lunedì 26 aprile 2010

BAMBINI

Da Il Corriere della Sera, articolo a firma di Goffredo Buccini

Quella bambina in camicia nera
costretta a subire una lezione di odio



GIULINO DI MEZZEGRA (Como) - Quest’anno si sono tirati dietro i bambini. Come alla gita fuoriporta. Davanti al cancello della fucilazione, a Villa Belmonte, c’è uno scricciolo con la maglietta gialla, a stento arriva al muretto di cinta. Punta verso la croce dove c’è scritto «Benito Mussolini, 28 aprile 1945» l’obiettivo del suo Nintendo DS, quello con cui gioca normalmente a Super Mario. E c’è lei, che avrà sei anni scarsi: le hanno infilato una camicetta nera, calzato in testa il basco della Repubblica sociale, con il gladio e l’alloro per stemma. Pure lei scatta foto, con una macchinetta digitale. Pare di sentirla. «Dai zio, alza il braccio e sorridi, eja-eja». Alle sue spalle una coppia attempata (papà e mamma? nonni?), teschi sul cappello come comparse sbrindellate del «Salò» di Pasolini, con accanto un bamboccione occhialuto coperto di gladi che pare un puntaspilli (fratello maggiore?). Nella marmellata pop della pacificazione nazionale, tra coriandoli d’identità dove le t-shirt della Rsi vanno via online a nove euro «con logo prestampato», eccoci quindi alla scampagnata di famiglia repubblichina.

Le immagini ci raccontano una giornata piena di sole che cozza con le cupe icone di battaglia, una banalità del male che profuma di frittata di maccheroni. Quelli di Giulino di Mezzegra ci hanno fatto il callo, ogni anno è così per l’anniversario della morte di Mussolini. Sarebbe il 28 aprile, ma in tre o quattrocento hanno anticipato alla domenica, capirete: ci scappava la gitarella sui laghi e pazienza se i partigiani dell’Anpi hanno preso storta la coincidenza col 25 e la Liberazione.

Solita roba, dicono qui annoiati, soliti saluti romani; i reduci, sempre di meno - quest’anno è rimasto solo il Mario Nicolini (98 anni!) che fa sempre lo stesso discorso - e gli skinheads, sempre di più, crani che brillano al sole, muscoli gonfi. Davanti alle foto di giornata, uno può sorridere, intristirsi, magari arrabbiarsi. Forse la reazione più saggia ce l’ha la gente del posto: «Quelli là? Non ci facciamo neanche più caso». Ma è la prima volta che alla parata di Giulino si vedono tanti bambini: intabarrati in divisa, imprigionati in una nostalgia per qualcosa che nessuno ha vissuto (tranne il Mario, s’intende). Bambini che andrebbero lasciati in pace, in quest’Italia pacificata. Bambini con una fantasia dura da incastrare in una pagina di odio: uno s’è portato il pallone e lì, sul prato, tra grinte imbronciate di padri e zii che pare la notte del 25 luglio, baschi neri e calzoni alla zuava negli stivali che sembrano tutti controfigure di Pavolini, parte in dribbling, dritto in porta. La squadra dei neri è numerosa, ma lui corre e corre, ha tutta una storia davanti.

Che la forza sia con voi!

Etichette:

venerdì 23 aprile 2010

FINALMENTE!


Quanto accaduto ieri durante la direzione nazionale del PDL è fatto che ritengo molto importante. Per la prima volta, infatti, vi è stato un manifesto e palese dissenso, un dire "io non sono d'accordo" come mai si era visto "terrorizzati" com'erano di incorrere nel "reato di lesa maestà". Con l'onestà intellettuale che da smepre lo contraddistingue, il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, ha - di fatto - evidenziato la fine dell'unanimismo berlusconiano con il suo consueto corteo di nani e ballerine. C' è una corrente - pardon sensibilità - (al momento molto) minoritaria (11 delegati) ma già di per se (nonostante il documento finale approvato con 11 voti contrari - mentre non si conoscono quelli favorevoli - stabilisca il divieto di costituirsi in correnti) questo è un elemento di novità. Ed ha assolutamente ragione Pierluigi Battista che oggi, dalle colonne del Corriere, ricorda che, fino a pochi anni fa, in un partito ramificato, capillarmente organizzato, composito le pluralità delle opinioni costituissero una ricchezza. Cui aggiungo (condivdendo totalmente il pensiero espresso nel pomeriggio di ieri dal segretario nazionale PD Bersani) un altro elemento di novità (almeno per il centrodestra): la durezza del confronto Fini - Berlusconi, uno scontro dialettico ma anche fisico con interruzioni reciproche, movimenti, dita che si alzavano. Come scrive oggi il sempre ottimo Aldo Cazzullo: ...è il tono con FIni ha chiamato il premier "Berlusconi" - mai "presidente" e una sola volta "Silvio" - è il modo in cui si è alzato a sventolargli il dito sotto il naso, a rendere il dovorzio irreparabile, sia pure non ancora formalizzato. Ma non è solo questo. No. C'è anche quello che il Presidente della Camera ha dichiarato durante i 60 minuti del suo intervento, quel rivendicare per il PDL una politicva altra da quella della Lega Nord; c'è la consapevolezza di una ormai irrimediabile distanza proprio sulla visione di cosa è il PDL: un partito (secondo Fini) che come tutti i partiti democratici ammette al proprio interno dissensi e contrapposizioni; un popolo, non un partito, frase che Berlusocni ha preteso fosse inserita a conclusione del documentro finale della Direzione.
Che la forza sia con voi!

