla manifestazione della Fiom di sabato scorso: «Una deputata che non conosco, la signora Codurelli, dice che le mie dichiarazioni umiliano le persone oneste che hanno sfilato. Beh, siccome questo deve essere il momento della chiarezza, voglio essere chiaro».


Chiarisca, onorevole Pier Ferdinando Casini.

«Io rispetto profondamente le persone oneste, mi inchino davanti ai lavoratori che hanno sfilato pacificamente, che hanno manifestato in nome dei diritti dei lavoratori».

Ma...

«...ma se non si dicono le cose come stanno, si fa solo un immenso regalo a Berlusconi».

È un messaggio al Pd?

«Insomma, va detto che proprio nel momento in cui l'esperienza dell'alleanza Lega-Pdl sta arrivando al capolinea, e la gente si sta accorgendo che Berlusconi è bravo a vincere le campagne elettorali ma non a governare, se l'idea dell'opposizione è quella di creare un'alternativa partendo da piazza San Giovanni, allora siamo fritti».

Dunque lei non vuole avere niente a che fare con il mondo della sinistra, parlamentare e no, che ha sfilato assieme alla Fiom o comunque ha sostenuto quella battaglia?

«Lo ripeto, rispetto tutti, ma gli slogan e le idee di quella manifestazione ci riportano indietro agli Anni 70, i manifesti che indicavano come bersagli Bonanni e Marchionne non possono simboleggiare l'alternativa a questo governo, e anche se rispetto Vendola e gli sono amico, invito l'onorevole Codurelli a leggere i riferimenti programmatici e ideali di Sinistra e Libertà, in cui si accusa il capitalismo di aver depredato la gente...».

Ma lei crede sia diventata questa la posizione del Pd?

«Spero di no, visto che ricordo bene Bersani dire che imprenditori e lavoratori sono sulla stessa barca. Parole da sottoscrivere, quelle che mi aspettavo dal Pd per l'evoluzione che ha avuto negli ultimi 3-4 anni, come mi aspetterei oggi che si sia tutti d'accordo nel sostenere che se Pomigliano non può essere la bandiera dei moderati, nemmeno può diventare il bersaglio polemico dell'alternativa».

I suoi dubbi stanno a significare che lei è rimasto deluso da Bersani?

«Premesso che non invidio Bersani, e che apprezzo il fatto che anziché andare in piazza sia rimasto a casa sua e non per altri impegni, mi sembra che il Pd stia cercando di dare un colpo al cerchio e una alla botte, posizione che non ha grande respiro. Perché se si vuole davvero creare l'alternativa a Berlusconi cogliendo il fortissimo disagio che sta maturando in interi settori del Pdl e se si vuole una piattaforma programmatica in cui la sinistra moderata sia parte costitutiva seria, non basta non partecipare al corteo della Fiom, bisogna essere molto più decisi».

Crede che la cautela di Bersani sia dovuta al riavvicinamento con Vendola?

«Vendola è un interlocutore importante sulle regole, fa bene a tentare di riportare la sinistra estrema in Parlamento. Ma sul piano programmatico è ben lontano dalle stesse posizioni della sinistra europea come la conosciamo in Germania, Francia, Inghilterra. Sempre che i documenti approvati nei congressi abbiano un senso e un valore: io ad essi faccio riferimento».

Cosa chiede in sostanza a Bersani?

«Io non chiedo niente, è un problema loro, non mio. Perché io posso dire che, se queste sono le loro posizioni, l'Udc non si allea con il Partito democratico, non ci sono dubbi in proposito. Ma mi chiedo, è un problema solo dell'Udc o anche dei moderati del Pd se il loro partito non si dissocia da questi contenuti? Perché - vorrei ricordarlo - proprio su questi temi si è impantanato il governo Prodi, sulla dissociazione di Bertinotti. Su questo terreno si è sfaldato il centrosinistra che vinse nel '96. E allora la piazza può anche essere ascoltata, ma non può essere seguita».

La sua è una chiamata ai moderati del Pd?

«Ai moderati dell'uno e dell'altro polo che credono in ricette nuove, e nel fatto che il Paese si rilancia mettendo assieme a governare le persone serie che nel Pd sanno che seguendo le piazze non si va da nessuna parte, e persone serie del Pdl che non ne possono più di dover sottostare a un patto in cui è la Lega che dà le carte. Noi ci poniamo l'obiettivo di mettere assieme queste persone e di fare riflessioni profonde anche sull'evoluzione del movimento sindacale: in poche parole, neanche Bonanni ha il dono dell'infallibilità, ma il nostro Paese dovrebbe ringraziare Cisl e Uil che davanti a una drammatica crisi non ripetono le parole d'ordine del passato come "sciopero generale"».

