mercoledì 30 settembre 2009

INARRESTABILI?

Mentre il sondaggio effettuato da GPG dice che

Una corsa inarrestabile. Un successo clamoroso. Dopo l'exploit del Carroccio alle Europee (10,2%), continua nei sondaggi l'ascesa del movimento di Umberto Bossi. In Padania e anche nelle Regioni centrali. Secondo la rilevazione effettuata da GPG il 16 settembre, in Veneto la Lega è salita al 34,5%, nettamente il primo partito: +6,1% rispetto a giugno e +1,5 sul dato di fine agosto. In Liguria il Senatùr ha raggiunto il 13% (+3,1 e +2). In Emilia Romagna il balzo del Carroccio è sorprendente: 15,5% (+4,4 e +1). In Lombardia i padani sono oramai a un passo dal Popolo della Libertà, arrivando al 28% (+5,3 e +2) contro il 30%. Dati choc anche in Piemonte: sondaggio del 21 settembre, la Lega si attesta al 20,5% con un incremento del 4,8 rispetto alle Europee e del 2% nei confronti del 29 agosto. Ma non finisce qui. In Umbria il Carroccio vola al 5,5% (+1,9), nella Marche all'8,5% (+3) e in Toscana (nella rossa Toscana) al 6,5% (+2,2).
(notizia tratta da http://www.affaritaliani.it/)
ecco cosa scrive oggi il sempre ottimo Massimo Franco ne Il Corriere:
Le primarie ora diventano un problema
C'è sempre il pericolo di soprav­valutare lo psicodramma di un Pd che litiga sulle cosiddette «regole». Eppure, lo scontro di ieri fra il segretario Dario Franceschini ed il probabile successore, Pier Luigi Bersani, dice qualcosa di più. Fa emergere un conflitto sordo fra i «due partiti»: quello degli iscritti e quello delle primarie. Il leader uscente ac­carezza un «bagno di popolo» per rovesciare o al­meno bilanciare l’affermazione di Bersani nei «cir­coli ». I sostenitori dell’ex ministro, invece, preferi­rebbero che le primarie si limitassero a consacrare una vittoria data già per avvenuta: quella che evo­ca il braccio destro di Bersani, Filippo Penati, chie­dendo le dimissioni di Franceschini.
La sua uscita è stata corretta dal segretario in pectore e da Massimo D’Alema per placare un se­gretario furibondo. Ma solo in parte: nel senso che Bersani vuole rivedere il meccanismo delle pri­marie. L’episodio rivela le tensioni nel Pd; e con­ferma che di fronte ad un congresso «vero», gli eredi di Prodi e Veltroni rischiano di litigare fino alla rottura. Soprattutto, riemerge l’ambiguità di votazioni «aperte» che funzionavano finché si trat­tava di consacrare il candidato del centrosinistra a palazzo Chigi. Diven­tano invece un’inco­gnita quando si trat­ta di eleggere «solo» il segretario, perché il possibile premier dovrà soddisfare gli alleati.
Il risultato è uno scontro cattivo e in­sieme apparente­mente oscuro; e se­gnato da una sfidu­cia reciproca profon­da. Di colpo, quelle primarie presentate come la sublimazione della democrazia, vengono guarda­te come un rito che Franceschini potrebbe mani­polare. «Dobbiamo garantire», spiega con cando­re Rosi Bindi, alleata di Bersani, «che le primarie si svolgano in modo corretto, senza vantaggi pre­costituiti ». Ad incanaglire la faida contribuiscono, stavolta contro Bersani, anche i risultati delle ele­zioni di domenica in Germania.
Il fronte interno contrario al candidato sostenu­to da Massimo D’Alema sfrutta il disastro della Spd tedesca per bocciare la sua strategia di sini­stra; e per rimettere in discussione l’adesione al gruppo socialista a Strasburgo. Il senso dell’offen­siva è chiaro: stiamo per eleggere un segretario che ci porterà alla sconfitta perché persegue un’identità ed un progetto vecchi, già bocciati in tutta Europa. Si tratta di un tentativo in extremis di invertire l’affermazione di un Bersani che ha ot­tenuto circa i due terzi dei «sì» congressuali. Ed in prima linea si presentano personaggi diversi co­me Walter Veltroni e Francesco Rutelli.
Entrambi sostengono che il Pd si prepara a tor­nare «un partito socialista classico»; e che paghe­rà un prezzo politico alto. Contano di certo vecchi e nuovi rancori; ambizioni personali; e le tossine depositate nel gruppo dirigente dal fallimento del governo Prodi e dai risultati prima delle politiche del 2008 e delle europee del luglio scorso. Ma al fondo rimane la sensazione che esistano due Pd, difficilmente conciliabili; e che Bersani rischi di es­sere visto dai quasi sicuri perdenti del prossimo congresso come leader di «un» partito, quello de­gli iscritti, e non dell’intero Pd. Anche se bisogne­rebbe domandarsi perché questa ambiguità di fon­do, sempre esistita, rischi di diventare lacerante solo adesso.
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Non c'è che dire: come sappiamo farci male (da soli) noi del centrosinistra...
Che la forza sia con voi!



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martedì 29 settembre 2009

VENETO?

