Siamo tutti, in un modo o nell'altro, un volo interrotto. Precipitiamo dai nostri sogni, ma ciò che ci può distinguere e preservarci dall'inesorabilità del destino è la capacità di librarci ancora non verso ciò che siamo ma verso ciò che vorremmo essere.
(Dario Cresto - Dina)
venerdì 27 novembre 2009
ANCHE QUESTA CI VOLEVA.....
Da Il Corriere della Sera:
Divieto di fumo anche in auto
Quanto tempo ci vuole per rispondere ad una telefonata mentre si guida? Contate fino a due. E per accendere una sigaretta? Uno, due, tre, quattro, il cronometro si ferma un filo prima dei cinque secondi. Il doppio del tempo. E il doppio della distrazione. Nella commissione Lavori pubblici del Senato sono partiti da questo studio della Società italiana di tabaccologia. Quelle immagini riprese a bordo (tipo camera car) e poi cronometrate davanti alla tv dicono che la sigaretta distrae più del telefonino, già oggi proibito. Per questo anche l’Italia, dopo la Gran Bretagna, sta imboccando la strada del divieto di fumo per chi è al volante. Guidatori no smoking, i partiti sono d’accordo. L’idea è del senatore leghista Piergiorgio Stiffoni: «La sigaretta riduce il livello di attenzione. E al volante questo può uccidere». Esagera? No secondo gli ultimi dati Aci-Istat: la guida distratta ha provocato nel 2008 più di 40 mila incidenti, il 15,5 per cento del totale. Non solo sigarette, certo. Ma anche. Il divieto arriverà sotto forma di emendamento alla riforma del codice della strada, il testo già all’esame della commissione che azzera il livello di alcol per i neopatentati. Multa di 250 euro e taglio di cinque punti dalla patente, sanzione raddoppiata se a bordo ci sono minori. E qui la sicurezza in gioco è quella dei polmoni: «Con i finestrini chiusi - dice ancora Stiffoni - la macchina diventa una camera a gas. Almeno i più piccoli vanno protetti». L’emendamento sarà messo ai voti nei prossimi giorni. Ma l’accordo è già stato chiuso. «È un’idea di buon senso e siamo pronti a votarla» dice il capogruppo del Partito democratico Marco Filippi. Per il Pdl l’ok è del relatore Angelo Cicolani: «La sigaretta al volante non distrae solo quando l’accendiamo o la spegniamo. Se cade un po’ di cenere, e capita, è facilissimo perdere il controllo. Il divieto aumenterà la sicurezza». D’accordo anche l’Italia dei valori che sullo stesso tema aveva presentato un suo disegno di legge, e mercoledì ha formalizzato il suo sì con il senatore Gianpiero De Toni. Dopo il voto in commissione dei prossimi giorni si passerà all’Aula, sempre del Senato, per poi tornare alla Camera. E sembra difficile l’ipotesi della sede deliberante - cioè senza il passaggio in Aula - per accorciare i tempi e chiudere prima di Natale. Sul divieto di fumo l’accordo è totale ma c’è un altro punto che manda all’aria l’unanimità necessaria per la procedura abbreviata. La Lega vorrebbe considerare responsabile di omicidio volontario chi provoca un incidente mortale dopo aver bevuto. «No - dice il capogruppo del Pd Filippi - fare la faccia cattiva non serve a molto. Piuttosto sono necessari maggiori controlli da parte della polizia. E per questo proponiamo un fondo annuale di 250 milioni di euro da destinare al ministero dell’Interno».