Etichette:

giovedì 22 aprile 2010

DISUNITA'

Da Repubblica a firma di Chiara Valentini

Unità d'Italia a pezzi
Dopo Ciampi, anche Dacia Maraini, Gustavo Zagrebelsky, Ugo Gregoretti e Marta Boneschi lasciano il comitato per le celebrazioni del 150° anniversario voluto dal governo. "Non contavamo più niente. Vogliono imporre al Risorgimento un revisionismo di marca leghista"
Cresce la tempesta nel Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Dopo le dimissioni del presidente Carlo Azeglio Ciampi, motivate almeno ufficialmente da ragioni di salute, sono in arrivo quelle di altri autorevoli membri del comitato, a cominciare da Dacia Maraini. Racconta la scrittrice: "Avevo accettato di far parte del comitato dei garanti per simpatia nei confronti di Ciampi e perché volevo sottolineare l'importanza di un anniversario che viene messo in discussione anche con toni rozzi e inaccettabili. Ma con il passare dei mesi il ruolo del comitato è stato svuotato, non contavamo più niente, non potevamo decidere niente. Mi sembrava poco dignitoso restare lì a fare la foglia di fico e così ho mandato una mail a Gustavo Zagrebelsky, anche lui preoccupato per la deriva del nostro lavoro, dicendogli: "Ma che ci stiamo a fare?". Zagrebelsky è stato d'accordo e ha scritto una lettera di dimissioni piuttosto dura e motivata, che è stata firmata, oltre che da me, da Ugo Gregoretti e da Marta Boneschi. Intanto aveva scritto una sua lettera di addio anche Ludina Barzini". Dacia Maraini nega che le sue dimissioni siano legate a quelle di Carlo Azeglio Ciampi, che pure erano nell'aria. "Non voglio interferire in nessun modo con quel che ha deciso il presidente Ciampi, ma mi sembra improbabile che si sia dimesso solo per ragioni di salute", dice. Di quel che succedeva nel Comitato dei garanti la Maraini dà un'immagine kafkiana. "All'inizio credevo che potesse funzionare. C'erano centinaia di progetti di comuni e di istituzioni di cui dovevamo garantire il valore culturale. Ma quando chiedevamo di fare delle scelte le risposte erano vaghe. In compenso venivamo a sapere di altre iniziative già in corso, di cui nessuno si era sognato di parlarci".
Dacia Maraini aveva provato anche a impegnarsi in prima persona con due proposte, una rassegna di film sul Risorgimento, da tenere a Torino o a Roma, e una serie di iniziative sulla lingua italiana. "Nessuno mi ha risposto. Poi improvvisamente ci è stato detto che non c'era più una lira, non si poteva fare più niente. Abbiamo continuato a vederci lo stesso, sperando di sbloccare la situazione, ma è stato inutile. In tutte le nostre riunioni siamo riusciti ad approvare una cosa sola, un disegno con tre bandierine che saranno il logo delle celebrazioni". La scrittrice non nasconde la sua amarezza per quel che è successo. "Si rischia di buttare via una grande occasione per raccontare ai giovani cosa è costata l'Unità d'Italia in termini di lotte, di sangue, di persecuzioni. Si vuol far passare il Risorgimento per una rivoluzione dall'alto, imporre un revisionismo di marca leghista, che vuol mettere in ombra le rivolte di popolo, le repressioni violente". Dell'argomento la Maraini è decisa ad occuparsi comunque, e perdipiù dalla parte delle donne. Con un gruppo di scrittrici e giornaliste ha già in cantiere un libro sulle patriote italiane, "nomi cancellati e dimenticati che vogliamo riportare alla luce. Sarà il mio contributo alle celebrazioni dell'unità del mio Paese".