Dal sito de Il Corriere del Veneto

«Negra» e svastica sull'auto di una ragazza di colore

PADOVA - Episodio di razzismo a Galliera Veneta, nel Padovano: la scritta «Negra» con accanto una svastica sono comparse sul parabrezza dell’auto di una giovane di colore, figlia di un medico africano e di una insegnante italiana. Ad accorgersene è stata la madre della ragazza, che ha presentato denuncia e i carabinieri stanno indagando per risalire agli autori del gesto. L’auto è quella di una studentessa di 24 anni iscritta all’Università di Bologna, che l’aveva posteggiata vicino a casa nel parcheggio pubblico di una zona residenziale a due passi dal centro di Galliera. Mentre lei era a Bologna a preparare la tesi, la madre, insegnante di Lettere in un istituto superiore, ha notato la scritta «Negra» e la svastica vergate con lo spray sul parabrezza e una croce celtica sul finestrino. Per prima cosa le ha cancellate, poi ha denunciato l’episodio e ha avvertito la figlia. Dopo quello che è successo, la ragazza, che già sognava di trovare un lavoro all’estero, è sempre più decisa ad andarsene: «Stare qui è sempre più difficile - dice - Il clima sta diventando pesante».

Che la forza sia con voi!

Ieri se ne è andata Lucy O'Donnell. Nel 1966 il piccolo Julian (Lennon) mostrò al padre - John - un disegno, spiegandogli che vi era rappresentata una sua compagna d'asilo, "Lucy nel cielo con i diamanti". Nacque così (ma non tutti ne sono convinti) una delle più belle canzoni dei Beatles Lucy in the sky with Diamonds". E poco importa che le iniziali del titolo richiamino quell'LSD che era la droga allucinogena per eccellenza di quella stagione dominata dal rock psicadelico. Ora davvero Lucy è nel cielo coi diamanti......



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LIBERTA

Dal sito di La Repubblica

L'APPELLO DEI TRE GIURISTI
L'attacco a "Repubblica", di cui la citazione in giudizio per diffamazione è solo l'ultimo episodio, è interpretabile soltanto come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l'opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un'eccezione della democrazia. Le domande poste al Presidente del Consiglio sono domande vere, che hanno suscitato interesse non solo in Italia ma nella stampa di tutto il mondo. Se le si considera "retoriche", perché suggerirebbero risposte non gradite a colui al quale sono rivolte, c'è un solo, facile, modo per smontarle: non tacitare chi le fa, ma rispondere. Invece, si batte la strada dell'intimidazione di chi esercita il diritto-dovere di "cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee", come vuole la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, approvata dal consesso delle Nazioni quando era vivo il ricordo della degenerazione dell'informazione in propaganda, sotto i regimi illiberali e antidemocratici del secolo scorso.Stupisce e preoccupa che queste iniziative non siano non solo stigmatizzate concordemente, ma nemmeno riferite, dagli organi d'informazione e che vi siano giuristi disposti a dare loro forma giuridica, senza considerare il danno che ne viene alla stessa serietà e credibilità del diritto.

Franco Cordero

Stefano Rodotà

Gustavo Zagrebelsky


Che fare? Personalmente ho già detto che a me i "programmi gridati" non piacciono. Già di per sè la politica ha motivi sufficienti per risultare spesso almeno confusa ed oscura che, certo, non abbiam bisogno di luoghi dove aggiungere confusione alla confusione. E però quel che sta accadendo mi pare davvero grave.
Ho pertanto aderito all'appello in difesa della libertà di informazione (lo trovate sul sito di Repubblica) e ho deciso di corredare il blog della fascetta che vedete qui sopra, a destra della manchette. L'ho scaricata dal sito (questo il link diretto alla pagina) di Ignazio Marino (che, a sua volta, ha deciso di sostenere l'appello di "Diritto alla rete"). E anche questo vuole essere un segnale preciso: pur non sostenendo la sua mozione, ho ritenuto di accogliere la sua proposta. E lo spirito che mi anima (non mi stancherò mai di dirlo) è che gli avversari del PD non sono al nostro interno, non sono Bersani, Franceschini o Marino, ma ben altri.
Che la forza sia con voi!

P.S. :....per qualcuno ha portato "sfiga" ma è troppo bella....



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lunedì 28 settembre 2009

LISTE BLOCCATE?

Io credo sia stato un errore. Grave e profondo. Il PD del Veneto aveva scelto, per le primarie di ottobre, di chiedere il voto su liste "aperte" basate sulla preferenza. Ed invece da Roma (ma il nostro è o non è un partito federale???) si è imposta la decisione contraria.
Ecco il comunciato stampa inviato da Andrea Causin. E poiché Andrea è uno dei tre candidati alla segreteria regionale del PD, se gli altri due o qualche loro rappresentante vuol intervenire sull'argomento, sarò felice di pubblicarne l'opinione.


COMUNICATO STAMPA - Padova, 25 settembre 2009
Colpo di spugna sulle preferenze, tornano le liste bloccate per l’elezione dell’assemblea regionale del Pd. A denunciare il «colpo di mano» della Commissione nazionale per il Congresso, l’organismo che sovrintende alle procedure congressuali, guidato da Maurizio Migliavacca, è Andrea Causin, candidato alla segreteria del Pd veneto per la mozione Franceschini.«Il partito veneto aveva scelto di optare per il sistema delle preferenze nell’elezione dei membri dell’assemblea regionale. Era nella sua facoltà deliberare in autonomia su questo punto - denuncia Causin - Ed era stata a mio avviso una scelta di democrazia e di rispetto verso i nostri elettori, dato che già le liste per l’elezione dell’assemblea nazionale sono bloccate. Mi chiedo pertanto con quale diritto la Commissione nazionale per il Congresso abbia potuto stralciare una deliberazione dell’assemblea regionale veneta e imporci le liste bloccate».«Il Partito Democratico sarà un partito grande e sano solo se non avrà paura di confrontarsi con i suoi elettori e di garantire il massimo ricambio al suo interno – continua Causin – Tutti i tentativi di chiusura alla partecipazione, come il rigetto delle primarie aperte, e di limitazione della libertà di scelta dei nostri elettori sono da censurare, perché non fanno bene alla salute partito».«Ci sono due veneti nella Commissione nazionale che ha operato questa scelta scellerata, e sono i deputati Margherita Miotto e Gianni Dal Moro – continua Causin – Mi appello a loro, anche se sono di una mozione diversa dalla mia, affinché ottengano per il Veneto il ripristino delle preferenze, come da voto espresso dall’assemblea veneta del Pd. Tutte le componenti del partito veneto siano unite in questa richiesta».
Che la forza sia con voi!



