Da Il Corriere della Sera (a firma di Mario Gerevini)
Marino e la nomina a Bologna saltata per le primarie
L’attività di chirurgo di Ignazio Marino sarebbe stata ostacolata quando decise di candidarsi alla segreteria del Partito democratico in concorrenza con Pierluigi Bersani e Dario Franceschini. È quanto emerge da alcune intercettazioni telefoniche di un'inchiesta giudiziaria calabrese su tutt'altri temi. Alcuni dirigenti del Servizio sanitario regionale dell'Emilia Romagna avrebbero montato un’azione di boicottaggio ai danni del senatore Pd, chirurgo notissimo, uno dei maestri del trapianto di fegato. L'obiettivo (raggiunto) era sbarrargli le porte del S.Orsola-Malpighi, policlinico universitario nel cuore di Bologna con un reparto all’avanguardia nei trapianti di fegato. Con il S.Orsola, struttura pubblica, il medico aveva già raggiunto un’intesa. «Marino arriva al S.Orsola», titolavano i giornali bolognesi a fine aprile 2009. E c’era l’ok dell’assessore regionale alla Sanità, Giovanni Bissoni (Pd). Poi, a luglio, la candidatura alle primarie del Pd. A quel punto che cosa succede?
Lo raccontano le intercettazioni captate in un’inchiesta mille chilometri più a sud. Il pm Pierpaolo Bruni della Procura di Crotone indagando su presunti illeciti nella realizzazione di due centrali termoelettriche incappa nelle conversazioni «bolognesi», ritenute potenzialmente «apprezzabili» sotto il profilo penale. Dunque potrebbe essere aperta un’inchiesta specifica. «Le conversazioni mettono in risalto — scrive la procura crotonese — le azioni ostruzionistiche che alcuni dirigenti dell’Azienda sanitaria di Bologna avrebbero posto in essere nei confronti del senatore Ignazio Marino, candidato alle primarie del Pd. In particolare non gli sarebbero stati perfezionati i contratti che lo avrebbero legato, quale chirurgo, al policlinico S. Orsola di Bologna, per essersi contrapposto all’onorevole Luigi Bersani nella corsa all’elezione di segretario del Pd». Il telefono intercettato è quello di Giuseppe Carchivi, commercialista originario di Crotone ma con studio in provincia di Siena. È un professionista molto quotato e con relazioni politiche ad alto livello. Il 25 agosto lo chiama un «professore » (omettiamo il nome) chirurgo al S.Orsola.
GIUSEPPE CARCHIVI: «Io penso che sia rimasto molto male (Marino, ndr) per la questione di Bologna»
PROFESSORE: «Sì, bè, non è che poi han detto no ...L’han rimandata, capito? Però sono quei rinvii ... Lui c’è poco da fare, s’è schierato da un’altra parte di dove stanno questi». La mattina del 20 agosto 2009 e in altre occasioni il commercialista riceve telefonate da un numero interno del S. Orsola. È un altro medico amico (identificato negli atti), sempre chirurgo del policlinico, a stretto contatto con l’équipe del professor Antonio Daniele Pinna direttore della chirurgia dei trapianti di fegato e multiorgano, quella dove Ignazio Marino avrebbe dovuto operare. CHIRURGO (C): «... Ti volevo raccontare una cosa, successa la settimana scorsa ... dopo lo schieramento politico di Marino ».
GIUSEPPE (G): «Eh Eh».
C: «Hanno fatto il volta faccia (...) in sostanza i vertici regionali, che come tu sai si sono schierati con Bersani, e quindi Marino non è più gradito qua ... il mio direttore generale Cavina (Augusto Cavina dg del S.Orsola, ndr) lo ha chiamato dicendogli "sa...abbiamo difficoltà di sala operatoria, problemi di consiglio di facoltà, sa che c’è un centrodestra molto forte a Bologna", pensa che cazzate che gli ha raccontato ... io l’ho ascoltata la telefonata: insomma, conclusione, gli ha detto che al momento non se ne fa niente. E lui (Marino, ndr) m’ha detto: "ma allora adesso come faccio, io ho i miei pazienti da operare...". Insomma lui è rimasto a piedi, non ha una sala operatoria, con i pazienti da operare. Allora mi ha detto: "Mi devi aiutare a trovare un’altra soluzione". Io che cazzo di soluzione gli trovo, Giuseppe? Dove lo faccio operare, a casa mia? Non so come aiutarlo perché, capisci, ha fatto una scelta politica che lo ha messo in una certa luce con l’entourage di questa zona».
G: «Che tristezza».
C: «Eh, che tristezza, lo so però così è andata la storia. Ti ripeto, in realtà ufficialmente non è mai stato detto questo. Ufficialmente è stato detto che abbiamo problemi di sala operatoria, che le sale operatorie sono troppo piene che ... insomma tutte cazzate, ovviamente, tutte minchiate ...». G: «A Siena potrei aiutarlo, ma Siena è come Bologna ... E Pinna (direttore reparto trapianti, ndr), che dice?».
C: «Pinna ha detto che (Marino, ndr) ha fatto una mossa che gli ha tagliato le gambe, Bissoni (assessore regionale alla Sanità, ndr) era favorevolissimo all’operazione ».
G: «Ma come si può nella sanità italiana andare avanti?»
C: «Però è così, Giuseppe ... questo è uno che, si potrà dire tutto, ma sicuramente il fegato lo sa trattare. Oh, e questi lo tagliano perché, capito?, per fare le vendette trasversali. (...) È un’assurdità che un chirurgo di quella portata non abbia una sala operatoria ... che c’ha i malati che aspettano... Marino aveva in mano un contratto che doveva solo essere controfirmato. E si è fermato tutto».
G: «E se lo controfirmasse?»
C: «Marino me l’ha detto: se devo venire al S.Orsola che c’è una guerra nei miei confronti ... io mi troverò un altro posto ...Tra l’altro non chiedeva manco un cazzo di soldi: s’era fatto un contratto da 1.500 euro... tu calcola che ogni ritenzione epatica che faceva Marino, il S. Orsola intascava 25.000 euro e gliene dava 1.500...» (...)
G: «Renditi conto che qui siamo al paradosso ... andare ad aiutare il Presidente della commissione d’inchiesta (sulla sanità pubblica, ndr), uno dei migliori chirurghi al mondo, a trovare una sala operatoria. (...) Io ne parlo con Ignazio, sarei per fare una rivoluzione ... questo è uno scandalo nazionale».
Che la forza sia con voi!
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