Etichette: ,

mercoledì 21 aprile 2010

SUL FEDERALISMO

Da Il Corriere

Il federalismo e il mistero del silenzio tombale
di G. Sartori
L’altro giorno scrivendo su queste colonne su le «Incognite del federalismo» mi sono detto: questa volta mi massacrano. Mi sono sbagliato alla grande. La risposta è stata un silenzio tombale. Chi mi ha letto saprà che ponevo quattro quesiti, appunto sul federalismo: quanto costerà, quanto complicherà le decisioni, quanto spezzetterà le cose che non sono da spezzettare, e chi punirà, e come, chi sgarra.
Non dico che i suddetti fossero quesiti facili; ma erano e restano quesiti sine qua non, senza i quali nulla, senza i quali «non si può». Mi era stato annunziato che mi avrebbe risposto il ministro Roberto Calderoli. Del che ero lietissimo perché l’uomo è intelligente (la sua legge elettorale lo è, pur nella sua orrendezza). Invece Calderoli si è sfilato, a quanto pare. Così mi ha risposto domenica soltanto La Padania trovando come vittima— immagino—Stefano Bruno Galli, che mi risulta essere ricercatore di Storia delle dottrine politiche all’Università di Milano. Il buon Galli se la cava come può. Non affronta e tantomeno risponde in alcun modo a nessuna delle mie domande. Curiosamente mi rimprovera di aver citato con favore, alcuni anni fa, La Casta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Farei lo stesso, oggi, per almeno una dozzina di altri libri loro, di Peter Gomez, di Marco Travaglio e altri, tutti di devastante documentazione. Dico curiosamente perché se i suddetti diffamassero un’Italia regionale che prefigura l’Italia federale (sembra così anche a me), allora sarebbe strettissimo dovere della Lega di controbattere e smontare queste calunnie. Invece anche rispetto a questo il silenzio è tombale.
Ma vengo al nocciolo. Il Nostro cita, in favore della tesi che il federalismo costa meno del centralismo, un solo autore, Buchanan. Ma siccome su Buchanan ho lavorato e scritto, posso assicurare il valoroso Galli che il suo teste gli darebbe torto. Senza scomodare venerati maestri, anche io saprei escogitare sulla carta un buon sistema federale. Ma tutto dipende dalle condizioni di attuazione e da quel che troviamo di già fatto (malfatto) e incancrenito in loco. Gira e rigira —sempre a vuoto— il buon Galli approda a questa sensazionale scoperta: che «il federalismo è responsabilità». A dire così non si sbaglia mai; ma non si dice nulla. Responsabilità è in primis un concetto etico, a proposito del quale si distingue tra etica delle buone intenzioni (redente dalla loro bontà intrinseca, anche se risultano disastrose nei loro effetti pratici) ed etica della responsabilità, e cioè consapevole delle conseguenze e quindi per ciò stesso responsabile. In politica, invece, essere responsabile vuol dire, in primissimo luogo, essere tenuto a rispondere dei propri atti; e in questo contesto un responsabile che si rivela «irresponsabile» deve essere cacciato e se del caso punito.
Come? Da chi? Il nostro non ne ha la minima idea, e perciò lascia anche me senza nessuna idea. Peccato che io non sappia il padano e quindi che non possa tradurre. In inglese la nostra vicenda è già prevista, temo, da Shakespeare (in Macbeth): It is a tale told by an idiot full of sound and fury signifying nothing.
Che la forza sia con voi!

Etichette:

martedì 20 aprile 2010

APPUNTAMENTO





LUNEDI’ 26 APRILE
ore 18.00
presso la saletta "Gianni Da Villa" della Casa dell’Ospitalità
in via Santa Maria dei Battuti n. 1/d, Mestre
Tel. 041-958409

IN OCCASIONE DELLA USCITA DEL NUMERO DI
«ESODO»
PRETI OPERAI
NEL VENEZIANO

a cura di
CARLO ALBERTO BOLPIN


MARGHERITA BRONDINO
GIANNI MANZIEGA
MAURIZIO REBERSCHAK
CARLO URBANI

Conversano con il curatore


LA CITTADINANZA E’ VIVAMENTE INVITATA AD INTERVENIRE ALL’INCONTRO
CHE SI CONCLUDE CON IL CONSUETO BUFFET IN SEGNO DI OSPITALITA’

martedì 13 aprile 2010

MANTOVA: CAPUT MUNDI?

Da Il Corriere della Sera (edizione odierna)
Sunto dell'articolo a firma di Claudio Dal Frate:

Fiorenza Brioni, negli ultimi mesi del suo mandato, ha dovuto affrontare una serie di ostacoli e trabocchetti come neanche a "Giochi senza frontiere": a dicembre un gruppo di dissidenti del PD ha cominciato a farle mancare il numero legale in consiglio comunale; poi per ottenere la ricandidatura ha dovuto superare un congresso cittadino e le primarie. L'investitura così faticosamente ottenuta non è bastata. I "frondisti" del Pd hanno presentato un candidato e una lista rivale che al ballottaggio hanno dato indicazione di voto per il PdL".

Risultato:

NICOLA SODANO (centrodestra): 52,2%
FIORENZA BRIONI (sindaco uscente, centrosinistra): 47,8%

Che la forza sia con voi!


Etichette:

lunedì 12 aprile 2010

DUBBI

Oggi, alle 12, è stato convocato l'esecutivo comunale del PD di Venezia. All'ordine del giorno le candidature da proporre al neosindaco Orsoni per la giunta. L'amico Antonino Stinà ieri ha inviato la mail che riporto qui sotto.

Voi un partito che per la prima volta convoca i propri organismi dopo le elezioni dopo 15 giorni, alle 12 di un giorno feriale lo definireste DEMOCRATICO oppure vi sorgerebbe il dubbio che voglia “sequestrare ed addomesticare” una discussione sicuramente complessa ma che deve necessariamente essere fatta?
Voi un partito che convoca i propri organismi alle 12 di un giorno feriale pensate sia una forza politica che intende davvero coinvolgere “i ceti produttivi del Paese” oppure che intende rivolgersi a liberi professionisti, molto liberi, pensionati, politici di professione e poco facenti?
Risparmiamoci l’imbarazzo che l’esecutivo comunale di Venezia venga convocato domani, lunedì, alle 12. Chiediamo a gran voce al Segretario Comunale che convochi gli organismi del partito, esecutivo, direzione e assemblea, domani dopo le 18, per garantire una discussione davvero democratica.
Grazie per l’attenzione.
Antonino Stinà
Ho sempre pensato (e continuo a pensarlo ancora oggi) che in politica (anche) il metodo è sostanza....
Che la forza sia con voi!