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venerdì 25 settembre 2009

MR. PRESIDENT




C'è molto di kennedyano nell'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Hussein Obama: giovane, glamour, sorridente. Una liaison che egli stesso ha contribuito (consapevolmente?) a rafforzare facendosi riprendere mentre è al lavoro nello studio ovale mentre la figlia Sasha gioca a nascondino. Una immagine che ricorda quella di JFK col piccolo John John nascosto sotto la sua scrivania. Una liaison resa evidentissima dalla profonda commozione che ha assalito il Presidente commentando la morte del senatore Ted Kennedy (ho il cuore spezzato commentò).
Ma c'è, io credo, molto di kennediano anche nella politica estera obamiana. Specialmente in cviò che è accaduto poche ore fa: per la prima volta un Presidente degli USA ha guidato la conferenza generale delle Nazioni Unite. Obama ha voluto, con questo gesto, mettere in risalto la assoluta importanza che, per lui, riveste questo organismo, nato il 25 aprile del 1945, all'indomani della tragedia della seconda guerra mondiale. Anche in quel suo appello finale, l'America da sola non può farcela, vi è la manifesta volontà di restituire alle Nazioni Unite il compito ed il ruolo per cui, più di 60 anni fa, erano nate. Ed in questo c'è molto kennedy: perché JFK credeve nell'ONU. Ci credeva al punto da inviare, come capo della diplomazia americana, Adlai Stevenson e non (come sospettano taluni) come risarcimento per aver accettato di non sfidarlo alle Presidenziali nel 1960) ma perché lo riteneva l'uomo giusto non solo per sostenere la sua politica estera ma proprio per riaffermare la centralità dell'ONU.
Che la forza sia con voi!

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martedì 22 settembre 2009

LETTERA



Pubblico la lettera aperta che il sindaco di Mira, Michele Carpinetti, ha appena inviato. La ritengo sacrosanta e giusta. Da (ex) giornalista so bene che questo è un mestiere complicato e difficile. Ma che impone di dare ascolto a tutte le parti interessate. Altrimenti l'univocità del messaggio è palese e strumentale.



Lettera Aperta


Desidero informarvi che ho scelto di usare questo modello di comunicazione con tutti voi poiché le ripetute repliche e precisazioni dell’Amministrazione non trovano spazio nei quotidiani locali.

PRETENDIAMO ALMENO RISPETTO PER IL LAVORO DI CHI OPERA NELLA SCUOLA

Leggendo ogni mattina la stampa locale provo sempre più spesso una profonda amarezza. Dico amarezza più che rabbia, perché constato che anche la cronaca è ormai usata come strumento di polemica politica, senza curare che risponda all’esigenza di informare il più ampiamente e correttamente possibile. Sia chiaro, non contesto – e ci mancherebbe altro! - che i cronisti segnalino e denuncino ritardi, inadempienze ed errori dell’Amministrazione. Mi pare però che sempre più spesso si facciano portavoce delle smanie di protagonismo di alcuni esponenti politici – sempre gli stessi – attenti fustigatori delle ‘malefatte’ del Comune, senza nemmeno verificarne la portata, la fondatezza, o le eventuali attenuanti. Tanto più che le repliche dell’Amministrazione vengono spesso ignorate o ridimensionate rispetto all’attenzione dedicata alla polemica iniziale.
Essere presenti sulla stampa quotidiana con le proprie informazioni e idee, non può essere una questione di amicizia o di identità di pensiero politico. Noi non cerchiamo amici nei quotidiani. Ci rapportiamo con essi attraverso le nostre azioni e attività, giudicabili come si vuole ma sempre nel rispetto della verità che prima di tutto è completezza dell’informazione.
Sulle scuole di Mira, ad esempio, l’Amministrazione si sta impegnando in primo luogo per garantire la qualità della didattica messa in discussione dalla riforma Gelmini. Su questo andrebbe apprezzato e riconosciuto l’importante lavoro che sta svolgendo il corpo docente per gestire, dopo i tagli al personale, il mantenimento dell’alta qualità del nostro modello didattico-educativo.
Ma di questo l’opposizione non si cura. In secondo luogo stiamo realizzando ampliamenti e manutenzioni che alcune scuole aspettavano da decenni, per garantire ad esempio a tutti i bambini di Mira di poter frequentare le materne. Si ampliano le materne di Oriago e ci stiamo attivando anche per quelle di Mira (entro settembre dell’anno prossimo). Cosa non facile, viste le difficoltà segnalate anche dagli altri Comuni per i noti problemi di bilancio.
I piccoli ritardi nei lavori, gli imprevisti, l’esigenza di una lavagna nuova fanno parte delle cose che succedono senza per questo dover mettere necessariamente in discussione il lavoro delle imprese, degli insegnanti, del personale di sorveglianza, degli Uffici comunali preposti, tutti impegnati a garantire il miglior funzionamento del sistema scolastico mirese che, per la vastità del territorio e per numero di abitanti, è articolato in molte sedi. La qualità delle nostre scuole deve stare a cuore a tutti; mi pare invece che qualcuno sia più interessato agli aspetti scandalistici a tutti i costi.
Dare spazio sempre e soltanto alle dichiarazioni di un consigliere comunale dell’opposizione, ignorando le posizioni dell’Amministrazione e della scuola e facendo informazione sulla base dei ‘forse’ e dei ‘si dice’ offende questo lavoro quotidiano di tutti. Il futuro dei nostri ragazzi pretende più serietà, da tutti.