Secondo Marco, Gesù dopo aver celebrato la Pasqua insieme ai suoi discepoli, venne arrestato dalle milizie romane e processato. Per alcune ore fu sballottato dai romani ai sommi sacerdoti e da questi ai romani finché Pilato (con un trucchetto ben noto ai politici...) decise di non decidere, lasciando al popolo la scelta tra il Cristo e Barabba (costui molto probabilmente non era un ladro quanto piuttosto un terrorista ante litteram). Scelto quest'ultimo, Cristo venne prima fustigato poi crocefisso. E crocefisso (è verità di fede) non come si era soliti fare, cioè legando il corpo del condannato alla croce, quanto piuttosto inchiodandone mani e piedi. Fu agonia lenta e dolorosissima, acuita dalla spugna imbevuta d'aceto e dalla lancia che ne trafigge il costato e dalla mazza di legno che spezza le gambe per accellerarne la fine (è verità di fede). Quanto tutto fu compiuto e il velo del tempio si squarciò erano le tre del pomeriggio del venerdi. Prima di tutto ciò quell'uomo (il figlio di Dio fattosi uomo venne ad abitare in mezzo a noi ci dice San Paolo) pose i suoi occhi (scuri non verdi né azzurri come vediamo in molta filmografia giacché era palestinese e, dunque, arabo...sì, arabo) su Giovanni, il suo discepolo preferito, e poi su Maria, affidando l'uno all'altra e viceversa (è verità di fede). Dopo la sua morte, Giuseppe d'Arimatea lo tolse dalla croce e lo depose in una tomba ove, la domenica mattina, le donne giunsero e ne rivelarono l'assenza/presenza (Perché cercate fra i morti colui che è vivo?). Ed è alta e somma verità di fede. Dunque il Figlio di Dio, il Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, impiegò circa 48 ore per risorgere a vita nuova (ancora San Paolo). Gli umani da circa 3 settimane si stanno demagogicamente interrogando sull'apposizione o meno del Crocefisso nei luoghi pubblici. Mi chiedo: qual è oggi il Cristo crocefisso? Un pezzo di legno che brandiamo per "giustificare" una appartenenza inconsulta ed inconcludente nel mentre non leggiamo in quel corpo trafitto un messaggio di amore universale? Come possiamo, demagogicamente, invocare questo "cristianesimo di ritorno" e, contemporaneamente, violare quel comandamento che troviamo in Matteo 25,35: Io avevo sete e mi avete dato da bere? Qual è, dunque, oggi, chi è oggi il Cristo crocifisso? Un simbolo buttato lì per una pseudoappartenenza oppure chi oggi vive il dramma della cassa integrazione, del licenziamento; chi oggi si trova a 45/50 anni come un rifiuto che il consumismo, l'industrializzazione, la speculazione finanziaria getta al bordo della strada? E, mi chiedo, come mai la solerzia con cui il nostro Governo ha deciso di ricorrere contro la sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo non è stata la stessa quando si è trattato di intervenire sui costi dell'energia elettrica? Ed il mio PD su questo, che dice? Abbiamo una idea, una proposta seria e concreta sul futuro di Porto Marghera? Abbiamo, finalmente, il coraggio di guardare negli occhi chi non ha il pane quotidiano e spiegargli quale sarà il suo destino? Cosa significa, per noi, per ciascuno di noi, laicità?
Questo odg è stato presentato dal Gruppo del PD in Consiglio Provinciale. Mi pare un testo assolutamente condivisibile e, soprattutto, chiarificatore di cosa veramente significhi laicità. Al solito il grassetto è mio.
