L'emozione è stata fortissima e palpabile l'altro giorno quando, insieme ad alcuni giornalisti (
qui un articolo esemplificativo; mentre interviste televisive sono andate in onda su Tele Venezia e Tele Chiara), abbiamo percorso le tante stanze e corridoi della restaurata Villa (mi raccomando non chiamatelo PALAZZO altrimenti il Palladio si gira nella tomba) Contarini detta dei
Leoni. Un restauro accurato come potrete vedere quando, ad ottobre, inaugureremo ufficialmente la villa con una mostra, curata dalla SACAIM (la ditta che lo materialmente eseguito), che illustrerà tutte le fasi di questo complesso intervento costato 4 milioni e 180 mila euro e avviato dall'amministrazione guidata da Roberto Marcato. Contemporaneamente ho affidato, ad un bravissimo storico locale, il compito di preparare una approfondita guida sulla villa. Guida che poi avrà anche una versione "ridotta" scritta in inglese, tedesco e francese e messa a disposizione dei turisti che, ne sono certo, visiteranno in massa quello che è uno dei pochi esempi di villa autenticamente veneta presenti in Riviera (e pregevole proprio per i suoi peculiari aspetti architettonici). Confesso che da quando ricopro questo ruolo istituzionale non è passata settimana senza che andassi a vedere (spesso da solo come piace a me) come proseguivano i lavori rimanendo, ogni volta, affascinato dalla perizia e dalla pazienza delle giovani restauratrici che, abbarbicate a parecchi metri di altezza, stavano progressivamente restituendo l'antico sfarzo a pareti e soffitti. La storia della villa nasce con
Federico Contarini, appartenente al ramo meno "nobile" della famiglia (all'altro apparteneva - giusto per intenderci - il doge,
Francesco), che diventa
procurator di San Marco, vale a dire responsabile della Basilica, ruolo che in quegli anni era davvero importante. Contarini ha una caratteristica, quello di essere
grando collezionista di anticaglie come lo definisce lo Stringa. Anticamente la villa era corredata da una barchessa (là dove ora c'é il teatro) e da una piccola casa di cui si son perse le traccie. Attorno alla villa c'é anche un piccolo "mistero" poiché in tanti hanno sostenuto esistesse un corridoio sotterraneo e segreto che la univa proprio alla barchessa. Accurate prospezioni lungo l'intorno dell'area non hanno, però, evidenziato alcuna presenza. Altro anno importante è il 1745 quando Gian Battista Tiepolo ne affresca alcune pareti (titolo dell'opera che vedete nella foto in alto
L'arrivo di Enrico IV e il suo seguito). Oggi quei capolavori sono conservati al
Jacquemart - Andrè un museo privato parigino (che li ha acquistati da uno degli ultimi proprietari che, ritrovatosi sostanzialmente in bolletta, ha ben pensato di strapparli dalle pareti e venderli al miglior offerente) che detiene anche i leoni (detti in realtà
marzocchi) originali. La villa ha due "punti deboli". Il primo è, secondo me, l'orribile colore con cui la Soprintendenza ha imposto di dipingere le pareti del salone al primo piano (ma si sa
ubi maior, minor cessat). Il secondo, invece, è una struttura a pareti mobili collocata nel sottotetto (originale) e creata per ragioni di sicurezza (ah! gli architetti...). Fra le stanze, la più bella è quella che troverete alla vostra sinistra appena salite le scale dal lato Riviera Silvio Trentin e comunemente detta
degli specchi (in occasione del restauro sono stati trasferiti nella sala consiliare e nell'ufficio del sindaco da dove, spero già la prossima settimana, torneranno alla loro sede originaria) e che invece io (che al solito dissento su tutto) preferisco chiamare
degli stucchi (che sono in oro). Questa stanza, nel giro di qualche mese, sarà sede municipale per la celebrazione dei matrimoni civili (e dunque ci si metta in lista d'attesa,
please, tutti voi che state aspettando con ansia questo giorno) e quando tutto sarà a regime potremo offrire un "pacchetto completo" con la caffetteria per il buffet ed il parco per le fotografie (abbiamo già una prenotazione...). Nel piano rialzato sono presenti due impressionanti (non solo per le dimensioni ma anche per la loro
carica espressiva) tele di Vittorio Basaglia, pittore contemporaneo famosissimo di cui la critica ignora queste opere (altre tele le potete ammirare sempre nella sala consiliare). Come detto sono stato spesso nella Villa. E talvolta gli operai mi hanno guardato straniti perché...le parlavo! Già: sono convinto, infatti, che in un certo senso (son matto lo so) dovesse essere proprio la villa a suggerire cosa farne di quegli spazi. Certo: le idee non mancano e spesso sono nate dal confronto con concittadini particolarmente sensibili al tema della villa. Alcune presto realizzate: tutto il seminterrato diventerà, infatti, la via d'accesso principale al Teatro; in una sala ricaveremo una caffetteria aperta tutti i giorni; in un'altra ricaveremo il
foyer ed il
book shop. Poi ci sono altre due stanze: nella prima sarà allestita una sala riunioni mentre nella seconda, raccogliendo il suggerimento di una persona, nascerà il primo nucleo del museo archeologico di Mira legato agli scavi dell'Abbazia di Sant'Ilario (a proposito: a dicembre cominceremo la campagna vera e propria). Il piano rialzato è un perfetto spazio espositivo per mostre anche internazionali. Dicevo che il primo proprietario "importante" della villa (corredata da un brolo di cui oramai non c'é più traccia) era un collezionista. Abbiamo pensato di ripartire da lui con un progetto assolutamente unico in tutta Europa: ospitare un Centro Internazionale di Documentazione sul collezionismo privato. Corredato da un comitato scientifico di alto livello, il centro non solo dovrà favorire gli studi sulla pittura veneta dal 1500 ai giorni nostri ma permettere di stringere rapporti coi più importanti collezionisti nazionali e stranieri, disposti a prestare le proprie opere su cui costruire, ogni anno, almeno 2 importanti mostre. E le altre stanze? Sono convinto che quando ci si confronta con simili edifici, sia fondamentale non incorrere nella frenesia del "riempire subito e tutto a tutti i costi". Ci sono però due progetti che mi paiono molto interessanti. Il primo a valenza turistica come giustamente mi è stato fatto notare da una nostra concittadina particolarmente attenta: creare una sorta di laboratorio permanente di costumi veneziani con, annesso, una delle più importanti collezioni (il cui proprietario sarebbe ben felice di onorarla in simile cornice) di abiti originali veneziani del 1600 e 1700. La seconda è un mio antico sogno, quello di creare una specie di
Ecole des arts
dove i giovani che hanno il sogno o l'utopia di fare dell'arte una professione possano imparare di teatro, danza, musica.
Sono solo alcune idee, sia chiaro. Ne avremo molte altre il secondo week end di ottobre quando inaugureremo la Villa e, con essa, festeggeremo in maniera incredibile anche il ventennale del nostro Teatro.
Che la forza sia con voi....
La canzone mi pare davvero appropriata...