Michele Carpinetti




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PRETI

Esistono mille sfacettature, mille protagonisti, mille voci in quello - per certi versi - straordinario mondo che è la Chiesa. A volte voci un pò troppo contigue con i diversi interessi del mondo. Altre in imbarazzanti silenzi. Talvolta però ci sono voci libere che ci mostrano una Chiesa profondamente e indissolubilmente legata alla realtà; che quella realtà la legge e la interpreta: magari a volte si può essere in disaccordo con queste voci ma esse rappresentano (almeno per me) uno spazio di libertà. Attraverso uno di quei strani giochi che il destino internettiano a volte ci riserva, ho scoperto - giusto oggi - il blog di un sacerdote, don Giorgio. Il quale ha subito delle reprimende, abbastanza dure, relativamente ad una sua lettera - aperta (e solo in apparenza provocatoria) circa quanto accaduto pochissimi giorni fa in Afghanistan. Don Giorgio è parroco lombardo, milanese vieppiù.
Vi segnalo il suo blog (http://www.dongiorgio.it/) - che trovate linkato anche nella mia home page - e vi segnalo un passaggio di una sua Omelia di fine agosto:
Mi sto chiedendo da tempo come conciliare la fede nel Cristo radicale con l'ideologia della Lega che chiude le porte agli extracomunitari. Mi sto chiedendo se non sia giunto il momento di dire chiaro ai leghisti che devono fare una scelta: o scegliere il Cristo che è venuto per abbracciare tutti, in particolare i derelitti, gli infelici, i perseguitati anche politicamente, o andarsene e non frequentare più le nostre chiese. Perché non si inventano una loro religione, e costruiscono le loro chiese? Come sopportare la presenza dei leghisti nei nostri Consigli Pastorali? Da ultimo: non è blasfemo che ci siano preti leghisti? Non immaginate quanti sono!
E leggete cosa scrive nella "sua" presentazione (al solito il grassetto è mio):
Essere aperti a tutto e a tutti non significa stare dalla parte di tutto e di tutti. Ho fatto le mie scelte, che vorrei senza presunzione chiamare evangeliche, se per Vangelo s’intende il messaggio del Cristo radicale. E anche Cristo, lo sappiamo, è stato classista: ha privilegiato i poveri contro il sopruso dei potenti e dei ricchi. Ma non è una scelta classista solo di persone: tutti, ricchi e poveri, siamo vittime di un sistema balordo, che è quello dell’avere ovvero del capitalismo. Se per Sinistra s’intende combattere questo sistema, io sono di Sinistra. Di una Sinistra radicale che non ha trovato finora nessun partito ideale in cui trovarmi a mio agio. Una Sinistra che mette al centro l’Essere umano e l’Universo.
Non c'è che dire: prete coraggioso, perfino scomodo (in Facebook c'è persino un gruppo che ne chiede la scomunica). Ma di quel coraggio e di quella scomadità di cui abbiamo tremendo bisogno!
Che la forza sia con voi!



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lunedì 21 settembre 2009

ACQUA


Non avrei mai immaginato che il paese di Francesco d’ Assisi (Patrono d’Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di “sorella acqua” diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare l’acqua! Giorni fa abbiamo avuto l’ultimo tassello che porterà necessariamente alla privatizzazione dell’acqua. Il Consiglio dei Ministri , infatti, ha approvato il 9/09/2009 delle “Modifiche” all’articolo 23 bis della Legge 133/2008 . Queste "Modifiche" sono inserite come articolo 15 in un Decreto legge per l’adempimento degli obblighi comunitari. Una prima parte di queste Modifiche riguardano gli affidamenti dei servizi pubblici locali, come gas, trasporti pubblici e rifiuti.
Le vie ordinarie - così afferma il Decreto - di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica è l’affidamento degli stessi, attraverso gara, a società miste, il cui socio privato deve essere scelto attraverso gara, deve possedere non meno del 40% ed essere socio "industriale”. In poche parole questo vuol dire la fine delle gestioni attraverso SPA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SPA quotate in borsa.
Questo decreto è frutto dell’accordo tra il Ministro degli Affari Regionali, Fitto e il Ministro Calderoli. E questo grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno.
E’ la vittoria del mercato, della merce, del profitto. Cosa resta ormai di comune nei nostri Comuni? E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, oggi, portata avanti brillantemente dalla destra. A farne le spese è sorella acqua. Oggi l’acqua è il bene supremo che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’incremento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo (in milioni di morti per sete!)
Ancora più incredibile per me è che la gestione dell’acqua sia messa sullo stesso piano della gestione dei rifiuti! Questa è la mercificazione della politica! Siamo anni luce lontani dalla dichiarazione del Papa Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate dove si afferma che l’”accesso all’acqua” è "diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzioni e discriminazioni”.
Tutto questo è legato al “diritto primario della vita”. La gestione dell’acqua per il nostro Governo è assimilabile a quella dei rifiuti! Che vergogna! Non avrei mai pensato che la politica potesse diventare a tal punto il paladino dei potentati economico - finanziari. E’ la morte della politica!
Per cui chiedo a tutti di: - protestare contro questa decisione del governo tramite interlocuzioni con i parlamentari, invio di e.mail ai vari ministeri… - chiedere ai parlamentari che venga discussa in Parlamento la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora ‘dorme’ nella Commissione Ambiente della Camera; - chiedere con insistenza alle forze politiche di opposizione che dicano la loro posizione sulla gestione dell’acqua e su queste Modifiche alla 23 bis; - premere a livello locale perché si convochino consigli comunali monotematici per dichiarare l’acqua bene comune e il servizio idrico “privo di rilevanza economica”; - ed infine premere sui propri consigli comunali perché facciano la scelta dell’Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico: è l’unica strada che ci rimane per salvare l’acqua.
Sarà solo partendo dal basso che salveremo l’acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano e salveremo così anche la nostra democrazia. E’ in ballo la Vita perché l’Acqua è Vita!
( Fonte: megachipdue.info / Autore: Alex Zanotelli )