Etichette:

sabato 10 aprile 2010

TEMPI MODERNI

Dal Tgcom:



Monopoly apre a espropri e furti


Anche i giochi più tradizionali cambiano volto per stare al passo con i tempi. Succede a Monopoly, uno dei giochi di società più famosi al mondo, che nel suo ultimo restyling si fa spregiudicato: per conquistare il maggior numero di proprietà e vincere la partita ci sarà la possibilità di mettere in piedi vere e proprie operazioni di speculazione per mandare sul lastrico gli altri concorrenti.
Nessuno scrupolo: espropri e furti contagiano anche il mondo ludico della finanza. Per diventare un vero Monopolysta si potrà rubare una proprietà ad un avversario, o addirittura un'intera serie, ma anche estorcere denaro agli altri giocatori senza alcuna spiegazione. L'era dell'ingenuità, dove l'unico obiettivo era quello di appropriarsi un semplice albergo in Vicolo Corto o in Viale dei Giardini sembra finita. Per i bambini di oggi, il gioco in scatola è quanto mai al passo con i tempi.Non mancano le mosse più originali, come quella in stile 'Padrino'. La carta "un'offerta che non si può rifiutare" permetterà di obbligare gli avversari a scambiare una proprietà. C'è persino la carta "buon compleanno" con cui i giocatori saranno obbligati a fare il regalo all'avversario versando un oneroso tributo. Lo storico gioco si adatta ai tempi moderni. Cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima edizione?


Che la forza sia con voi!

Etichette:

venerdì 9 aprile 2010

MEMORIE DI PAESAGGIO

Etichette:

EDITORIALE

Editoriale di Beppe Del Colle direttore di Famiglia Cristiana da oggi in edicola.
Lo "scandalo" mediatico scatenato sui "preti pedofili" in due continenti, Europa e America, sta rivelando un fenomeno di malafede difficilmente immaginabile per qualsiasi altro caso di comportamenti immorali e illegali. È ora di reagire sul piano della realtà e dire le cose come stanno davvero.
Non c’è alcun dubbio che la pedofilia è per la Chiesa cattolica "vergogna e disonore", come ha scritto Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici irlandesi, in cui parla di "crimini abnormi" e di colpo inferto alla Chiesa «a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione». Lo stesso Pontefice aveva già drammaticamente lamentato «quanta sporcizia c’è nella Chiesa», quando era ancora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e lo aveva fatto con cognizione di causa, visto che tante cose, in quella veste, già le conosceva.
In queste settimane sono intervenuti personaggi di diversa levatura e responsabilità a dare alla realtà un’immagine più precisa di quanto emerge da giornali e televisioni, spesso su fatti avvenuti decenni or sono e chiusi magari con assoluzioni.
Joaquin Navarro-Valls, già direttore della Sala stampa vaticana, ha fatto rilevare su La Repubblica che secondo «le statistiche più accreditate» hanno subìto abusi sessuali una ragazza su tre e un ragazzo su cinque, nella stragrande maggioranza dei casi a opera di parenti stretti. La percentuale di coloro che in un campione rappresentativo della popolazione americana «hanno molestato sessualmente i bambini si muove dall’1 al 5 per cento».
Uno dei più importanti studiosi internazionali di sociologia applicata alle religioni, Massimo Introvigne, cita il collega Philip Jenkins e altri, i quali hanno dimostrato che tra i pastori protestanti la percentuale di condannati per abusi sui minori è doppia di quella tra i sacerdoti cattolici (che negli ultimi 50 anni sono stati un centinaio negli Stati Uniti e altrettanti nel resto del mondo: anche se fossero soltanto due sarebbero già comunque due di troppo…) ed è addirittura dieci volte più alta fra i professori di ginnastica e gli allenatori di squadre sportive giovanili.
Quali siano le cause della diffusione del fenomeno è un altro tema in discussione. Papa Benedetto XVI nella Lettera citata parla della "rapida" scristianizzazione sociale, «che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici», e ha accompagnato «la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, ad adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo».
Intellettuali come Alan Gilbert, Callum Brown e Hugh McLeod, ricordati sempre da Introvigne, affermano che c’entrano, da cinquant’anni a questa parte, il boom economico, il consumismo, il femminismo e le presunte libertà individuali sulla vita dalla nascita alla morte, il relativismo filosofico ed etico (il connubio fra psicanalisi e marxismo, le "nuove teologie"…): secondo il Papa, un’autentica rivoluzione, non meno importante della Riforma protestante e della Rivoluzione francese.
Ma, per concludere con Navarro-Valls, quale Stato si è mai preoccupato seriamente dell’abuso sessuale dei minori come fenomeno sociale di estrema importanza? Quale altra confessione religiosa si è mossa, come sta facendo la Chiesa di Benedetto XVI, per scovare, denunciare e assumere pubblicamente il problema, portandolo alla luce e perseguendolo esplicitamente?