Preso atto che
a seguito della sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, relativa all'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, si è acceso nel Paese un diffuso dibattito pubblico;
Constatato che
la millenaria civiltà europea è il frutto dell'intreccio e della dialettica tra le grandi realtà storiche quali la tradizione classica greca e latina, il rinascimento, lo sviluppo del pensiero scientifico e tecnico, la rivoluzione francese attraverso il fondamentale contributo del pensiero e della tradizione giudaico-cristiana;
Rilevato che
il crocifisso è simbolo essenziale del cristianesimo e che tale simbolo rappresenta la solidarietà radicale di Dio nei confronti dell'uomo e della donna, universalmente donata a tutti coloro che la vogliono accogliere. Pertanto ogni strumentalizzazione politica del crocifisso costituisce un insulto allo stesso, che nella sua propria verità è appunto segno universale, “cattolico”, ossia per tutti, che non sopporta di essere usato per fini altri se non per creare unità;
Di conseguenza
è da rigettare l'uso politico di quelle forze che lo brandiscono al solo scopo di strumentalizzarlo, come per altro denunciato anche da eminenti Autorità ecclesiali;
Allo stesso modo
è da rifiutare ogni posizione che neghi il ruolo culturale e civile del Cristianesimo nella storia, nell'arte e nella vita tutta del nostro Paese;
Ed inoltre
è da ritenere insensata la riduzione della discussione in termini puramente e semplicemente giuridici e che essa, proprio sul piano della laicità dello Stato, va affrontata nella sua alta valenza propriamente culturale. Se si dovesse infatti ragionare solo in punta di diritto è evidente che le varie sentenze di TAR, Consiglio di Stato, Corte di Cassazione e Tribunali ordinari sono fra loro almeno in parte discordanti e ancor più si dovrebbe approfondire la discussione sul fatto se la sentenza della Corte di Strasburgo sia comunque vincolante rispetto alla normativa nazionale;
Considerato che
va invece storicamente riconosciuto il fondamento culturale che indiscutibilmente il cristianesimo ha assunto nella civiltà europea;
A fronte di tali considerazioni il Consiglio Provinciale
rigetta la strumentalizzazione a fini politici del crocifisso e invita tutte le forze politiche e culturali a un dibattito che metta al centro i valori di solidarietà e universalità che il crocifisso stesso testimonia.
Che la forza sia con voi!
Dopo averla vista sabato sera all'Auditorium di Oriago (grazie a Massimo e Luciano), non c'è che dire: semplicemente straordinaria....
Nei prossimi giorni in Consiglio provinciale di Venezia saranno discussi alcuni ordini del giorno, relativi alla sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, sull'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. A fronte di tale sentenza, che dispone il divieto di esposizione, si è scatenata una discussione pubblica che ha coinvolto partiti, intellettuali e autorità ecclesiali. Su tale questione il Partito Democratico ha presentato ordine del giorno in Consiglio. Qui di seguito voglio fare alcune personali considerazioni.E' evidente che la civiltà europea si è costituita nell'intreccio e nella dialettica tra alcuni grandi realtà quali la tradizione classica greca e latina, il rinascimento, il pensiero scientifico e tecnico, la rivoluzione francese e, indubitabilmente, attraverso il fondamentale contributo del pensiero e della tradizione giudaico-cristiana. Negare che ciò sia stato è semplicemente un errore di ordine culturale e non centra nulla con la fede o con la laicità della Stato. E' dunque da rifiutarsi ogni posizione laicista che neghi il ruolo centrale del cristianesimo nella culturale, nella vita civile, nella storia, nell'arte e nella vita tutta del nostro Paese. Il laicismo infatti non ha nulla a che vedere con la laicità. E' viceversa il miglior alimento per gli integralisti stolti che non comprendono la questione della mediazione culturale e della distinzione tra Dio e Cesare.Certamente, della tradizione cristiana il crocifisso è simbolo essenziale. Esso, o meglio egli, rappresenta la solidarietà radicale di Dio nei confronti dell'uomo e della donna, universalmente, donata a tutti coloro che la vogliono accogliere. E' una solidarietà che, nell'ottica della fede, desta scandalo: il Dio onnipotente sceglie, per amore, di farsi uomo e di scendere negli abissi della violenza e del dolore per innalzare tutti nella grazia di Dio. Si fa uomo per fare tutti, per grazia, “simili a Lui”. La croce, per il cristianesimo, diventa dunque segno di una solidarietà non solo tra gli esseri umani, ma anche tra gli umani e gli esseri celesti: unisce dunque uomo a uomo ma anche cielo e terra ricostituendo la fratellanza uiversale. “Quando sarò innalzato” dice il Cristo, “attirerò tutti a me”. Dice “tutti”, non