Che la forza sia con voi!




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venerdì 18 settembre 2009

MISSIONE


di Franco Venturini, Corriere della Sera:

La carneficina di Kabul cade come un colpo di maglio sulle nostre emozioni ma
anche sulla nostra politica. Davanti al sacrificio dei sei parà la sinistra
radicale trova nuove ragioni per chiedere il ritiro immediato dall’Afghanistan,
e questo non sorprende. Il Pdl è deciso a mantenere gli impegni che l’Italia ha
assunto, e Berlusconi la sua exit strategy di lunga durata la discute con Obama.
Anche questo non può sorprendere. Semmai la novità risiede nella moltiplicazione
delle voci che con accenti diversi, in un arco che va dal Pd a Di Pietro e alla
governativa Lega, invitano a «riflettere» sulla missione dei nostri soldati e a
predisporre un nuovo approccio che li riporti a casa (secondo Bossi, entro
Natale). Sono istanze, queste, che trovano riscontro nei sondaggi
d’opinione.
E proprio per questo, perché non si inneschi una dinamica
ingannevole o per lo meno ambigua, è necessario chiarire cosa si intenda per
«riflettere». Se volessimo stare al significato letterale dell’esortazione, il
rischio è che si cada in una tardiva scoperta dell’acqua calda. La riflessione
sulle difficoltà e anche su­gli insuccessi della guerra in Afghanistan non è
soltanto in atto dalle ultime fasi del­la presidenza Bush, non è soltanto
colletti­va in sede Nato oltre che nazionale nei Pae­si che hanno
mandato truppe a Kabul e din­torni, ma con l’avvento di Barack Obama
al­la Casa Bianca è diventata programmatica: sono stati messi in cantiere
nuovi metodi ispirati al contenimento della guerra in Iraq, sono state disegnate
una nuova strate­gia regionale (Pakistan compreso) e una lo­cale, le
elezioni sono state più subìte che volute e i rapporti con l’impopolare Karzai
sono diventati freddi, si è tentato, senza riu­scirci è vero, di non
provocare più vittime civili con i bombardamenti aerei, l’enfasi è stata posta
sugli aiuti alla popolazione e, so­prattutto, ha avuto luogo un radicale
cam­bio di prospettiva: Bush voleva esportare la democrazia in Afghanistan,
mentre Oba­ma, d’accordo con gli europei, vuole prepa­rare proprio una
onorevole exit strategy.
È vero che riflettere non fa mai male, e dunque ben
venga la riflessione invocata. Purché si sappia che l’esercizio è in atto da
tempo, e difficilmente potrà portare a qual­cosa di nuovo. A meno che per
«riflettere» si voglia in­tendere una cosa diversa. A meno che die­tro
questo civilissimo invito ci sia una pura e semplice voglia di ritirata, un
«tutti a ca­sa » non estraneo alla nostra memoria stori­ca. Se così
fosse, superando l’orrore e la pie­tà del momento, la nostra scelta sarebbe
di rispondere con il più fermo dei no. Più che mai nei momenti tragici come
questo, non bisogna avere paura di ripeter­si. La presenza militare
occidentale in Af­ghanistan ha una legittimità ben diversa da quella che
ebbe in Iraq. Mettere le gam­be in spalla prima di aver raggiunto un
mi­nimo grado di stabilizzazione del Paese vorrebbe dire darla vinta ai
talebani che hanno rivendicato l’attacco alle Torri Ge­melle, gettare olio
sul fuoco di tutti gli estremismi anti-occidentali a cominciare da quelli che
ricorrono al terrorismo, e far saltare gli equilibri interni nel Pakistan
do­tato di armi nucleari. La Nato può immagi­nare una exit strategy , le
idee non manca­no (la Spagna ha proposto una durata-limi­te di altri
cinque anni), ma per l’Italia co­me per altri sarebbe un suicidio politico
muoversi da sola e tradire le regole di un impegno comune al massimo livello.
Infi­ne, non esiste la possibilità di rivendicare un mandato diverso per le
forze italiane (oltre a quanto già viene fatto) e l’Italia de­ve anzi capire
che quella afghana è una guerra, sebbene accompagnata da una mis­sione di
aiuto.
«Riflettere» sul ritiro chiusi nei palazzi della nostra politica,
insomma, sarebbe im­possibile oltre che autolesionista. Questo non ci
impedisce di guardare in faccia una realtà semplice quanto terribile: la guerra
in Afghanistan, noi e i nostri alleati, la stia­mo perdendo. Può darsi che
l’attacco al convoglio italiano sia stato una crudele ri­sposta alla
sfacciata auto-proclamazione di un Karzai dimentico degli accertati brogli
elettorali. Non crediamo invece che l’Italia sia stata individuata dai talebani
come anel­lo debole dell’alleanza, tant’è che le perdite sono a livello
record per tutti i contingenti. Ma quale che sia la tela di fondo del
massa­cro dei parà italiani, in Afghanistan è or­mai scattata una corsa
contro il tempo. Si potrà ancora conquistare il consenso della popolazione che
non imbraccia il Kalash­nikov, avranno davvero luogo le svolte
an­nunciate da Obama, c’è ancora la possibili­tà che l’Afghanistan non
sia anche per l’Oc­cidente quella «tomba degli imperi» che è già stato per i
britannici e i sovietici? Inutile negarlo, i fantasmi del Vietnam e della
Somalia sono in agguato. Non sarà facile allontanarli ma abbiamo ancora
otti­mi motivi per provarci, tutti insieme e senza nasconderci dietro
«riflessioni» li­quidatorie.