Etichette:

giovedì 8 aprile 2010

RIFLESSIONI

IL PD E IL NUOVISMO...CHE AVANZA
DI ANDREA CAUSIN


In questi giorni ho ricevuto moltissimi messaggi di persone che si complimentano per la mia elezione. Dicono bravo a me ed esprimono una litania infinita di lamentazioni sul Partito Democratico. Un paio di messaggi passano inosservati, ma decine di questo tenore sono un campione significativo. Moltissime persone mi esprimono una linea critica sul PD…..su Bersani…. Ad un certo punto mi è venuto un dubbio. Se avessi parlato male del PD, se avessi sparlato del segretario nazionale, in campagna elettorale forse avrei raddoppiato i voti (naturalmente non essendoci la controprova è una asserzione del tutto teorica). Per scelta e per stile ho parlato di quella cosa noiosissima e banale che sono i CONTENUTI e i PROGRAMMI. Non si va sul giornale parlando di contenuti e programmi. Non si vince un congresso esprimendo nel detaglio una linea politica e una prospettiva. Nel nostro paese non si vincono le elezioni, entrando nel merito della situazione di crisi del paese e presentandosi con delle proposte. Non si diventa leader con la fatica del lavoro territoriale e la ricerca culturale quotidiana. L’importante, anche nel PD, è dire che le cose non vanno, che la leadership è bollita, che abbiamo sbagliato tutto, che i consiglieri regionali e i deputati sono inadeguati. Se dici questo prendi un applauso…..se invece tenti di spiegare e avviare una riflessione su come si può sostenere l’economia per uscire dalla crisi economica, anche in qualche circolo, la gente ti guarda annoiata come a dire “sempre le solite cose….di che la leadership è inadeguata!”. Mentre è sempre più evidente la necessità di recuperare un legame con il territorio e con i mondi del lavoro, una parte del popolo del PD è in attesa di qualche nuovo Messiah. Mentre è sempre più necessario affidare al PD un ruolo di rifondazione e di riforma (anche nei comportamenti) della politica in Italia, una buona parte del popolo del PD si dichiara delusa per un segretario che non dice le cose che dicono Grillo e Di Pietro. Ecco allora il nuovismo! Io dovrei essere contento…ho 37 anni. E invece sono preoccupato perché, in questo fottutissimo Paese, non c’è solo il mio percorso personale, ma c’è il destino di tanta gente, il futuro delle vecchie e delle giovani generazioni. A me interessa una politica attenta, pulita e capace di dare delle risposte. Mi interessa di più di qualche luminoso e mediatico percorso, fosse anche il mio. Qualche mese fa, mentre con alcuni democratici amici ascoltavamo un nuovo Messiah di turno…e mentre qualcuno applaudiva commosso….ho chiesto “scusate, ma che cosa ha detto di così interessante e innovativo?”. Scena muta….nessuno sapeva dirmi l’argomento di cui il Messiah stava parlando. Io ho un’altra idea della politica. La politica come “studio” e come radicamento. La politica come azione collettiva che parte dalla condivisione di idee e di valori. La sfida del PD è tutta davanti a noi e le speculazioni sul nuovismo fatuo che avanza o sull’inadeguatezza di un segretario eletto solo 5 mesi fa con le primarie non fa bene. Il PD ha preso una mazzolata alle Regionali e sono stati fatti molti errori. Ma non è sostituendo il “mediocre” che c’è (ammesso che sia mediocre, e su questo ho i miei dubbi) con l’inesoperienza e l’inconsistenza, che si risolvono i problemi. Teniamoci Bersani (e detto da uno che non l’ha sostenuto in congresso…) e rimbocchiamoci le maniche per recuperare il terreno perduto, dicendo quello che vogliamo noi per il Paese, più che stare a parlar male degli altri.

Etichette:

mercoledì 7 aprile 2010

UTILE O NO?


Spesso ho confidato a questo spazio virtuale una delle mie (tante) contraddizioni: l'essere assolutamente ignorante di tutto ciò che è informatica ma, nel contempo, esserne anche assolutamente attratto (dall'informatica, intendo, non dall'ignoranza...). E questo nonostante abbia un fratello, Riccardo (a proposito, consiglio per gli acquisti: leggete il numero di Aprile di Wired), che ha all'attivo numerosissimi libri sull'argomento. E però 'sto I-PAD, pur non capendo precisamente a cosa diavolo servisse, chissà perché mi sembrava una gran bella cosa. Non fosse altro perché a me Steve Jobs è più simpatico di Bill Gates.