una parte, e nel mentre viene ucciso chiede al Padre il perdono universale, “perchè non sanno quello che fanno”. Ed è qui il punto, è proprio questa universalità che rende il crocifisso irriducibile ad ogni strumentalizzazione. Anzi, ogni strumentalizzazione di parte è innanzitutto un insulto allo stesso, che nella sua propria verità è segno per tutti, appunto “cattolico”, che non sopporta di essere usato per fini altri che creare unità. E' di conseguenza da rigettare l'uso politico di quelle forze, in particolare della Lega, che lo brandiscono al solo scopo di strumentalizzarlo, come per altro denunciato anche da eminenti Autorità Ecclesiali. Alla Lega, che si vorrebbe paladina del cristianesimo, ovviamento acconciato di volta in volta alla propria necessità propagandistica, vorremo proporre di leggere bene il Vangelo, a partire da dove Gesù dice che è a lui vicino non “chi dice Signore Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio”, e che questa volontà è ben esplicitata nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo nei versetti 31-46 dove, nel Giudizio Universale, il “Crocifisso glorificato” “verrà nella sua gloria” e separerà gli uni dagli altri con il premio della vita eterna o con la condanna del supplizio eterno sulla base di quanto gli stessi uomini avranno compiuto nella loro vita:“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.”Siamo dunque nel cuore di una questione che attraversa sentimenti religiosi, sensibilità intellettuali. ed è dunque insensato ridurre in termini solamente giuridici una discussione che, proprio sul piano della laicità dello Stato, va affrontata nella sua valenza propriamente culturale. Se un'indicazione ne possiamo trarre è dunque quella di aprire, a partire dai valori umani di solidarietà, verità e giustizia, una ricerca comune per ognuno di noi in modo dar risolvere, senza baraonde politiche, le questioni urgenti che ci interpellano.
Il decreto "salva-infrazioni comunitarie", con le contrastate norme sulla privatizzazione dell'acqua, è legge. La Camera ha approvato la conversione con 302 voti a favore e 263 contrari. Il via libera al provvedimento ha scatenato una bagarre in aula.
CONTESTAZIONI E BAGARRE IN AULA - I 25 deputati dell'Italia dei valori hanno iniziato a sventolare manifestini con il disegno di un'Italia "disidratata" e la scritta: «Giù le mani dall'Acqua». Il presidente Gianfranco Fini ha subito invitato i parlamentari a «mettere via i manifestini». Dal settore della maggioranza si sono poi levate grida, «Scemi, scemi», dirette ai banchi dell'Idv. Per tutta risposta qualcuno ha urlato: «Baciamo le mani don Silvio».
DI PIETRO ANNUNCIA UN REFERENDUM - Rilevando che questo decreto «piace solo al presidente del Consiglio e ai suoi amici», Di Pietro ha annuncia contro di esso un referendum abrogativo; e, parlando della possibilità di riduzione dei tempi dei processi, rileva: «Vorrei un presidente del Consiglio che non commetta reati, non un premier che non si fa processare». Per questo rilancia la manifestazione del 5 dicembre, che va anche «contro la deriva delle privatizzazioni».
E questa è invece la posizione espressa dalla segretaria regionale del PD del Veneto, Rosanna Filippin:
No alla privatizzazione dell’acqua. Il Partito Democratico del Veneto stigmatizza la scelta del governo Berlusconi di privatizzare il servizio idrico nel nostro Paese, tanto più con il ricorso alla fiducia, che impedisce al Parlamento un dibattito ragionato su un cambiamento così determinante per i cittadini. «Su questo tema, il centrodestra veneto non può rimanere indifferente – afferma di Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd veneto – Invito pertanto il Presidente Galan, insieme ad altri presidenti di regione, a presentare ricorso di costituzionalità contro l’art. 15 del decreto 135 a tutela dell’autonomia degli enti locali, sulla base del principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione».La battaglia per mantenere l’acqua pubblica è condivisa da tutto il Pd veneto: domenica 15 novembre, infatti, l’assemblea regionale, riunita a Padova per l’elezione del nuovo segretario, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno con cui impegna il partito, a tutti i suoi livelli, a battersi contro la privatizzazione di questo bene essenziale e a sensibilizzare l’opinione pubblica su tale questione.«La privatizzazione del servizio idrico è un gravissimo colpo di mano inferto a uno dei settori più delicati del servizio pubblico – conclude Rosanna Filippin – Con questo provvedimento si scippa agli enti locali un patrimonio di cultura amministrativa e di buon governo. È una scelta inaccettabile fatta oltretutto da chi, come la Lega Nord, ogni giorno si riempie la bocca con il federalismo e ogni giorno assume decisioni concrete che vanno in senso opposto».