Che la forza sia con voi

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giovedì 17 settembre 2009

INTEGRAZIONE?


Jeans e maglietta. La gonna quando era lontana da casa, ma mai troppo corta. Un filo di truc­co. Il profilo su Facebook. Amici ma­rocchini. Anche tanti italiani. Sanaa non ricordava praticamente nulla di Casablanca. Anche se in casa il padre le ripete­va in maniera quasi ossessiva che «lei veniva da un’altra terra, che cer­te cose non sono ammesse». Ora, piangendola, gli amici di scuola, del­le medie di Azzano Decimo, la ricor­dano durante la ricreazione, l’ora delle merenda: «Lei andava pazza per i panini, ma sapeva benissimo, perché il padre non perdeva occasio­ne per dirglielo, che è vietato ai mu­sulmani mangiare prosciutto e sala­me: si metteva in disparte e ingoia­va tutto in un sol colpo, facendoci il gesto di stare zitti, di non dire nulla ai suoi». Un panino, un morso di na­scosto: l’integrazione, la voglia di normalità, passa anche di qui. E Sa­naa, capelli neri a cadere sulle spal­le, una luce intensa negli occhi, il sorriso sempre pronto, voleva im­mergersi fino in fondo in questa vi­ta, vita italiana, con i suoi riti e le sue brutture, ma comunque lontana anni luce da quella che sentiva rac­contare in casa dal padre, sovrano assoluto di una famiglia di sole don­ne: la moglie Fatna e le due sorelli­ne, 7 e 4 anni.

Troppo lontani lei e quel genito­re. «Fino a qualche anno fa — rac­contano alla trattoria Lido, dove Da­fani lavora da 9 anni come aiuto cuo­co senza mai dare problemi —, Sa­naa ogni tanto veniva a trovare il pa­dre ». Poi le visite si sono diradate sempre più. Indizi di quelli che il procuratore capo ha eufemistica­mente definito «dissidi familiari». Sempre più profondi man mano che Sanaa cresceva. La prima vera frattura si è aperta qualche anno fa quando la ragazza, concluse le medie, ha comunicato al padre l’intenzione di abbandonare la scuola. «Voglio lavorare, voglio guadagnare, così posso anche aiutar­vi ». Il genitore sognava altro, ma non c’è stato niente da fare. «Bella, sorridente e volonterosa» la ricorda tra Azzano Decimo e Tiezzo chi le diede i primi lavoretti, in alcuni bar e pub. Sempre più sicura di sé e deci­sa a trovare un’occupazione stabile, la ragazza ha allargato a Pordenone la sua ricerca ed è stato qui, nella piz­zeria Barrique, che ha conosciuto Massimo De Biasio, titolare del loca­le. Quel giorno, più che un lavoro, Sanaa ha trovato l’amore. Assunta in un altro locale di cui l’uomo è so­cio, la «Spia» a Montereale Valcel­lina, tra i due è na­ta una relazione. «Facevano sul serio, erano molto uniti— racconta il padre di Massimo, Gianni —. Quando mi hanno det­to che pensavano di andare a convivere, ho dato loro un apparta­mento. Sanaa era diventata una di fa­miglia: quando poteva, veniva ad aiutarmi nel panificio». Solo per un po’ la ragazza è riusci­ta a tenere nascosta al padre la sto­ria con quell’uomo italiano, di un’al­tra religione, così lontano dal mon­do di El Katawi Dafani.

Un incubo. «Spesso si sentivano delle urla in ca­sa » racconta Flavia Bortolussi, che vive a Piezzo vicino all’appartamen­to di Dafani. E quando Sanaa, forte del fatto di essere diventata maggio­renne, ha deciso di lasciare la fami­glia per trasferirsi con il fidanzato, qualcosa si è rotto nella mente del­l’aiuto cuoco. Racconta la madre di Massimo: «I due ragazzi avevano paura. Negli ultimi tempi quell’uo­mo telefonava sempre più spesso a casa, minacciando la figlia. Nessuno certa immaginava una fine del gene­re. È terribile, Sanaa voleva solo vi­vere la sua vita. E il mio Massimo è salvo per miracolo...». Se n’erano ac­corti anche in paese. Racconta un amico: «L’avevo detto a De Biasio di stare alla larga da quell’uomo, ma lui mi diceva che prima o poi la cosa si sarebbe risolta...». E invece no: Sa­naa ha perso la sua battaglia come la perse tre anni fa Hina, la pakista­na di 20 anni, pure lei uccisa dal pa­dre. Quando l’integrazione diventa disintegrazione.

Francesco Alberti
17 settembre 2009

da Il Corriere della Sera
Che la forza sia con voi!

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mercoledì 16 settembre 2009

AUTOREFERENZIALITA




Che la forza sia con voi!