E però mentre l'altro giorno la sempre bravissima Alessandra Farkas, sul Corriere, raccontava il suo primo giorno da I-PAD posseditrice con toni entusiasti, oggi la stessa Farkas fa una mezza marcia indietro:


Il volto imperfetto dell'iPad


NEW YORK – Il day after, ovvero il giorno in cui l’iPad ha mostrato il suo volto imperfetto. L’infatuazione iniziale si stempera già in una disincantata routine: mi sento come un bambino che si è stancato subito dell’ultimo, rivoluzionario gadget che gli hanno appena regalato. È la vigilia di Pasqua e dopo aver scritto due pezzi piuttosto entusiasti sul nuovo tablet per il mio giornale, salgo sul treno per Woodstock dove andrò a trascorrere il week-end.
E qui il mio amato gioiellino mostra le sue prime magagne. Lo estraggo dalla borsetta – dove è entrato senza difficoltà grazie alla sua taglia super leggera – e clicco sull’icona Safari per navigare in Internet. «Accesso negato», mi risponde subito una finestrella pop-up. «Che stupida», rifletto tra me e me, scordavo di aver acquistato il modello che funziona solo in Wi-Fi. Per collegarmi nei luoghi dove non c’è connessione wireless avrei dovuto aspettare il modello Wi-Fi/3G/A-GPS, nei negozi Usa alla fine del mese. Decido di chiamare il numero verde della Apple per sapere se posso cambiare il tablet, acquistando quello con scheda AT&T incorporata che – attraverso una connessione telefonica cellulare - mi permetterebbe di farlo funzionare ovunque. «Certo che può cambiarlo», mi risponde un centralinista, gentilissimo, dall’altra parte del filo (cambiare la merce acquistata, qualsiasi essa sia, è comunissimo, in America), «Però dovrà pagare una penale del 10%». Il vero ‘scoglio’, mi spiega l’operatore, è un altro. «L’abbonamento AT&T vale solo per gli Stati Uniti», «se viaggia all’estero, è soggetta a roaming, come un normale cellulare. Sempre che non voglia acquistare il servizio dati di una compagnia telefonica locale». Lo ringrazio e riattacco.
Il roaming, come sa bene chi viaggia spesso, può raggiungere tariffe esorbitanti. E non me la sento di acquistare una micro SIM per ogni paese che visito. A questo punto mi conviene viaggiare portandomi dietro il PC portatile, per quanto obsoleto, in dotazione dal mio giornale, dove la connessione Internet almeno è gratuita. «Io ho rinunciato all’iPad proprio per questo motivo», mi spiega al telefono un’amica che fa la spola tra Londra e New York, «Non posso permettermelo».
L’indomani mattina, domenica, accendo il mio iPad per scrivere un articolo. Non posso farlo. Tranne il Blocco Note giallo - «Notes» - non esiste un programma di scrittura. Su suggerimento di un amico, scarico «Pages», un’applicazione compatibile con Word. Sono andata sul sito dell’Apple Store, dove con 9.99 dollari ho potuto comprare quello che, molto modestamente, la Apple definisce «il più bel programma di videoscrittura mai disegnato per un dispositivo mobile». In effetti, l'interfaccia di «Pages» è molto simile a quella di Word e poi Pages ti permette anche il salvataggio di documenti in Word, proprio come Numbers e Keynote, i programmi gemelli, rispettivamente, di Excel e PowerPoint. Navigando in rete, scopro anche che per $69 dollari posso acquistare l’Apple Wireless Keyboard, una tastiera esterna senza fili. Forse questo risolverebbe in parte il problema delle ditate sullo schermo, sempre più fastidioso ma non quello dell’eccessiva luminosità dello schermo che, sotto il già cocente sole primaverile, diventa praticamente illeggibile.
Se volessi chiamare mio fratello in India con Skype non potrei neppure vederlo perché il mio iPad non possiede una Webcam, al contrario della stragrande maggioranza dei miniportatili che in America ormai hanno raggiunto prezzi stracciati. Chiamo di nuovo la Apple per lamentarmi del problema e l’operatore cerca di vendermi l’estensione della garanzia per la non proprio modica cifra di 99 dollari. «Il suo attuale supporto tecnico telefonico dura solo 90 giorni», mi avverte. Un’amica che si è fatta prendere la mano ha già speso altri 500 dollari in applicazioni e accessori vari. Sono delusa. Mi rendo conto che, oltre ad essere una macchina succhia–soldi, l’iPad, da solo, non potrà mai sostituire del tutto il mio portatile, anche perché l’assenza di una porta USB mi impedisce di collegarlo alla mia stampante non wireless. Eppure, se dovessi tornare indietro, lo riacquisterei. Perché è bello, leggero, velocissimo, intuitivo e facile da usare. E perché lo posso portare con me ovunque, come un ombrello, un quotidiano e un libro.
E, dunque, vorrei chiedere: ma 'sto aggeggio è utile o no????
Che la forza sia con voi!