Quando parla di persone serie, ha dei nomi in mente?

«Beh, non si capisce perché Enrico Letta e Pisanu, Fitto e Follini debbano stare su versanti opposti. Davvero dobbiamo ancora rendere omaggio ad un bipolarismo che si è dimostrato fallimentare?».

Ma lei si sta augurando una rottura nel Pd, dopo quella avvenuta nel Pdl? Non è un bel modo per convincere Bersani a cambiare rotta...

«Io mi auguro che il Pd scelga, come mi auguravo che il Pdl scegliesse, non che si spaccasse. Mi sarei accontentato di molto meno di quello che è accaduto...».


Che la forza sia con voi!

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martedì 5 ottobre 2010

DELLA BESTEMMIA

Da L'Avvenire


Ci mancava solo la bestemmia dentro la barzelletta del presidente. Un video – puntuale come una maledizione – ce l’ha servita via internet, mentre un altro video – sempre tramite web – ci ha proposto un Silvio Berlusconi che giochicchia con consunti stereotipi sugli ebrei. Tutto questo ieri, all’indomani della riconfermata fiducia al governo e delle parole pesate e pesanti che il presidente del Consiglio dei ministri aveva pronunciato nelle aule di Camera e Senato, tra l’altro sottolineando la sua ben nota amicizia per Israele e riaffermando l’impegno dell’esecutivo a sviluppare una politica responsabile ed eticamente attenta su tematiche delicatissime, care anche e soprattutto al mondo cattolico.




Si potrebbe ragionare all’infinito sullo strano timer che governa il "rilascio" mediatico – come se si trattasse di mangime per pesci o polli – di battute e gaffe «private» (o semi-pubbliche) del premier. E non sarebbe un ragionare strano o inutile. Ma il problema principale stavolta non è il timer. Il problema è il deposito di battute e gaffe (vere o presunte). Il problema è che dal deposito sia affiorata anche un’insopportabile bestemmia (anche se vecchia di mesi e mesi non è, purtroppo, meno tale).



C’è una cultura della battuta a ogni costo che ha preso piede e fa brutta la nostra politica. E su questo tanti dovrebbero tornare a riflettere. E farebbero bene a pensarci su davvero anche coloro che bestemmie di vario tipo e barzellette mediocri (tristemente dilaganti tra pseudo-satira e pseudo-cultura) non le sopportano solo quando spuntano sulla bocca di un avversario, meglio se di Silvio Berlusconi. Ma su ogni uomo delle istituzioni, su ogni ministro e a maggior ragione sul capo del governo grava, inesorabile, un più alto dovere di sobrietà e di rispetto. Per ciò che si rappresenta, per i sentimenti dei cittadini e per Colui che non va nominato invano.
 
Che la forza sia con voi!

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sabato 2 ottobre 2010

PAPA NERO?

Forse nemmeno ad un nuovo Dante sarebbe venuto in mente il contrappasso toccato in sorte al Presidente del Consiglio. Da sempre allergico alla liturgia parlamentare, animato da un populismo che lo vorrebbe capo indiscusso di tutto, negli ultimi due giorni Berlusconi ha incassato due sonore sconfitte. La prima: essere stato costretto ad una verifica parlamentare. La seconda: aver dimostrato che la sua invincible armada non è più tale e che l'ex amico Gianfranco Fini diventa essenziale per la sopravvivvenza stessa dell'Esecutivo. Se vuol continuare a governare, Berlusconi dovrà necessariamente allentare il patto di ferro con Umberto Bossi.  Non è un caso che, ancora oggi, proprio la Lega Nord mostri continui segnali di insofferenza.  E questo mentre, nemmeno una settimana fa, Emma Marcegaglia, Presidente Confindustria (la stessa che Berlusconi avrebbe voluto neo ministra allo sviluppo) abbia avvertito che la pazienza di industriali e cittadini "si sta esaurendo e Luca Cordero di Montezomolo abbia attaccato pesantemente proprio la Lega Nord. Sfido che ad un incredulo Massimo Donadi (senatore IDV), Berlusconi abbia confessato che quello dell'altro ieri era un compleanno di m.... Ed ora? Nel caso in cui comunque non sia possibile proseguire l'azione di governo, Berlusconi è elettoralmente battibile. Da uno schieramento ampio basato su un programma di riforme che accompagnino il Paese ad una nuova competizione elettorale. Battere il berlusconismo, sconfiggere - vale a dire - il modello di società che in questo decennio la destra ha puntualmente seguito e realizzato, è molto ma molto più difficile.  E non basta un'accozzaglia elettoralistica. Servono idee, programmi, candidati in grado di realizzarli.  E magari pure primarie di coalizione (non di partito giacchè nello statuto del PD è esplicitato chiaramente che il segretario nazionale è anche il candidato - premier) dove finalmente si possa individuare chi è davvero in grando di regalare un new deal , un nuovo sogno a questo nostro Paese. Perché anche la politica può essere futuro....
Che la forza sia con voi!