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venerdì 11 settembre 2009

CONGRESSO

Si comincia, dunque...nelle prossime settimane, in tutti i circoli del Partito Democratico sparsi in Italia, si avvia la consultazione elettorale degli iscritti. Poi i 3 candidati (Bersani, Franceschini, Marino) si sottopporranno alle primarie (aperte a tutti) del 25 ottobre dove si eleggeranno anche i segretari regionali.
Confesso che in queste ore cresce in me la preoccupazione. Non tanto sul risultato (chiunque dei tre vincerà, sarà il mio segretario così come giudicherei semplicemente folle che, coloro i quali si riconoscono nei due sconfitti, esano dal partito) benché sia chiaro ed evidente che, fra i 3, vi sono delle differenze (specialmente sulle alleanze, sulla legge elettorale e sulla forma - partito) comunque decisive (e sulle quali, al fine, conterà il giudizio degli elettori). No. la mia preoccupazione è altra. E cioè che questo clima congressuale sia, in un certo senso, clima "bellico", da rivincita quasi. Come se la vittoria dell'uno o dell'altro dei tre candidati potesse risarcire di tutte le sconfitte elettorali patite negli ultimi due anni e che la responsabilità di queste venisse scaricata addosso agli sconfitti; come se vi fosse, quasi, un desiderio di rivincita.
Sarebbe assolutamente deleterio se ciò dovesse accadere. Deleterio perché è finalmente, io credo, giunta l'ora che il centrosinistra (ed il mio partito in modo particolare) smetta quel suo innato istitnto masochistico di litigare, differenziarsi, puntualizzare.
Ecco: io mi auguro sostanzialmente due cose da questo dibattito congressuale.
La prima: che chiunque vinca sia riconosciuto da tutti e che sia soltanto lui a farsi interprete della posizione del Partito in qualunque campo e luogo.
La seconda: che al termine di questa fase, sia ricostituita una leadership forte ed autorevole che cominci, finalmente, a lavorare perché questo Partito ed il centrosinistra tutto possa tornare nuovamente a governare il Paese.
Che la forza sia con voi!


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martedì 8 settembre 2009

TANTO PER DIRE....

Da Wikipedia...

Il termine cattocomunismo definisce, nel panorama filosofico e politico italiano, l'insieme di quei pensatori, religiosi e politici che, pur essendo di dichiarata fede cattolica, optarono per una scelta politica e programmatica vicina alle posizioni comuniste, accettando - senza tuttavia aderirvi completamente - gran parte del pensiero marxista. I cattocomunisti si differenziano dai "catto-socialisti", con radici ed esperienze politiche riconducibili all'alveo del Partito Cristiano Sociale e del Socialismo non marxista (ad esempio Riformismo e Solidarietà, fondato da Pierre Carniti).
Largamente diffuso nella pubblicistica politica a partire dagli anni settanta (e con un significato prevalentemente spregiativo per i detrattori) è servito a indicare il processo di avvicinamento tra Partito Comunista (PCI) e Democrazia Cristiana (DC) nell'ambito della strategia berlingueriana e morotea del compromesso storico. Oggi il termine cattocomunista è ancora utilizzato per definire gli esponenti della sinistra DC (alcuni dei quali vicino al pensiero dossettiano e delle esperienze di Don Milani), confluiti prevalentemente prima in Democrazia è Libertà - La Margherita e poi nel Partito Democratico. L'accezione del termine è spesso utilizzata ancora oggi forma negativa [1].
In un'accezione più ampia con cattocomunismo ci si riferisce ad un movimento dei cattolici del partito della Sinistra Cristiana, una componente delle formazioni cattoliche che operarono nella resistenza antifascista e che ebbero tra i loro esponenti Franco Rodano, Felice Balbo, Adriano Ossicini. In questo senso l'espressione cattocomunismo si trova, per esempio, negli scritti di Augusto Del Noce (cfr. Il cattolico comunista) e di Gianni Baget Bozzo.
E dunque tutto è sistemato! Il Vaticano ha riaffermato l'ottimo stato dei rapporto col governo italiano. Non è accaduto nulla! Anche perché....
Dal vangelo di Giovanni, capitolo 2, versetti dal 13 al 25:
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
Ed io che sono cattolico di confine mi chiedo: non è che per caso tra quella gente che vendeva di tutto un pò, vi fosse anche chi prometteva, in cambio di una generale perdonanza, una legge sul "Testamento biologico" a forma e misura del fondamentalismo nostrano?
Che la forza sia con voi!


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giovedì 3 settembre 2009

DOMANDE....E RISPOSTE

Da L'Avvenire
Dieci falsità: le deformazioni
del «Giornale» e la realtà dei fatti
1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una 're­lazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.

Questo è stato affermato dal 'Giornale' sulla base di una lettera anonima diffa­matoria, definita falsamente 'nota infor­mativa' di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamen­te assurgere addirittura alla dignità di risultanza 'dal ca­sellario giudiziario' che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle 'in­clinazioni sessuali' e a 'relazioni' del direttore di ’’Avveni­­re’’. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: «Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è as­solutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni ses­suali ».

2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'.

Anche questa affermazione, grave e ridi­cola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il 'Giornale' ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno do­po pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.

3) Boffo "querelato" da una signora di Terni.

A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da sogget­ti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotiz­zato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.

4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo.

Solo la lettera anonima parla di intercetta­zioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.

5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche.

Come già detto, Boffo conosceva i desti­natari delle telefonate, i quali, dunque, co­noscevano la sua voce. Il "Giornale" non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

6) Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale".

L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’e­stensore della famigerata "informativa" a­nonima e dal 'Giornale' che ha coagulato l’attacco diffa­matorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere ar­rivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utiliz­zato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudi­ziario non è stata "approfondita" perché non 'ritenuta at­tendibile da chi indagava', il quale evidentemente non co­nosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.