Da tempo (forse perchè ho ripreso a fumare la pipa che fa molto intellettuale radical - chic) mi sto chiedendo cosa significhi essere, oggi, riformisti. Leggo che il riformismo è una metodologia da applicare alle iniziative politiche, con l'intento di favorire un'evoluzione degli ordinamenti politici e sociali mediante la teorizzazione e l'attuazione di riforme.
Mi pare che in qesta definizione, ancorché parziale e approssimativa, due siano le paroche chiave: evoluzione e riforme.
In altre parole il riformismo passa attraverso l'introduzione di cambiamenti radicali nella società umana tali da permetterne l'evoluzione, cioè la crescita. Quindi la capacità di sperimentare scelte innovative. Avere il coraggio delle scelte mi pare sia la chiave di lettura del riformismo contemporaneo. Poi certo al coraggio delle scelte deve accompagnarsi la condivisione, elemento fondamentale perché su queste scelte si possa poi costruire il consenso.
Oggi temo che il limite dei partiti riformisti (meglio: di parte dei loro militanti) sia, paradossalmente, il conservatorismo. Vittime di una sostanziale pigrizia intellettuale non ci sforziamo di comprendere la necessità di far crescere la società cui apparteniamo, preferendo rimanere in un limbo ove speriamo che le non scelte ci permettano di vivere su consensi "storici" che appartengono, per l'appunto, alla storia.
Credo che la decisione con cui la Corte Europea per i diritti dell'uomo ha chiesto all'Italia di non esporre, nelle aule scolastiche, il crocifisso perché sarebbe una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni, sia una grande sciocchezza (il Fantozzi di Paolo Villaggio la definirebbe in altro modo). E questo perché al di là del mero valore religioso (e magari i figli di quei genitori che sarebbero violati nelle loro convinzioni, vanno in giro con crocefissi appesi in ogni centimetro quadrato di corpo disponibile..), da sempre il crocefisso assume un valore di riferimento per la cultura e la storia del nostro Paese. Che, volenti o nolenti, è permeata della tradizione giudaico - cristiana nella quale il crocefisso ha importanza fondamentale. Ha ragione Luigi Bersani a dichiarare: penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. Io penso che un'antica tradizione come il crocefisso non può essere offensiva per nessuno.
Comunque sia, da ieri nuovo sondaggio. Se vi va dite cos ane pensate.
Che la forza sia con voi!
P.S. Con colpevole ritardo, ecco i risultati del precedente sondaggio circa il segretario del PD:
"Stammi bene e scopri te stesso"... Alzo gli occhi al cielo, ad un cielo - oggi - plumbeo, peso e minaccioso...alzo gli occhi al cielo, a quel cielo che, forse, chissà, faticherà ad accogliermi un giorno...alzo gli occhi al cielo e solo questo riesco a dire: "AUGURI GIGIO"..... E grazie per quel stammi bene e scopri te stesso che sta diventando sempre più parola di verità.
Sulla vita e le opere di John Fitzgerald Kennedy molto è stato scritto. Esiste una bibliografia davvero imponente (un buon punto di partenza è I 1000 giorni di JFK alla Casa Bianca, di Arthur Schlesinger jr, edito da BUR) cui si aggiungono (e talvolta si sovrappongono) molti volumi dedicati a quel maledetto 22 novembre 1963, quando a Dallas, il trentacinquesimo Presidente degli USA venne assassinato. Posseggo gran parte di questi volumi perché l'epopea di Camelot (così venne chiamata la "Casa Bianca" kennedyana) mi ha sempre affascinato. Oggi voglio segnalarvi l'ultimo arrivato di questa sterminata bibliografia. Si intitola Dallas, 22 novembre 1963. A scriverlo Adam Braver e a pubblicarlo nel nostro Paese è Einaudi nella sua collana stile libero.
