venerdì 29 febbraio 2008
giovedì 28 febbraio 2008
CAMBIAMENTI
mercoledì 27 febbraio 2008
NEBBIA
martedì 26 febbraio 2008
lunedì 25 febbraio 2008
UNA BELLA GIORNATA
venerdì 22 febbraio 2008
PdC
ABORTO E DEMOCRAZIA LIBERALE
Lo scontro tra due diritti
di Piero Ostellino
Sarebbe difficile non condividere l’opzione morale di Giuliano Ferrara contro l’aborto. Che è sempre un dramma per la donna che vi fa ricorso. Meno facile condividere la sua opzione politica per una lista elettorale sulla «moratoria dell’aborto ». Sotto il profilo etico l’aborto è un omicidio. Quello alla vita è un diritto naturale soggettivo fondamentale. Incommensurabile, non negoziabile. Ma ha poco senso chiedere alla scienza — che per la sua stessa natura è relativista — e tanto meno al diritto, che nello Stato moderno è distinto dalla morale, di risolvere un problema etico.
Meno ancora ne ha chiederlo alla politica. Come ha mostrato il mancato raggiungimento del quorum nel referendum abrogativo della legge sulla procreazione assistita, è irragionevole pensare che la natura di Persona o di «cosa» dell’embrione possa essere definita con un voto di maggioranza. D’altra parte, si fa politica non (solo) per sostenere un’opzione morale, bensì (soprattutto) per dare risposte politiche. E qui spunta la contraddizione fra opzione morale e opzione politica.
L’aborto, nei Paesi di democrazia liberale, non è, sotto il profilo legale, un omicidio. Anche la libertà, come la vita, è un diritto fondamentale. Incommensurabile, non negoziabile. Così, in quanto riconosciuto e codificato dallo Stato, l’aborto non riguarda solo la sfera della coscienza individuale, ma anche il concreto esercizio di un diritto pubblico, cioè la libertà di scelta della donna. La contraddizione, eticamente insanabile, ma legalmente composta, fra diritto alla vita (del nascituro) e diritto di libertà (della donna), è espressione di quel «pluralismo dei valori» di cui parla Isaiah Berlin. L'esistenza di molteplici fini umani fra loro in conflitto e non riducibili a una specifica concezione del Bene. Il pluralismo dei valori esclude che tutte le questioni morali abbiano una sola risposta corretta, riconducibile a un unico sistema etico. In tale definizione si concreta la differenza fra Chiesa e Stato, fra peccato e reato, cioè il concetto di laicità. Per lo Stato non può valere la convinzione di Sant’Agostino che «la peste dell’anima è la libertà di peccare ».
La lista elettorale per la «moratoria dell’aborto » di Giuliano Ferrara —che pur sa ben distinguere fra peccato e reato — rischia di confondere la condanna dell’«aborto di Stato», in Cina, in India, nella Corea del Nord come coercitivo strumento pubblico di controllo collettivo delle nascite, e l’aborto, come legittima scelta individuale della donna, da noi. L’«aborto di Stato» è, eticamente, «omicidio di Stato» e, legalmente, «violenza di Stato» nei confronti della libertà di scelta della donna. Sul piano etico sempre di aborto si tratta. Ma su quello politico fa tutta la differenza fra totalitarismo e individualismo liberale. Nell’averli messi sullo stesso piano sta secondo me, lo dico con stima e con affetto, la difficoltà di Ferrara di comprendere non tanto le ragioni degli abortisti quanto del liberalismo.
22 febbraio 2008
martedì 12 febbraio 2008
CARNEVAL DE MIRA
lunedì 11 febbraio 2008
UNA BELLA GIORNATA
martedì 5 febbraio 2008
BUONGIORNO
Siamo senza governo e col cuore in inverno, senza uno Stato,
senza un passato, senza che nessuno si sia mai vergognato, senza ritegno,
senza contegno, senza denaro, senza riparo, senza progetto, senza rispetto, senza testa, senza ricambi e con troppi rambi di cartapesta. Senza più sogni e con troppi bisogni.
Senza Sarkò ma con Veltrò. Senza cultura ma con spazzatura, Napoli bella,
baracche e Obamastella. Senza dignità ma pieni di
sé: di se e di ma. Siamo ancora il Paese Senza di cui scriveva Arbasino e
poi Fruttero nella Prevalenza del Cretino. Siamo furenti eppure un po’ stufi di mostrare i denti, cresce il magone ma anche la voglia di Grande
Coalizione. Il cielo è scuro, però non butta fango ma neve, e siccome
ripartire è duro, è un eroismo lieve, ci piacerebbe ricominciare da qui: da
due ragazzi così, che si baciano come si deve. Romeo e Giulietta, Walter e
Silvietta. Chiamateli come volete, ma questo bacio è il futuro che non
muore, nemmeno in questa Italia di atei travestiti da suore.Che la forza sia con voi
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