7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e "molestie" a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.

Le affermazioni del ’’Giornale’’ sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato e­straneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" né molestie legate alla sfera 'ses­suale'. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad 'al­lusioni' a 'rapporti sessuali'. Ma, ha specificato il gip di Ter­ni il 1° settembre, "tra la donna e il suo compagno".

8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena.

Boffo non ha patteggiato alcunché e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato au­tore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale im­portanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occa­sione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ri­badisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quan­to l’aveva ritenuto una semplice definizione amministra­tiva, conseguente agli effetti della remissione.

9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda.

Boffo non ha reso pubblica alcuna rico­struzione della vicenda e ciò che Avveni­re ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e i­stituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo at­tacco diffamatorio del "Giornale" non intende consegna­re niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e col­tivato dal 'Giornale'. Sul 'Giornale' anche a questo proposito si scrive il con­trario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella te­stata si stia facendo sistematica e maligna disinformazio­ne.

10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni.

La cosiddetta "informativa" è un testo gra­vemente diffamatorio contro Boffo di in­certa (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria né per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surretti­ziamente 'appiccicato' all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul "Giornale" i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiari­menti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una 'patacca', secondo costoro, sarebbe una "bugia". E questo è comprensibile visto che la campagna diffamato­ria incredibilmente ingaggiata dal "Giornale" si basa, sin dal­l’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni con­tenute in quel testo anonimo.
Che la forza sia con voi.




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mercoledì 2 settembre 2009

SFIGHE

Spagna, donna si uccide lanciandosi

dall'ottavo piano e uccide un passante

MADRID - Si è uccisa lanciandosi dall'ottavo piano di un palazzo e nella caduta ha ucciso un passante: è successo a Viladecans, vicino a Barcellona. Lo riferisce El Mundo sul suo sito. Il passante, un uomo di origine ucraina di 50 anni, è stato colpito in pieno dal corpo di una donna che si era gettata nel vuoto. La persona che era in compagnia della vittima è rimasta illesa. La suicida è morta sul colpo, mentre il passante, subito trasferito all'ospedale di Bellvitge, è deceduto poco dopo.

Da: Il Corriere della Sera





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martedì 1 settembre 2009

IMBARAZZANTI SILENZI?

Mi chiedo perché, spesso, la politica anziché essere quella mirabile arte attraverso cui è possibile realizzare il futuro, diventi spesso una semplice rincorsa del presente. Scrivo a "caldo" questa nota, dopo aver letto - nei quotidiani locali - la cronaca delle proteste che il Partito Democratico ha organizzato a Mirano, ieri, per via di un "volantino" pubblicato in una pagina di Facebook riconducibile ad un esponente di primo piano della locale Lega Nord. Proteste giuste, doverose sia chiaro. Ma mi vien da chiedere: perché proprio ora? Può essere bastevole che, finalmente, ci si sia accorti non solo che il consenso della Lega è in crescita inarrestabile ma che essa non è più quella delle goliardate stile bravehart? Che mentre tutti noi, giustamente, ci incacchiavamo di brutto per l'Erminio Obelix Boso che disinfettava i treni, quelli della Lega studiavano, si radicavano, si mobilitavano? Perché stupirsi ora (e farisaicamente) di una deriva razzista che in realtà c'è sempre stata e non perché tutti i leghisti siano razzisti ma semplicemente perché quando vi è incertezza, sfiducia nel futuro vien facile vedere nell'altro, nel diverso un nemico? Dove eravamo quando (quando? 5/10 anni fa?) un sindaco di Treviso, alpino, affermava che gli extracomunitari bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile oppure lapidariamente sosteneva che non c’è posto per romani e meridionali (e, vi immaginate il divertimento se i romani dicessero la stessa cosa di noi del Nord?dove andrebbero i deputati del Carrocico?).
Già dove eravamo? Forse distratti perché troppo impegnati ad elaborare un regolamento per l'imminente Congresso Nazionale che, all'art. 13 recita:
La Commissione provinciale procede quindi alla distribuzione nei singoli circoli dei seggi così assegnati alle varie liste. A tal fine si procede in primo luogo alla assegnazione dei seggi in ogni circolo attribuendo a ciascuna lista di circolo tanti seggi quanti quozienti naturali di circolo interi essa abbia conseguito in quel circolo. Il quoziente di circolo è dato dalla divisione tra la somma dei voti validamente espressi nel circolo e il numero di seggi da assegnare nel circolo stesso. Gli eventuali seggi residui sono attribuiti alle liste seguendo la graduatoria decrescente delle parti decimali del quoziente ottenuto da ciascuna lista sino alla attribuzione di tutti i seggi spettanti al circolo. A tal fine le operazioni di calcolo procedono a partire dal circolo con il minor numero di iscritti. Nella assegnazione dei seggi non si prendono più in considerazione le liste che abbiano già ottenuto tutti i seggi ad esse spettanti in base ai calcoli di cui al comma 12. Al termine di tali operazioni, i seggi che eventualmente rimangono ancora da assegnare ad una lista sono attributi alla lista stessa nei circoli ove essa abbia ottenuto i maggiori resti, utilizzando per primi i resti che non abbiano già dato luogo alla attribuzione di seggi. I seggi spettanti a ciascuna lista di circolo vengono assegnati ai candidati in base all’ordine di presentazione nella lista stessa.
Ma mi domando: come possiamo pensare di governare un Paese se ci incasiniamo la vita già a casa nostra? Mah...
Che la forza sia con voi!


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