Etichette:

martedì 6 aprile 2010

EFFETTI COLLATERALI

Dal Tgcom
"Morti collaterali", con questa dicitura vengono descritte quelle azioni che in un teatro di guerra come quello in Iraq possono succedere. O almeno è quello che dicono i militari. Il sito Wikileaks ha messo però online un filmato che mostra una di queste stragi collaterali: vittime un reporter della Reuters, il suo autista e due bimbi. Il pilota dell'elicottero Usa che pattugliava la zona aveva scambiato la macchina fotografica per un bazooka.
L'agenzia di stampa Reuters aveva chieso il filmato al Pentagono da diversi anni ormai visto che la morte del loro fotoreporter, Namir Noor-Eldeen, risale al 12 luglio 2007. Nessuna risposta era però giunta dai militari. A dare una risposta dettagliata è stato invece il sito Wikileaks che ha pubblicato un filmato di 19 minuti ripreso, a quanto pare, dall'elicottero che ha compiuto la missione.Il filmato originale, dicono, dura 38 minuti ma è stata presa solo la parte relativa al riconoscimento e all'azione militare. L'unica aggiunta sono stati i sottotitoli che riguardano la discussione tra il pilota e il suo comando. L'elicotterista dice al suo superiore di aver visto un gruppo di ribelli armati di Rpg (un lanciarazzi) e fucili mitragliatori Ak47. Ma in realtà non erano altro che macchine fotografiche e cavalletti utilizzati per il reportage che il giornalista stava realizzando a Baghdad.Per due volte il militare chiede di sparare e lo fa solo quando ha bene in vista il gruppo di ribelli. E dopo averlo fatto si lancia in commenti trionfalistici: "Guarda quei bastardi morti". Un civile, dopo il raid si ferma con la sua auto per prestare aiuto ma viene anch'esso scambiato per un ribelle. Parte così un altra scarica di colpi della 30 millimetri montata sull'Apache. Vengono colpiti anche due bimbi e il commento dei soldati anche in questo caso non è edificante: "E' colpa loro che si portano i ragazzi in battaglia".Le immagini mostrano dei soldati americani arrivati in veicoli blindati sul luogo dell'incidente tentare di salvare i bambini feriti portandoli in un pronto soccorso Usa. Ma i soldati ricevono l'ordine di portare i bimbi feriti in un normale ospedale iracheno. Alla fine, a morire sotto i colpi "amici, sono undici persone.





Che la forza sia con voi!

Etichette:

sabato 3 aprile 2010

LETTERA

Cliccando sulla immagine, è possibile leggere il testo di un mio intervento pubblicato, ieri, da La Nuova Venezia





Che la forza sia con voi! E Buona Pasqua!

Etichette:

venerdì 2 aprile 2010

SULLA POLITICA COME ARTE

La politica è anzitutto arte.
Il che significa che chi la pratica deve essere un artista.
Un uomo di genio. Una persona di fantasia. Disposta sempre meno alle costrizioni della logica di partito e sempre più all’invenzione creativa che gli viene richiesta dall’irripetibilità della persona.
Arte cioè programma, progetto, apprendimento, tirocinio, studio. È un delitto lasciare la politica agli avventurieri. È un sacrilegio relegarla nelle mani di incompetenti che non studiano le leggi, che non vanno in fondo ai problemi, che snobbano le fatiche metodologiche della ricerca e magari pensano di salvarsi con il buon cuore senza adoperare il buon cervello.
È un tradimento pensare che l’istinto possa supplire la tecnica e che il carisma possa soppiantare le regole interne din un mestiere complesso.
Tonino Bello, Riflessione sulla spiritualità per i politici, 1985
Che la forza sia con voi!

Etichette:

RISPOSTA

Ecco il testo della lettera che il segretario del PD Bersani ha inviato ai coordinatori di circolo, risposta anche alla lettera inviatagli da 49 senatori del PD