Dico subito che è un libro affascinante. Perché si tratta di una specie di viaggio psicologico, introspettivo tra i pensieri, le emozioni e i sentimenti di alcuni personaggi collaterali al dramma kennedyano ma ugualmente decisivi: cosa ha pensato, cosa ha provato - ad esempio - il poliziotto motociclista che si trovava accanto a Kennedy? E l'autista della Lincoln presidenziale? E il medico che, al Pronto Soccorso, cercò di bloccare il feretro per ulteriori esami? Domande che trovano risposte sottili, emozionanti, palpitanti nelle 177 pagine di questo pamphlet. Che, e non potrebbe essere altrimenti, ha un filo conduttore, un personaggio principale in Jaqueline Bouvier in kennedy, la giovane moglie di origine canadese che, dopo aver accompagnato il marito a Dallas, ne scorterà il cadavere indossando quel completo rosa sporco del sangue di JFK....
Ha ragione Maurizio Costanzo che con ineguagliabile sintesi afferma: i distratti sappiano che oggi è morto un grande poeta.
Sì, Alda Merini era (è?) prima di tutto una grande poetessa. Innammorata della vita e dell'amore. Lei che è finita in manicomio, lei che ha vissuto il dolore degli abbandoni, lei ha saputo contare dell'amore e di quella ingordigia di vita che ti fa vivere.
Oggi non ci sono parole. Oggi è giusto essere tristi perché oggi non c'è poesia....
Dunque Franesco Rutelli lascia il PD. Lo annuncia lui stesso, sabato, dalle colonne de Il Corriere della Sera per la firma del bravo Marco Cianca. Un addio quasi scontato e per rendersene conto bastava leggersi l'ultimo libro dell'ex sindaco di Roma. Ho già detto che questa scelta non mi convince, giudicandola comunque o prematura (a nemmeno una settimana dallo straordinario successo di massa delle primarie) o tardiva (se si deve andare meglio farlo per tempo così almeno si evita il sospetto di scappare dopo aver perso, no?). E però c'è un passaggio della lunga intervista di Rutelli su cui vale la pena soffermarsi. Perché i tre motivi (le promesse mancate dice) che adotta per giustificare la sua fuoriuscita non solo paiono seri ma anche quelli su cui, credo, si giocherà il futuro del partito e soprattutto la capacità di Pierluigi Bersani di imprimere la svolta che in tanti attendono.
La prima è l'adesione al socialismo europeo. Tema che personalmente non mi appassiona, quello della collocazione europea del partito, perché nella diatriba PSE sì/PSE no leggo il limite strutturalmente intellettuale di chi mai ha pensato che un PD autorevole e veramente riformista poteva stimolare la nascita e la riaggregazione delle forze riformiste europee attorno ad un nuovo soggetto (chiamiamolo, per comodità intellettuale, Partito Democratico Europeo).
La seconda è la cessazione del collateralismo. E anche questo è tema importante. Credo, infatti, che il nostro Paese non sarà veramente moderno fino a quando partiti da un lato e organizzazioni sociali dall'altro dialoghino tra loro ma saldamente rimanendo indipendendenti gli uni dagli altri; oggi credo non sia così e che su questo collateralismo occorra riflettere seriamente.
La terza è la mancanza di pluralismo politico. Oddio: se il pluralismo cui si fa riferimento è quello della Binetti, posso pure essere d'accordo. Ma su questo Rutelli credo abbia ragione quando spiega che anziché creare un pensiero originale, si oscilla tra babele culturale e voglia di mettere all'angolo chi dissente.
Credo sia, fra i tre, quest'ultimo il punto nodale su cui la nuova segreteria nazionale dovrà lavorare: dare un pensiero originale a questo partito. Un pensiero autenticamente riformista, laicista e bipolarista.
Se Bersani vincerà questa sfida, credo davvero che il PD potrà porsi alla guida di un centrosinistra di governo. Io credo che questa operazione sia possibile, che sia davvero possibile elaborare un pensiero politico riformista originale. Ma credo anche che questo originale penserio riformista non possa prescindere dalla costruzione di una piattaforma valoriale condivisa fra le tre diverse "idee di partito" che si sono confrontate domenica scorsa. Ed è per questo che mi fermo qua (nel PD intendo)....