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venerdì 1 ottobre 2010

LETTERA

Luciana Litizzetto scrive ad Andrea Biavardi, direttore di For Men


Lo confesso.

Ho ceduto alla tentazione di comprare la nuova rivista maschile 'For men
magazine'.

Del resto, come potevo resistere agli affascinanti argomenti annunciati
dalla copertina (che, tra parentesi, ritrae un tizio con una faccia da pirla
e un asciugamano di spugna bianca che fa tanto 'figo da spogliatoio' )?


Almeno quattro i titoli memorabili:



- 'Falle dire basta stanotte!'



- 'Ricco entro Pasqua: 15 idee geniali'



- 'Trucchi: mangi il doppio diventi la metà '



- 'Smetti di fumare e voli ai Caraibi'.









Non vorrei deludere il geniale direttore Andrea Biavardi, ma a far dire



'BASTA' a una donna siete già tutti bravissimi da soli poichè di solito ne



abbiamo abbastanza dopo i primi tre minuti.



La vostra difficoltà sta nel farle dire 'ANCORA!', al limite.



Ci pensi su, per il prossimo numero.









Riguardo allo slogan 'Ricco entro Pasqua' beh, signor Biavardi, se vuole



fare le cose fatte bene, nel prossimo numero alleghi anche due simpatici



gadgets: passamontagna e chiave inglese.









Alla promessa 'Mangi il doppio e diventi la metà ', invece, tenderei anche a



credere. Bisogna vedere la metà di cosa.



Io se mangio il doppio, signor Biavardi, divento l'esatta metà del



Partenone, in effetti.









Infine, sempre in copertina, campeggia la scritta 'Smetti di fumare e voli



ai Caraibi'.



Guardi signor direttore, io non ho mai conosciuto uno che abbia smesso di



fumare e che sia andato in un'isola tropicale a festeggiare.



In compenso ho sentito un sacco di gente che ha cominciato a fumare sostanze



illecite e s'è fatta certi viaggi senza neanche uscire di casa che lei



neanche si immagina.









Ma questo è solo l'inizio.



Una si illude che il peggio sia già tutto in copertina e invece no, il



meglio è all'interno!









A pagina 52 c'è un avvincente e istruttivo servizio con tanto di foto



redazionali su 'come slacciarle il reggiseno' che tiene conto dei vari



modelli (classico, seduttivo, sportivo...) .









A parte l'intelligenza del servizio in sè, vorrei soffermarmi sul consiglio



per slacciare rapidamente il modello sportivo, che è :



'se lei è spiritosa dacci un taglio con le forbici!'.









Biavardi, io le garantisco che sono una donna alquanto spiritosa, ma se un



uomo che magari conosco da poco, in un momento di intimità mi tira fuori dal



taschino un paio di forbici, io come minimo penso che sia il mostro di



Milwaukee e nella migliore delle ipotesi gli assesto un calcio nelle palle



che il mese dopo il soggetto in questione passa dal suo For Men Magazine a



Donna Moderna.



A pagina 50 poi, si tocca l'apice grazie ad un servizio che affronta la



spinosa questione: 'Se l'iguana domestico ci prova con tua moglie'.









Nell'articolo si sostiene infatti che ci sono diversi casi di molestie



sessuali da parte di iguana nei confronti di donne con il ciclo.









Senta signor Biavardi, lei l'ha mai vista una donna col ciclo? Mi segua



signor direttore, non parlo di una donna in sella al motorino. Parlo della



donna in quei giorni lì. Ecco guardi, io in quei giorni ho la cera del



cugino IT e l'affabilità di Godzilla, non mi si avvicinerebbe a meno di



cento metri un velociraptor si figuri un iguana.









E infine, l'apoteosi vera e propria: il test 'sei uno stallone o una



schiappa?'.



Le domande sono tra le cose più esilaranti che io abbia mai letto in vita



mia In pratica sei ritenuto uno stallone se rispondi sì a domande come



questa:









'Ti è mai capitato di farlo con una donna e poco dopo, con la sua compagna



di stanza?'









'Un sacco di volte! Alla casa di riposo 'Domus Mariae'.









O 'Di essere chiamato da una donna che ti chiede se può venire da te alle



nove del mattino?'









Sì certo, da una rappresentante della Folletto.









Mi fermo qui. Donne, consoliamoci: noi una volta al mese avremo pure le



nostre cose, ma loro una volta al mese hanno For Men Magazine in edicola.









Mica lo so chi sta peggio!!