Carissimo/a,le recenti elezioni regionali sono state per tutti noi un passaggio importante, che ci mostra tutta la complessità e la profondità dei problemi che abbiamo di fronte. Il Partito democratico è in piedi. Sentiamo forte in queste ore la delusione per avere perso la guida di alcune regioni, e il Lazio e il Piemonte per una manciata di voti. La delusione è solo in parte attenuata dal fatto che abbiamo conquistato comunque la presidenza di sette tra le tredici regioni in palio: un risultato certamente non scontato alla luce dei rapporti di forza che si sono determinati nelle elezioni più recenti, tenendo conto che le elezioni regionali del 2005 si erano svolte dentro un altro universo politico. Va rimarcato che per la prima volta dopo molto tempo, nel voto di domenica e lunedì scorsi si è verificato un arretramento consistente dei consensi del Popolo delle libertà, solo in parte compensato dalla crescita della Lega; le distanze tra il campo del centrodestra e il campo del centrosinistra sono oggi sensibilmente inferiori rispetto a un anno fa, e quindi pur dentro a elementi di delusione si apre uno spazio per il nostro impegno e per il nostro lavoro. Tuttavia, dal voto emergono chiaramente alcuni problemi di fondo nel rapporto tra i cittadini italiani e la politica: c’è una disaffezione crescente, che si manifesta come distacco e radicalizzazione, verso una politica che gli elettori percepiscono come lontana dai loro problemi. Una crisi sociale ed economica pesante fa sentire ogni giorno le sue conseguenze sulla vita dei cittadini, senza che dal governo arrivino risposte adeguate alla gravità dei problemi. Il principale responsabile di questa situazione è il presidente del consiglio; ma è una situazione che interroga anche noi. La possibilità di cambiare il corso delle cose è legata alla nostra capacità di offrire un’alternativa positiva e credibile, di dare un’altra possibilità agli italiani. Adesso dobbiamo accelerare. Da qui dobbiamo ripartire mettendoci al lavoro per rafforzare il nostro progetto e per dare radicamento a un Partito democratico concepito come una grande forza popolare, presente con continuità ovunque la gente vive e lavora e capace di offrire proposte che abbiano un contenuto sempre più visibile e coerente. Diversamente, i rischi non solo di disaffezione dell’elettorato ma anche di radicalizzazione e di frammentazione impotente, non potrebbero che diventare più gravi. Dobbiamo servire il Paese raffigurandoci come un partito fondato sul lavoro, il partito della Costituzione, il partito di una nuova unità della nazione. Il Partito democratico è il partito di una nuova centralità e dignità del lavoro dipendente, autonomo, imprenditoriale e della valorizzazione del suo ruolo nella costruzione del futuro del Paese. È il partito che non accetta che il consenso venga prima delle regole e lavora per istituzioni più moderne rifiutando la chiave populista. È il partito che dà una risposta innovativa al tema delle autonomie nel quadro di una rinnovata unità nazionale. Avvieremo insieme un grande piano di lavoro incardinato su questi obiettivi. È evidente in questo l’importanza del ruolo dei circoli come punto di presenza e di impegno visibile del partito sui territori e come luogo della selezione della nuova classe dirigente della quale abbiamo bisogno. È pensando a tutto questo che voglio ripetere anche qui che nel Partito democratico c’è spazio, come è nostro costume, per una discussione larga e libera sul dopo elezioni e sulle prospettive del nostro partito, ma non per dibattiti autoreferenziali che potrebbero allontanarci dal senso comune dei nostri concittadini.Buon lavoro. Approfitto per rivolgere a tutti voi e alle vostre famiglie i miei auguri di Buona Pasqua e vi saluto ringraziandovi per il vostro impegno.

Etichette:

giovedì 1 aprile 2010

LETTERA

49 senatori del PD hanno scritto una lettera aperta al segretario nazionale Pierluigi Bersani. E' quantomeno singolare la coincidenza di questa lettera col mio post di ieri....

Caro Segretario,
il passaggio elettorale di questi giorni ci consegna molteplici spunti di riflessione, che non mancheranno di essere approfonditi nelle settimane che verranno. A nostro avviso ci troviamo di fronte ad un momento della vita del nostro Paese rispetto al quale s’impongono, da parte di tutti noi, una maggiore generosità nell’impegno, una più partecipata attività politica ed una nuova consapevolezza riguardo l’effettiva portata dell’emergenza democratica in cui viviamo. Il lavoro ordinario non basta più. I ritmi ortodossi sono troppo lenti. Le liturgie della casa sono stantie. I cartellini da timbrare sono sempre più falsati. L’imborghesimento ci tenta in continuazione ed arriva persino a coinvolgerci in scellerate trasversalità ammantate di riformismo.I nostri valori fondanti rischiano di vacillare sotto i colpi della sfiducia e di un neo relativismo che intossica le nostre coscienze per condurci verso la più colpevole accidia.
Bisogna cambiare passo. Bisogna muoversi subito. Bisogna accedere ad una nuova dimensione del nostro impegno politico che anche noi parlamentari spesso non esprimiamo con la necessaria efficacia. Serve un supplemento d’anima.
Ti poniamo l’esigenza di incontrarci subito per riflettere insieme. Per trovare, dopo una leale discussione, la giusta strada da percorrere per servire degnamente il nostro Paese. Non intendiamo farci consumare addosso i prossimi tre anni della legislatura, immersi in un attendismo fideistico che assegna al destino il compito di liberare l’Italia dal sultanato che la devasta. Aspettiamo con fiducia una tua puntuale risposta, convinti che non trascurerai, né sottovaluterai, il valore ed il significato delle nostre riflessioni e dei nostri propositi.
Con molta cordialità.
Gian Piero Scanu, Daniele Bosone, Gianrico Carofiglio, Marco Filippi, Giuseppe Lumia, Paolo Rossi, Alberto Tedesco, Claudio Molinari, Manuela Granaiola, Francesco Ferrante, Marilena Adamo, Vittoria Franco, Vincenzo Vita, Paolo Giaretta, Achille Serra, Roberto Di Giovanpaolo, Vincenzo De Luca, Franca Biondelli, Mauro Del Vecchio, Adriano Musi, Silvio Sircana, Felice Casson, Massimo Livi Bacci, Mariapia Garavaglia, Alfonso Andria, Giovanni Procacci, Franca Donaggio, Emanuela Baio, Luigi Lusi, Roberta Pinotti, Luigi De Sena, Leana Pignedoli, Flavio Pertoldi, Teresa Armato, Antonio Rusconi, Marina Magistrelli, Andrea Marcucci, Daniela Mazzuconi, Maria Teresa Bertuzzi, Anna Serafini, Mauro Marino, Ignazio Marino, Maria Fortuna Incostante, Paolo Nerozzi, Anna Maria Carloni, Maria Leddi, Anna Rita Fioroni, Alberto Maritati, Tiziano Treu.
Che la forza sia con voi!

Etichette: